hamburger menu

30 anni di Internet in Italia: il 30 aprile 1986 inizia la rivoluzione

Con un semplice click su una tastiera l'Italia entra con successo in Rete e inizia una nuova era, quella digitale, della condivisione. Quella di Internet

Scrive su Facebook il premier Matteo Renzi: “Il 30 aprile 1986 vive ancora nella testa e nei cuori dei pionieri di Internet. Quelli che il collegamento alla rete di computer lo hanno immaginato, voluto e realizzato: su tutti Stefano Trumpy, Luciano Lenzini e Blasco Bonito, che erano a Pisa il giorno del primo Internet-Day. Tutti uomini del Cnr“.

cnr internet

Il 30 aprile del 1986, da via Santa Maria a pochi passi dalla Torre di Pisa, è partita la prima connessione ad Internet che ha collegato l’Italia alla Rete Arpanet.
Protagonisti di ciò che sarà in seguito definita la rivoluzione dell’era digitale sono stati i ricercatori e scienziati del Cnuce-Cnr.

Domenico Laforenza, oggi presidente dell’Area di Pisa del Cnr, nel 1972 era un giovane studente-lavoratore da pochi mesi entrato al Cnuce in qualità di operatore di grandi calcolatori e ha vissuto in prima persona l’epopea ‘internettiana’ dei primi momenti. Oggi, in qualità di direttore dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iit-Cnr) e del Registro.it, tratteggia nuovi scenari e orizzonti futuri della rete. “La Rete è prepotentemente entrata nella vita quotidiana, cessando di essere uno strumento utile a una ristretta cerchia di ricercatori. Dietro l’angolo, ci aspetta un mondo totalmente connesso e senza confini, aperto e competitivo, con impatti socio-economici imprevedibili, e le cronache di questi giorni ce ne propongono uno spaccato, con laceranti dibattiti anche sul fronte della tutela della privacy, della ‘net neutrality’, del diritto d’autore, della cosiddetta ‘identità digitale’, del diritto all’oblio, della cybersecurity”.

Per Massimo Inguscio, presidente del Cnr, “Il Cnr è stato e sarà sempre protagonista nel campo dell’Ict e delle reti – dice Inguscio – e ci aspetta una nuova rivoluzione legata all’aumento esponenziale della velocità di trasmissione e alla protezione dei dati grazie alle applicazioni della meccanica quantistica in campo fotonico e crittografico”.

“Di certo non immaginavamo di scrivere un pezzo di storia”, spiega Antonio Blasco Bonito, di fatto il primo ricercatore italiano a collegarsi a Internet. “Internet non si chiamava neppure così: noi usavamo la connessione alla rete Satnet, dopo un lungo preliminare burocratico e tecnico tra Telespazio, Italcable e Cnr. La realizzazione e la preparazione della strumentazione avvennero importando l’apparecchiatura essenziale dagli Stati Uniti: del resto, sul lato terrestre ci collegavamo a una rete già pronta proprio negli Usa, Arpanet, mentre sul fronte satellitare l’Italia si unì al gruppo europeo che già comprendeva Norvegia, Inghilterra e Germania”.

“Mi viene da sorridere quando rileggo la lettera con la quale, il 12 maggio dell’86, avvisavo il presidente del Cnr che eravamo in rete” dichiara in un’intervista a l’Unità Luciano Lenzini, uno degli scienziati protagonisti del progetto. “La lettera chiudeva con un P.S. ‘allego copia del comunicato stampa il cui contenuto deve essere concordato con Telespazio e Italcable’. Non so se sia partito e di certo non partorì grande effetto.”

Inizia una nuova era, quella digitale, della condivisione, delle connessioni.

Un semplice click sulla testiera e l’Italia entra con successo in Rete.

All’allora Cnuce del Consiglio nazionale delle ricerche, il 30 aprile del 1986, partì questo semplice comando-messaggio: “Ping”. D
a oltreoceano, precisamente da Roaring Creak in Pennsylvania, si rispose con un semplicissimo “Ok”. Così l’Italia si collegò ad Arpanet, la rete statunitense antesignana di Internet.
Il collegamento avvenne a ‘ben’ 64KB tra la sede del Cnuce-Cnr, in via Santa Maria a Pisa, e quella di Telespazio, nella piana abruzzese del Fucino, rimbalzando attraverso il satellite Intelsat V, e da lì a Roaring Creek. Quella connessione stabilita con Arpanet, la prima in Italia, fu la quarta in Europa, dopo quelle stabilite in Inghilterra, Norvegia e Germania. Un anno dopo, l’Italia registrerà il primo dominio ufficiale con suffisso .it: ‘cnuce.cnr.it’. Oggi l’eredità di quella tradizione ‘pragmatica’ nella gestione delle reti, tra le altre cose, è dell’Istituto di informatica e telematica (Iit-Cnr) presso il quale opera il Registro.it, l’anagrafe di tutti i domini made in Italy.

Oggi come allora, la comunicazione e lo scambio di informazioni sono la base per qualunque iniziativa scientifica.

2017-05-17T16:36:38+02:00