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Dalla guerra fredda al post-Shuttle, è ancora Soyuz

Ore di attesa per il lancio dell’Endevour, penultima missione della storia degli Shuttle. E mentre tutti aspettano il liftoff si può pensare al prossimo futuro del trasporto spaziale. Che paradossalmente viene direttamente dal passato

Ore di attesa per il lancio dell’Endevour, penultima missione della storia degli Shuttle. E mentre tutti aspettano il liftoff si può pensare al prossimo futuro del trasporto spaziale. Che paradossalmente viene direttamente dal passato. In una parola: Soyuz. Il lanciatore russo che ha portato sulla ISS anche il nostro Nespoli, e che ha di fatto vinto alla distanza la corsa al trasporto spaziale contro gli americani. Senza Shuttle, e in attesa che il volo commerciale prenda davvero forma, anche gli Stati Uniti dovranno arrendersi, e pagare, molto caro, il passaggio alle navette russe per andare in orbita. Una navicella molto preformante, capace di trasportare anche per tre giorni, tre cosmonauti alla volta. Lo stesso Roberto Vittori, bloccato fino al 16 maggio in Florida dai malori dell’Endevour, c’è salito per ben due volte, nel 2002 con la missione “Marco Polo” e nel 2005 con la missione “Eneide”. In realtà sono più di 35 anni che Soyuz non è più la vera antagonista della Nasa: dal 17 luglio 1975, dallo storico aggancio Soyuz-Apollo per la missione congiunta russo-americana. Gli shuttle stanno per terminare la loro onorata carriera. La palla passa alla cara vecchia Soyuz.

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2018-06-05T17:34:31+02:00