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Ison addio, la cometa si disintegra nel sole

La cometa Ison non ce l'ha fatta. Non ha passato indenne la sua tappa più difficile, quella che l'ha portata ad un passo dal Sole. Non la vedremo mai più.&nb

29 Novembre 2013
La cometa Ison non ce l’ha fatta. Non ha passato indenne la sua tappa più difficile, quella che l’ha portata ad un passo dal Sole. Ha raggiunto il perielio e si è disintegrata in buona parte. E’ probabile che qualcosa sia riuscito a sopravvivere, riemergendo dietro la nostra Stella con una scia molto meno luminosa, e diventando così una sorta di cometa senza testa.

Non la vedremo mai più. 


– I PRIMI NEUTRINI DALLO SPAZIO PROFONDO
– ALLUVIONE IN SARDEGNA, UN AIUTO DALLO SPAZIO
– MISSIONI SPAZIALI, LA FATTIBILITA’ LA STUDIA IL CEF
– LA PRIMA PROVA ARCHEOLOGICA DELLA VITA DI BUDDHA


Ison ha debuttato nel cuore degli astrofili a partire dal settembre 2012, quando due scienziati russi ufficializzarono la scoperta del corpo celeste che presto sarebbe diventato più noto come ‘la cometa del secolo’. Un mese dopo si trovava tra l’orbita di Giove e quella di Saturno, continuando il suo viaggio verso il Sole ignara degli occhi della Terra puntati su di lei. Piano piano gli appassionati di Spazio hanno imparato a conoscerla e a seguirla fino ad oggi, scoprendone ogni dettaglio. A partire dal suo nome. La denominazione completa è C/2012 S1 (ISON). La lettera ‘C’ indica la sua caratteristica di non periodicità, vale a dire che abbiamo avuto la possibilità di vederla una sola volta, 2012 è l’anno della sua scoperta e S1 indica che è la prima cometa di cui si è giunti a conoscenza nella seconda metà del mese di settembre. Infine, il nome con cui è più nota, Ison, deriva dal programma di ricerca in corso quando gli astronomi si sono accorti di lei: International Scientific Optical Network.

La sua orbita è iperbolica e le osservazioni degli scienziati sul suo percorso fanno supporre che il suo lungo viaggio, che dura da oltre un milione di anni, abbia avuto origine nella misteriosa nube di Oort. Si tratta di una zona talmente lontana e buia da sfuggire alla vista anche dei moderni telescopi.

Al di là della fascinazione del vedere il cielo attraversato da una palla luminosa seguita da una scia brillante, il ruolo delle comete nello studio dello spazio è molto importante perché esse portano informazioni altrimenti irreperibili. Sono le comete, infattti, ad essere i corpi celesti più antichi che possiamo osservare. Dalla loro formazione si sono mantenute incontaminate e potrebbero aver traghettato acqua ed altri elementi che permettono la chimica della vita. E’ per questo che sono uno strumento impareggiabile per capire la formazione del nostro Sistema e la varietà dei sistemi extra-solari.



Ma che cos’è, esattamente, una cometa?

Si tratta di un corpo celeste relativamente piccolo, composto per la maggior parte da ghiaccio. Comunemente vengono descritte come palle di neve, e, al loro interno, si trovano biossido di carbonio, metano e acqua ghiacciati, mescolati ad aggregati di polvere e vari minerali. La chioma, invece, che le dà il nome, dal greco kométes, cioè dotato di chioma appunto, deriva dalla sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole. Le loro orbite sono spesso ellittiche e quelle che viaggiano nel Sistema Solare si spingono più in là di Plutone. Si pensa che le comete siano dei residui rimasti dalla condensazione della nebulosa da cui si formò il Sistema Solare.

Nella tradizione cristiana degli ultimi secoli la cometa ha un ruolo eccezionale, seppur sbagliato. Viene erroneamente definito "stella cometa" quell’oggetto nel cielo che, secondo i Vangeli, avrebbe guidato i Re Magi nella capanna di Betlemme dove nacque Gesù. Ma questa interpretazione si è accreditata solo a partire dal 1303, quando il pittore Giotto nel ciclo di affreschi che decora la Cappella degli Scrovegni, dipinge sopra la capanna della Natività una Cometa, probabilmente perché influenzato dal passaggio della cometa di Halley. In precedenza l’oggetto-guida era una stella, ma, in realtà, è probabile che l’evento che venne interpretato dai re Magi fosse una congiunzione planetaria: Giove, Saturno e Marte si trovarono vicini fino al 6 a.C. Questo fatto si prestava alla seguente interpretazione: Giove era simbolo di regalità e di divinità, mentre Saturno era il simbolo di giustizia. La parte centrale della costellazione dei Pesci, in cui si trovavano, era il simbolo della "casa di Davide" e quindi di Israele. La congiunzione era inoltre inizialmente visibile ad oriente, dove sorge il Sole e quindi dove ogni giorno sembra "nascere" la luce. L’avvenimento poteva allora essere interpretato come la nascita di un nuovo Re. Senza contare che intorno al 7 a.C. i tre pianeti erano perfettamente visibili e brillanti proprio sopra a Betlemme.

Nei cieli di Natale, in ogni caso, ci sarà un poker di comete quest’anno. Lovejoy, l’ultima ad essere scoperta in ordine temporale, attualmente si trova vicina alla costellazione del Leone e ha tutte le caratteristiche per diventare abbastanza brillante da poter essere vista a occhio nudo a fine mese. Poi c’è la cometa C/2012 X1 (Linear), che è in prossimità della stella più brillante della costellazione di Boote, Arturo, ed è visibile nelel prime ore del mattino, ma solo con il telescopio. E infine c’è la Comet 2/P (Encke), una cometa periodica molto nota e studiata.


I PRIMI NEUTRINI DALLO SPAZIO PROFONDO
Una squadra di 28 neutrini ad altissima energia è stata captata da IceCube, il telescopio situato in Antartide famoso per essere il più grande rilevatore di neutrini al mondo. E questa volta la sua scoperta è stata ancora più notevole perché i 28 messaggeri cosmici provengono dallo spazio profondo. E’ la prima volta che vengono rilevati neutrini ad altissima energia la cui provenienza sia esterna al nostro Sistema Solare. Potrebbero portare informazioni preziose addirittura sulla materia oscura. Il prossimo passo è stabilire da dove arrivino i neutrini cosmici che, viaggiando indisturbati in linea retta, possono indicarci il posto nella galassia in cui sono stati prodotti. Per scoprirlo, però, servono maggiori osservazioni: 28 non bastano.

ALLUVIONE IN SARDEGNA, UN AIUTO DALLO SPAZIO
La cooperazione tra spazio e Terra si è attivata immediatamente per arginare i danni della terribile alluvione che ha colpito la Sardegna. A 24 ore dall’evento che ha travolto case e strade e ucciso 16 persone, la costellazione di satelliti italiani COSMO-SkyMed ha prodotto immagini di tutta la zona, trasformate in prodotti validati e resi disponibili al comitato operativo della Protezione civile che si è occupato dell’emergenza. COSMO-SkyMed consente la copertura globale del nostro pianeta ed è in grado di operare in qualsiasi condizione meteorologica, sia di giorno che di notte, e fornisce immagini geolocate ad elevata risoluzione spaziale con tempi di risposta rapidi.

MISSIONI SPAZIALI, LA FATTIBILITA’ LA STUDIA IL CEF
Si chiama Concurrent engineering facility (CEF) ed è la struttura che permette un risparmio notevole di tempi e costi nella fase preparatoria delle missioni spaziali. Consiste in un lavoro sinergico di tutte le professionalità coinvolte, che lavorano al progetto faccia a faccia per fornire uno studio di prefattibilità. L’Agenzia spaziale italiana l’ha inaugurata lunedì scorso nella sua nuova sede di Tor Vergata, a Roma. Ne spiega i vantaggi l’ingegner Claudio Portelli dell’Asi.

LA PRIMA PROVA ARCHEOLOGICA DELLA VITA DI BUDDHA
La vita di Buddha è cominciata a Lumbini, in Nepal. E’ lì che un team internazionale di archeologi guidati da Robin Conigham e da Kosh Prasad del Pashupaty Area Development Trust ha riportato alla luce una struttura di legno che si trova al di sotto di una serie di templi di mattoni. Una combinazione del metodo del radiocarbonio e tecniche di luminescenza otticamente stimolata hanno datato la costruzione al sesto secolo a. C., epoca in cui molte fonti collocano la nascita di Buddha. Non solo. Sono state rinvenute anche antiche radici di albero all’interno dello spiazzo centrale del tempio: secondo la tradizione, la regina Maya Devi avrebbe dato alla luce Siddharta – poi diventato Buddha – tenendosi ai rami di un albero che cresceva nei giardini di Lumbini. La scoperta è la prima testimonianza archeologica che può essere correlata alla vita di Buddha.


2018-06-05T17:28:49+02:00