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Il pericoloso pesce scorpione avvistato per la prima volta in Italia

La scoperta grazie ad una collaborazione tra Ispra, Cnr e American University of Beirut.

pesce scorpioneROMA – E’ stato avvistato per la prima volta in acque italiane il pericoloso pesce scorpione (lionfish), precisamente all’interno della “Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari”, in Sicilia.
La scoperta grazie ad una recente collaborazione tra ricercatori dell’Ispra, del Cnr e della American University of Beirut.

Negli ultimi anni, il pesce scorpione si è rapidamente diffuso nel Mediterraneo orientale generando una motivata preoccupazione sugli effetti di questa nuova invasione.

Dopo il ritrovamento di questa specie in Tunisia, l’Ispra – nell’ottobre del 2016 – lanciò un’allerta riguardo al possibile arrivo del pesce scorpione nel nostro paese. Oggi, grazie ad una recente collaborazione tra ricercatori dell’Ispra, del Cnr e della American University of Beirut, il lionfish viene segnalato per la prima volta in acque italiane, precisamente all’interno della ‘Riserva naturale orientata oasi faunistica di Vendicari‘, in Sicilia.

Lo studio, pubblicato dalla rivista BioInvasion Records, fornisce i dettagli di questa osservazione ricostruendo la rapida espansione geografica della specie nel Mar Mediterraneo.

Il pesce scorpione

Il pesce scorpione o lionfish – identificato dai ricercatori come Pterois miles, è uno dei pesci tropicali più noti e appariscenti ma anche una delle specie marine più invasive al mondo.

Questo scorpaeniforme, che si trova naturalmente in Mar Rosso e nell’Oceano Indiano e Pacifico, è stato accidentalmente – o forse volontariamente – introdotto in Florida all’inizio degli anni 90. La specie ha successivamente invaso tutto il Mar dei Caraibi e buona parte delle coste Atlantiche occidentali, con imponenti impatti ecologici.
Il lionfish è un formidabile predatore, capace di influire negativamente sulla biodiversità marina costiera.

La pericolosità del pesce scorpione

La specie è particolarmente pericolosa per la salute umana poiché ha spine velenose, molto lunghe e sottili, in corrispondenza delle pinne dorsale, anale e pelviche.

Il veleno si mantiene attivo dalle 24 alle 48 ore dopo la morte del pesce, per cui la pericolosità della specie resta elevata anche su esemplari morti da diverse ore, quindi riscontrabili anche sul mercato.

La puntura del pesce scorpione crea un dolore forte e persistente, spesso associato a sintomi sistemici come nausea, vomito, febbre, convulsioni, difficoltà respiratoria e diarrea.

Nei casi più gravi, la parte colpita può andare incontro a necrosi locale e a una perdita della sensibilità che può durare anche per molti giorni.

La prima cosa da fare dopo una puntura è rimuovere eventuali spine, disinfettare e immergere quanto prima la parte colpita in acqua molto calda.

Il calore rompe la struttura proteica della tossina riducendo il dolore.
La specie è commestibile e può essere cucinata in vari modi (stando molto attenti a non pungersi durante le operazioni di pulizia).

“Considerata la potenziale invasività e pericolosità della specie, chiunque abbia catturato o avvistato un pesce scorpione è invitato a fare una foto e segnalare l’osservazione all’indirizzo: [email protected]segnala Ispra– E’ disponibile anche un gruppo Facebook chiamato ‘Oddfish’ sul quale condividere osservazioni di specie esotiche con utenti del mare e ricercatori”.

2017-05-04T09:29:33+02:00