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Scuole all’estero, l’esperienza di una studentessa italiana in Irlanda

"Indossiamo le mascherine quasi tutto il tempo. Dura all'inizio ma ci si abitua"

ROMA – “Ho lasciato l’Italia per l’Irlanda il 29 agosto, ero abbastanza terrorizzata, non parlo bene l’inglese e temevo di non riuscire a comunicare, a integrarmi”.

Inizia così il racconto di Eugenia, 15 anni, in un’intervista telefonica all’agenzia di stampa Dire. Eugenia è una studentessa di terzo anno del liceo scientifico e delle scienze applicate del ‘Ruiz’ di Augusta e, tramite l’associazione onlus Intercultura, ha deciso di vivere per qualche mese un’esperienza di studio a Castelisland, nel sud dell’Irlanda, dove sta frequentando la Presentation Secondary School. La studentessa italiana, insieme alla famiglia ospitante, è stata sottoposta alla quarantena prima di accedere alle lezioni scolastiche:

“Non essendo l’Italia un Paese a rischio- spiega– non c’è stato obbligo di quarantena, ma è stata richiesta comunque dalla scuola e, dopo le due settimane di isolamento fiduciario, ho fatto il tampone dall’esito negativo”.

“La scuola è come me la immaginavo- prosegue Eugenia- è come si vede nei film, ma a causa del Covid-19, ci sono restrizioni da rispettare. Per evitare assembramenti, non possiamo utilizzare gli armadietti personali e, seguendo le lezioni in più classi, ciascuno di noi deve sanificare di volta in volta il proprio posto all’inizio ed alla fine di ogni ora”.

Alla Presentation Secondary School, in ogni corridoio si può procedere in un’unica direzione per garantire un maggiore distanziamento tra gli studenti:

“Si percorrono due corridoi differenti per lasciare e raggiungere una classe, si allunga un po’ il tragitto, ma si evita così di incrociare i propri compagni”. “Nella maggior parte delle classi- racconta– ci sono banchi monoposto, la distanza interpersonale è di quasi due metri, per una media di classi che va da un minimo di 15 ad un massimo di 30 studenti. Durante le lezioni indossiamo le mascherine, stiamo a scuola 9 ore e non le togliamo per tutta la giornata, tranne durante gli intervalli didattici ed in palestra, dove siamo molto distanziati. All’inizio era un po’ dura tenerla per tutto il tempo, ma poi ci si abitua”.

Nessun compito scritto viene consegnato dagli studenti ai docenti tramite materiale cartaceo:

“Lavoriamo coi nostri telefonini o dal pc e condividiamo i nostri elaborati su Teams, la piattaforma adottata dalla scuola”. “Amo viaggiare- conclude Eugenia– conoscere nuovi Paesi e nuove culture, mi entusiasma scoprire com’è la vita fuori dalla mia città. Un giorno mi piacerebbe lavorare nel campo della medicina e della ricerca, quest’emergenza sanitaria mi sta facendo riflettere molto sul mio futuro”.

2020-10-09T10:00:57+02:00