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Rimarrete sconcertati dalla quantità di urina che si trova all’interno delle piscine pubbliche

Roma – Alcuni scienziati, hanno usato un edulcorante artificiale presente nelle urine, per misurare quale sia la quantità di essa presente all’interno delle piscine pubbliche. Quello che hanno scoperto, è che la quantità di questo edulcorante artificiale, detto acesulfame potassico, è costantemente presente all’interno delle urine ed è proprio quello che rende più facile monitorare […]

Roma – Alcuni scienziati, hanno usato un edulcorante artificiale presente nelle urine, per misurare quale sia la quantità di essa presente all’interno delle piscine pubbliche. Quello che hanno scoperto, è che la quantità di questo edulcorante artificiale, detto acesulfame potassico, è costantemente presente all’interno delle urine ed è proprio quello che rende più facile monitorare i livelli di urina presenti nelle piscine.

Quello che è stato scoperto, è che in una piscina contenente circa 346 litri di acqua, 21 di questi sono puramente urina e che, in 692 litri di acqua, quindi in una piscina di un terzo delle dimensioni di una olimpionica, 62 erano i litri contaminati. Nonostante molti nuotatori olimpionici e anche il 19% degli adulti abbia ammesso di farlo, urinare all’interno di una piscina pubblica non è assolutamente igienico, né una pratica approvata. Nonostante l’urina di per sé sia sterile, i suoi composti possono reagire con molti disinfettanti come il cloro, creando problemi agli occhi e all’apparato respiratorio, collegati inoltre a problemi quali l’asma.

Il Dottor Xing Fan Ling, a capo del progetto, ha detto che questo studio dimostra la necessità di incrementare la consapevolezza ed educare le persone sull’importanza delle pratiche di igiene all’interno delle piscine. “L’alta concentrazione dell’acesulfame potassico, dimostra l’impatto che l’uomo può avere sulla qualità dell’acqua. Molti problemi respiratori e agli occhi, derivano dalla qualità dell’acqua di queste piscine pubbliche. Per ridurre l’esposizione a questi problemi e ai loro impatti negativi, dovremmo monitorare e controllare più spesso la qualità dell’acqua”. La scoperta, è stata pubblicata nella rivista Environmental Science and Technology Letters.

Fonte metro.co.uk

2018-06-05T17:14:52+02:00