Ce ne parlano: Enrico Saggese, Presidente Asi e Vincenzo Giorgio , Vice Presidente Osservazione Ottica e Scienza di Thales Alenia Space Italia
La sonda Voyager 1 è arrivata all’ingresso nello spazio interstellare. Secondo i calcoli della Nasa infatti Voyager 1 potrebbe uscire dal sistema solare entro due mesi, al massimo entro due anni. La nuova regione scoperta dalla sonda è stata definita come una ‘autostrada magnetica’ dove sfrecciano le particelle cariche e nasce dalla connessione delle linee del campo magnetico solare con quelle dello spazio interstellare. Questo collegamento permette alle particelle caricate a bassa energia di uscire sistema solare, e a quelle ad alta energia di entrare. Si ritiene che tale regione sia ancora all’interno della nostra "bolla solare", perché la direzione delle linee di campo magnetico non è cambiata. La direzione di queste linee cambierà quando la sonda entrerà nello spazio interstellare.
Se c’è vita su Marte ancora non si sa. I campioni analizzati da Curiosity hanno fatto rilevare la presenza di diversi composti chimici, da tracce di acqua e zolfo, a sostante contenenti cloro. In particolare è stata rilevata la presenza di ossigeno e perclorato, lo ione più ricco di ossigeno tra tutti gli ioni di cloro. Questa sostanza chimica era già stata identificata grazie ai dati forniti da Phoenix Mars Lander, la sonda automatica che raggiunse Marte nella primavera del 2008. La reazione con altri elementi chimici scaldati all’interno dello strumento SAM ha portato alla formazione di composti di clorometano, che contengono carbonio, elemento necessario per costruire la vita per come la conosciamo.
Il cloro, spiega la NASA, è sicuramente di origine marziana, mentre non è escluso che il carbonio abbia origini terrestri e sia stato trasportato da Curiosity su Marte e successivamente identificato da SAM. Al momento non è quindi possibile affermare che su Marte siano presenti tracce organiche.
Dopo Curiosity, l’agenzia spaziale americana sta pianificando un’altra missione con un nuovo rover prevista nel 2020. A questa ne seguirà un’altra tra il 2030 e il 2040 con equipaggio umano.
Grazie all’esperienza di Curiosity, la messa a punto del nuovo ‘robottino’ sarà più semplice e meno dispendiosa. Il suo assemblaggio si baserà sull’architettura Mars Science Laboratory (MSL) già utilizzata per il rover Curiosity. Prima del 2010 l’agenzia americana sarà impegnata in altre sette missioni, tutte ambientate sul Pianeta Rosso. Tra queste, vi saranno Maven, un veicolo che partirà nel 2013 e avrà il compito di studiare l’alta atmosfera di Marte, e InSight, che per la prima volta in assoluto esplorerà le profondità marziane.