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Postghost, addio al sito che conservava i tweet cancellati dai vip

Postghost, il sito che conservava i tweet dei vip una volta cancellati, è stato chiuso da Twitter. Nel frattempo Jack Dorsey deve vedersela con gli hacker

Postghost

ROMA – Era stato lanciato solo lo scorso 6 Luglio ma già chiude i battenti. È questa la storia di Postghost, il sito che conservava i tweet postati dai vip e cancellati poco dopo. Il suo meccanismo di funzionamento era abbastanza semplice. Postghost funzionava, più o meno, come un raccoglitore di tutti quei cinguettii di cui gli account con più di 10.000 followers si erano pentiti di aver pubblicato. Una funzione che, evidentemente, non è stata gradita da Twitter che ha provveduto al celere blocco. Secondo i creatori del social network, il sito violava i termini di servizio di Twitter.

Il sito cancellato non ha potuto fare niente per cambiare le cose ma ha immediatamente respinto ogni accusa. Gli intenti con cui è stato creato il sito, assicurano gli sviluppatori in una lunga lettera postata online, erano buoni. L’obiettivo principale era assicurare la trasparenza e dare agli utenti del social di microblogging una traccia dei post pubblicati dagli account più influenti.

“Abbiamo creato il sito postghost.com per fornire una più accurata storia dei post pubblici scritti account influenti su Twitter. Crediamo che il nostro sito sia un mezzo più giusto trasparente di Politwoops, un sito che Twitter ha recentemente riautorizzato a pubblicare alcuni tweet cancellati. Politwoops pubblica i tweets cancellati da una lista di politici conosciuti”

Postghost, quindi, non ci sta ad arrendersi senza combattere e spera che Twitter rivaluti la questione . Una resa che non può avvenire dato che recentemente, Twitter, ha riammesso Politwoops e Diplotwoops.

Gli hacker, nel frattempo, si divertono con il profilo del fondatore: Jack Dorsey

postghostPostghost non è l’unico problema di Twitter in questi giorni. Il gruppo Ourmine è riuscito a manomettere l’account del fondatore del social network, Jack Dorsey. A un certo punto, nelle scorse ore, infatti, è apparsa la frase “Stiamo testando la tua sicurezza” sull’account del CEO. Fin da subito, è stato chiaro che non poteva essere stato lui a “twittarla”. Secondo il Guardian, ciò sarebbe stato possibile a causa della vulnerabilità dell’account. Dorsey non utilizza la doppia autenticazione che è invece consigliata dal social. Questo e il fatto che la sua password sarebbe utilizzata anche per altri account avrebbe reso possibile l’hackeraggio.

Jack Dorsey non è il primo ad essere vittima degli hacker di OurMine. A inizio Giugno, infatti, gli account Twitter, Linkedin e Pintarest di Mark Zuckerberg sono stati violati. A rivendicare l’azione su Twitter sono stati gli stessi hacker, che possono vantare circa 40mila seguaci. Ma la loro ‘smania’ di protagonismo non è finita qui: i cyber-criminali hanno creato sul profilo Pinterest di Mark Zuckerberg una pagina  dal titolo “Hacked by OurMine Team” sottolineando nel board che l’attacco è stato solo un test per verificare la sicurezza degli account.

 

2016-07-12T16:17:18+02:00