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IRAMA, il giovanissimo del Festival di Sanremo si racconta a Diregiovani.it

ROMA – A poche ore dal debutto Sanremese, ci siamo fatti una chiacchierata telefonica con Filippo Maria Fanti, in arte Irama. Voce squillante e divertita, Filippo è molto sicuro di sé e sa quello che vuole. Viene da Monza, ha appena compiuto vent’anni ed è il più giovane tra i giovani in gara, ma questo […]

9 Febbraio 2016

IRAMA 2ROMA – A poche ore dal debutto Sanremese, ci siamo fatti una chiacchierata telefonica con Filippo Maria Fanti, in arte Irama. Voce squillante e divertita, Filippo è molto sicuro di sé e sa quello che vuole. Viene da Monza, ha appena compiuto vent’anni ed è il più giovane tra i giovani in gara, ma questo non sembra spaventarlo. Foto e video lo ritraggono tenebroso e serissimo, ma al telefono è carico ed entusiasta; Irama deriva da una parola malese che significa ritmo, elemento che identifica al meglio la sua indole. Lo vedremo tra qualche ora sul palco di Sanremo con il suo brano “Cosa Resterà”. Il 12 febbraio esce il suo primo album omonimo, nove tracce scritte da lui in collaborazione con Giulio Nenna e Andrea De Bernardi.

Dopo una breve presentazione iniziamo con le domande, per sciogliere il ghiaccio gli chiediamo quanta emozione sta provando in queste ore.

Sono davvero emozionato, per me è un onore gigantesco essere qui a Sanremo.

La musica, si sa, è una scelta difficile. C’è anche qualche altra passione o magari un piano B per quando sarai più grande?

La musica è quello che ho sempre sognato e voluto: è il mio piano A, B e C! Sì, è difficile, ma per fare quello che si vuole bisogna impegnarsi. C’è un pezzo nel mio disco in cui parlo proprio di questo: i sacrifici sono necessari per realizzare i propri sogni.

Da quanto tempo fai musica?

Ci sono cresciuto con la musica, a sette anni ho scritto la mia prima canzone. Tanto del mio tempo l’ho trascorso per strada tra hip hop, rap e free style: la culturaIrama 3 “street” fa parte di me. Sono un autodidatta e mi piace fare le cose da solo. Lo studio è ovviamente importantissimo, ho preso lezioni di canto, ma non vengo dal mondo delle accademie!

Cosa ascolti?

Mi piace tantissimo il rapper americano Kendrick Lamar, tra gli italiani di questo genere ce ne sono davvero tantissimi, lo ascolto da sempre ma credo si possa parlare di “Golden Age” del rap: è un momento magico. Tra i cantautori che amo e con cui sono cresciuto ci sono invece Guccini e De André.

Ci racconti qualcosa del brano “Cosa Resterà” con cui sei in gara?

È un brano che parla di me, scritto di getto. Le parole sono mie, la musica di Giulio Nenna: insieme abbiamo fuso le nostre due anime ed è uscito un pezzo rap dal ritornello pop, in cui non mancano le metafore che appartengono al mondo dei cantautori italiani.

Cosa ti aspetti dal Festival?

Troppo presto per dirlo, lo vedremo dopo: insieme!

Un messaggio per i lettori di Diregiovani?

Seguitemi! Scherzi a parte, quello a cui tengo di più è sapere che in tanti si possano rispecchiare nella mia canzone.

2018-05-29T13:04:30+02:00