L’azione, come testimonia il video che mostra la meccanica completa dell’ opera, è fulminea. Questione di millisecondi e la vernice accuratamente sistemata sul supporto di un trapano viene modellata dalla rotazione e dalla forza centripeta in forme che ricordano proprio le spirali dei buchi neri:
Oefner, classe 1984 (quasi il gusto orwelliano per l’interazione tra spazio e tempo l’avesse impresso nel dna), non è nuovo a progetti che esplorano tematiche e tecniche al confine tra arte e scienza. “ Ciò che mi affascina nel mischiarle è che in fondo entrambe guardano alla stessa cosa, il mondo che ci circonda, e allo stesso tempo lo fanno in modi molto diversi: l’arte ha un approccio più emozionale, la scienza invece più razionale”.
L’intento è quello di imbrigliare gli elementi e i fenomeni naturali, imprigionarli sulla pellicola per creare un’opera dal potere quasi magnetico. Capace di creare, proprio come i buchi neri spaziali, un campo gravitazionale che calamiti lo spettatore, e lo inviti a fermarsi, almeno per un attimo, ad assaporare la magia e la poesia che avvolgono il cosmo.
(fonte WIRED – Credit per le foto: Fabian Oefner)