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IRIS il satellite per studiare il sole pronto al lancio

Il conto alla rovescia è già partito: le lancette, dice la Nasa, sono puntate per le nostre 15:27 di oggi.

Il conto alla rovescia è già partito: le lancette, dice la Nasa, sono puntate per le nostre 15:27 di oggi. Si tratta, naturalmente, di un lancio: a partire, stavolta, sarà il satellite Iris (Interface Region Imaging Spectrograph), progettato per studiare in dettaglio l’ atmosfera solare e, possibilmente, farci comprendere qualcuno dei suoi misteri. Iris si unisce alla già nutrita flotta delle missioni solari dell’agenzia spaziale statunitense:


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viaggerà su un’orbita sincronizzata con il Sole, il che, in parole povere, vuol dire che è stata calibrata per assicurare osservazioni continue per otto mesi l’anno, 400 chilometri circa al di sopra della superficie terrestre.


Rispetto alle altre missioni, Iris ha una particolarità: è il primo satellite progettato appositamente per studiare in modo continuo la cosiddetta regione dell’interfaccia. Si tratta della zona tra la superficie solare – a circa 6mila Kelvin – e la corona, che fluttua tra uno e due milioni di Kelvin (e può arrivare anche a dieci milioni di Kelvin durante le tempeste solari). Dal nucleo del Sole, dove avviene la fusione, la temperatura diminuisce stabilmente verso l’ esterno, come ci si aspetta. Eppure, superata la superficie, si osserva un notevole innalzamento della temperatura. E ancora non sappiamo quale sia il vero motivo.

Per indagare questo fenomeno, Iris sarà dotato di un telescopio a ultravioletti e di uno spettrografo. Il telescopio catturerà l’1% circa della lue solare, elaborerà l’immagine e quindi invierà le informazioni allo spettrografo. Che, come suggerisce il nome, divide la luce a seconda della lunghezza d’onda, generandone lo spettro. “Studiando la luce, possiamo capire quanto è caldo il gas solare, quanto velocemente si muove e in che direzione lo fa”, spiega Bart de Pointieu, lo scienziato a capo del progetto. “La combinazione di queste tre informazioni ci permetterà di capire il motivo dello sbalzo di temperatura e come il campo magnetico del Sole guidi le tempeste solari”.

Arrivati sulla Terra, i dati saranno inseriti nei supercomputer della Nasa e combinati con le musure provienenti dalle altre missioni solari. E serviranno a generare modelli tridimensionali dell’atmosfera della nostra stella. [wired]



Grazie al suo telescopio, puntato in una zona tra la superficie e la corona solare (la parte più esterna dell’atmosfera), l’osservatorio solare svelerà le dinamiche ancora poco chiare dell’atmosfera solare: al centro dello studio ci sono i meccanismi con cui materia ed energia si muovono dalla superficie del Sole fino allo strato atmosferico più esterno passando da una temperatura di 6.000 gradi a oltre un milione di gradi. Ogni cinque secondi Iris fotograferà ad alta definizione piccole porzioni del Sole: scruterà l’1% della superficie, permettendo di riconoscere anche oggetti relativamente piccoli, grandi fino a 240 chilometri. Iris viaggerà dal Polo Nord al Polo Sud a 660 chilometri dalla superficie terrestre e passerà ogni giorno sopra lo stesso punto della Terra più o meno sempre alla stessa ora locale, seguendo un’orbita polare sincrona rispetto al Sole.


Lo spettrografo sarà lanciato in orbita con il razzo Pegasus XL, che spiccherà il volo da Vandenberg (California – USA), agganciato all’aereo L-1011 della Orbital Sciences. Una volta arrivato sul Pacifico, l’aereo sgancerà il razzo e darà il via alle operazioni di lancio. Pegasus è l’unico razzo alato nell’inventario della NASA: anche se più piccolo rispetto ai giganteschi razzi che inviano satelliti pesanti in orbita e sonde in mondi lontani, la dimensione e la flessibilità della Pegasus ha permesso di lanciare 18 missioni di dimensioni ridotte. Questo sarà l’ultimo lancio per Pegasus, perché non ci saranno più sonde così piccole da mandare in orbita. Il razzo brucerà il suo carico di combustibile in 73 secondi per poi cadere. La seconda parte del razzo, che non ha ali, spingerà IRIS in alto il più velocemente possibile nello spazio. La terza componente del razzo porterà, invece, IRIS nella sua orbita circa 10 minuti dopo il lancio. ”Iris – ha affermato il vice responsabile scientifico della missione Adrian Daw – ci mostrerà la cromosfera con una precisione senza precedenti: credo proprio che vedremo qualcosa di inaspettato”. “La più grande sorpresa arriverà una volta che la missione avrà avuto inizio”, ha continuato Daw. “Sappiamo i dati che vogliamo raccogliere, ma la sosrpresa e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo”. [media-inaf]


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[image: space.com]


2018-06-05T17:30:56+02:00