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Università La Sapienza e Nasa insieme per studiare il “carico di lavoro mentale”

La sperimentazione è basata su un progetto realizzato da BrainSigns, spin off dell'università La Sapienza, e da S3Log, ed è stata condotta su piloti civili e militari osservati durant

20 Settembre 2013

I privati nello spazio con Cygnus
Il 18 settembre è partita per lo Spazio la navicella robotica Cygnus. Ha con sé 589 kg di rifornimenti per l’equipaggio della Stazione spaziale internazionale. Non trasporta solo cibo e vestiti per gli astronauti, ma anche attrezzature e materiali necessari per gli esperimenti scientifici. Cygnus è in parte un prodotto italiano, perché è stata costruita anche dalla società italo-francese Thales Alenia Space. Ma la sua particolarità è un’altra: fa parte del programma di collaborazione tra la NASA e la Orbital Science Corporation, vale a dire un sistema che integra il lavoro dell’agenzia statunitense con quello di società private per trasportare le merci nello Spazio. Proprio la missione che porta in orbita Cygnus è dimostrativa e serve a testare la capacità di effettuare gli otto lanci diretti alla Iss , già previsti in un contratto da quasi 2 miliardi di dollari. Il viaggio della navicella durerà 4 giorni, poi resterà attaccata alla Stazione per un mese, prima di ripartire e disintegrarsi nell’atmosfera.

Stop al collasso in dialisi
I ricercatori del Policlinico Sant’Orsola di Bologna hanno sperimentato un sistema che permette di prevenire i collassi durante la dialisi. Si tratta di misurare in continuo tutta una serie di dati che, elaborati da un software dedicato, consentono di prevedere pericolosi e improvvisi abbassamenti della pressione arteriosa e di modificare in tempo reale la terapia dialitica evitando scompensi cardiaci acuti o infarti miocardici. L’innovazione è molto importante ed è stata presentata nel corso del 31° Congresso annuale dell’International Society of Blood Purification.

Fisicast, la fisica in podcast
A cosa serve il bosone di Higgs? E perché non si può superare la velocità della luce? Per dare una risposta semplice e comprensibile alle tante domande degli appassionati di fisica e astrofisica è nato Fisicast. Si tratta di un podcast, cioè di un contenuto audio, elaborato da Gianluca Li Causi dell’INAF e Riccardo Faccini e Giovanni Organtini dell’università La Sapienza. I tre trattano argomenti diversissimi e complessi in maniera divulgativa, passando dai concetti più strettamente fisici alle tecnologie di uso comune e ai fenomeni della Natura, sempre con un occhio al quotidiano, per far capire che temi in apparenza distanti in realtà influenzano la vita di tutti i giorni. Il formato sembra funzionare: nel primo anno, quello di rodaggio, i contenuti scaricati sono stati 35.000. Le puntate sono scaricabili dal sito www.fisicast.it, ma anche da iTunes e YouTube.

Gli atomi del vetro hanno un volto
Cercavano il grafene, hanno trovato la disposizione degli atomi del vetro. E’ successo a un gruppo di scienziati della Cornell University e dell’università di Ulm, che erano intenti nella produzione di grafene su lamine di rame in una fornace di quarzo e, a un certo punto, hanno notato sul materiale qualcosa di simile a sporcizia. Facendo delle analisi, hanno capito che si trattava di una composizione di silicio e ossigeno, gli elementi del vetro comune. La loro deduzione è che ci sia stata una fuga d’aria che abbia fatto reagire il rame con il quarzo generando poi il vetro. La novità è che finalmente gli scienziati hanno potuto ottenere un’immagine dei singoli atomi del vetro. E questo vetro ottenuto in maniera casuale, essendo spesso appena due atomi, può aprire la strada ad applicazioni come materiale ultrasottile migliorando le prestazioni dei processori nei computer e negli smartphone, per esempio.

Tutte le volte in cui svolgiamo un compito preciso la nostra mente si impegna e lavora con noi. Ma noi non ne abbiamo una percezione esatta, ovverosia non riusciamo a renderci conto di quanto ci stia costando in termini di carico di lavoro mentale svolgere proprio quel compito. Esistono, però, diversi metodi per farne una stima, utile per capire quali siano i limiti delle prestazioni e anche come massimizzarle. Le misurazioni possono essere soggettive, comportamentali oppure fisiologiche. Nel primo caso, naturalmente, si prendono in considerazione le percezioni della persona coinvolta, nel secondo la stima si ricava da indici di performance e l’ultima si ottiene grazie ad apparecchiature specifiche che analizzano fattori come la frequenza cardiaca, quella respiratoria e i movimenti oculari.
Ma c’è una novità: è stato presentato un nuovo dispositivo che si occupa di monitoraggio del carico mentale. Si tratta di una strumentazione che è in grado di far comprendere come viene percepita la difficoltà di un compito dalla persona che lo sta svolgendo, con l’obiettivo di misurare il carico mentale in tempo reale, grazie all’individuazione dei ritmi del segnale elettroencefalografico e delle aree cerebrali coinvolte.
La sperimentazione è basata su un progetto realizzato da BrainSigns, spin off dell’università La Sapienza, e da S3Log, ed è stata condotta su piloti civili e militari osservati durante diverse fasi di volo. Con questo sistema sono stati discriminati tre diversi livelli di difficoltà di un compito assegnato per la decina di volontari che sono stati registrati, come spiega Giovanni Vecchiato, PhD del progetto coordinato dal professor Fabio Babiloni.
In pratica, una persona viene dotata di sensori per misurare i segnali elettroencefalografici e viene posta davanti a uno schermo. Attraverso un joystick e un mouse è in grado di rispondere a degli stimoli di difficoltà, modulando l’attività cerebrale a seconda della difficoltà stessa. Oltretutto, le persone coinvolte nell’esperimento hanno realmente percepito il livello di difficoltà per quello che era.
Un’altra evidenza della sperimentazione, racconta Vecchiato, è che esiste una correlazione tra difficoltà percepita e carico mentale inteso come indice cerebrale. La difficoltà percepita è stata misurata attraverso un questionario sviluppato dalla NASA.
La presentazione è avvenuta durante il convegno nazionale dell’Associazione italiana di medicina aeronautica e spaziale, che si è svolto in Vaticano a metà settembre. E’ importante lavorare sulla possibilità che si possa monitorare il carico mentale soprattutto per alcune classi di lavoratori, tra cui spiccano quelli che, ogni giorno, sono sottoposti a un elevato stress quotidiano come piloti di aerei, controllori di volo o anche automobilisti o medici.
2018-06-05T17:29:54+02:00