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I droni di Amazon che (forse) non arriveranno mai

Sono diversi gli esperti e i giornalisti che hanno sollevato delle corpose perplessità su questo avanzamento tecnologico. Vediamo insieme perché.

5 Dicembre 2013
Ai primi di dicembre la notizia ha fatto il giro del mondo. Jeff Bezos, il potente fondatore del colosso di vendita online Amazon, ha spiegato in tv che tra qualche anno il servizio di consegna pacchi sarà svolto dai droni. Robot volanti che solcheranno i cieli di tutto il mondo per recapitare agli utenti di Amazon libri, dvd e cd. Niente più furgoni, secondo Bezos, ma fattorini elettronici che sembrano arrivare dal futuro. Il servizio, ha spiegato in un’intervista rilasciata alla tv americana CBS, si chiamerà Amazon Prime Air e sarà tarato sulle spedizioni tipiche della compagnia, il cui peso è inferiore ai due chili e mezzo. L’autonomia dei pony express alati sarà di sedici chilometri. Ne hanno parlato tutti i media del pianeta, eppure qualcosa non torna. Sono diversi gli esperti e i giornalisti che hanno sollevato delle corpose perplessità su questo avanzamento tecnologico. Vediamo insieme perché.

– LE LEGGI SULLA LUNA
– ACQUA NELL’ATMOSFERA: HUBBLE LA SCOPRE IN 5 PIANETI
– IL MISTERIOSO DESTINO DI ISON
– LA MEMORIA SI TRASMETTE CON IL DNA
– IL GRAFENE DA’ UNA MANO AL FOTOVOLTAICO

I dubbi sollevati dall’annuncio appartengono a diverse categorie: di tipo tecnologico, pratico e, non ultimo, anche legale. In un’intervista rilasciata al quotidiano economico Il Sole 24 ore l’ingegnere italo-argentino Giorgio Ugozzoli, fondatore di AeroDron, startup emiliana che mette a disposizione i propri aeromobili per l’analisi e la tutela del territorio, punta il dito sulla gestione tecnica. Come fare, si chiede, per controllare uno sciame di centinaia di droni che attraversano il cielo? Se fossero solo un paio ci si potrebbe ragionare, ma se le consegne alate dovessero essere su larga scala, la faccenda si farebbe più seria. E incontrollabile.


Oltretutto si pone anche un problema legato alla sicurezza della persone. Per non parlare della modalità in cui la consegna dovrebbe avvenire. Se, infatti, il pacco arrivasse all’indirizzo giusto grazie al gps, non è chiaro il modo in cui dovrebbe individuare il destinatario. Ma anche come il cliente dovrebbe appropriarsi di quello che ha acquistato. I problemi sono molteplici. Dall’ipotesi del danneggiamento del drone da parte del cliente che cerca di liberare quello che ha comprato, al furto o alla rottura dell’acquisto se venisse sganciato dall’alto. E’ necessario poi tener conto di tutti quegli ostacoli che sulle mappe non esistono, ma con cui serve fare i conti nella realtà. Dall’altezza delle case e dei palazzi, alla presenza di strutture di arredo urbano o monumenti, fino alle pensiline dell’autobus e ai cartelloni pubblicitari. E non finisce qui.

Così come esiste un codice della strada, anche il cielo ha le sue leggi. Attualmente, fa notare il quotidiano britannico The Guardian, i droni sarebbero illegali negli Stati Uniti. L’intenzione sarebbe quella di introdurre una normativa a partire dal 2015, ma l’obiettivo sembra troppo ambizioso. Finora il traffico di droni non è infatti sufficiente per capire quali siano le norme più adatte.

Ma i problemi ci sarebbero anche per la stessa Amazon. L’autonomia di 16 chilometri suggerisce che i centri di smistamento della merce dovrebbero essere molto vicini ai luoghi della consegna e non decentrati in mega magazzini.

Infine, c’è una circostanza che ha solleticato la malizia di molti. L’annuncio strepitoso di Bezos è avvenuto in un giorno strategico. E’ successo proprio a ridosso di due date cruciali sul calendario a stelle e strisce. La domenica dell’annuncio, infatti, casca tra il Black Friday e il Cyber monday. La prima è la data che segna l’inizio dello shopping natalizio, all’indomani del Ringraziamento, la seconda indica il giorno degli sconti sui negozi online.

Prima che a una innovativa mossa che guarda al futuro e all’innovazione tecnologica, quindi, verrebbe da pensare a una strategia pubblicitaria bomba, che lancia ancora più in alto il colosso americano.


LE LEGGI SULLA LUNA
A chi appartiene il suolo lunare? Secondo un trattato stipulato nel 1967 il nostro satellite è di tutta l’umanità. Nel corso dei decenni, però, si sono moltiplicate le missioni che hanno avuto la Luna come destinazione, e sulla sua superficie ci sono strumenti ancora attivi. Per questo gli Stati Uniti hanno proposto di emanare una norma che equipari la Luna ai parchi nazionali, allo scopo di preservarla. Ma questo atto non può essere valido, perché unilaterale e perché sarebbe una sorta di espressione di sovranità. Ma il problema della preservazione del suolo lunare resta. Per questo, sarebbe auspicabile innanzitutto prevedere norme che distinguano il suolo dagli strumenti che lì si trovano, e poi formulare delle norme estese a tutte le nazioni.

ACQUA NELL’ATMOSFERA: HUBBLE LA SCOPRE IN 5 PIANETI
Il superocchio del telescopio spaziale Hubble ha scovato acqua nell’atmosfera di 5 pianeti extrasolari. Questo era capitato già in passato, ma la novità è che per la prima volta uno studio misura e mette a confronto le righe di assorbimento che indicano la presenza di H20. Il segnale estratto dalle cinque atmosfere è molto chiaro, anche se meno intenso del previsto. Questo potrebbe dipendere dalla presenza di uno strato di foschia o di polvere che avvolge ciascuno dei cinque pianeti.

IL MISTERIOSO DESTINO DI ISON
Il 28 novembre gli occhi di milioni di astronomi e astrofili erano puntati sulla ‘cometa del secolo’, Ison. Sembrava che fosse spacciata: nel momento del perielio, il Sole pareva averla ingoiata e distrutta. Ma poche ore dopo la Nasa ha avanzato l’ipotesi che un suo nucleo fosse sopravvissuto. Vicino alla nostra stella, infatti, era comparso un punto luminoso. Potrebbe trattarsi di una parte del suo nucleo ghiacciato, dicono alcuni. Ma altri scienziati sostengono che siano solo macerie lasciate dall’evaporazione. Quello che è sicuro è che non sarà mai più possibile scorgerla a occhio nudo.

LA MEMORIA SI TRASMETTE CON IL DNA
Se i nostri antenati hanno sviluppato una paura, probabilmente noi l’abbiamo ereditata. Il meccanismo è in corso di studio e la sorprendente scoperta parte dall’osservazione delle reazioni in caso di odori particolari che chi ci ha generato associava a sensazioni sgradevoli, coma paura o disagio. Si tratta di un processo epigenetico, cioè che vede la modifica trasmissibile delle attività del Dna, senza cambiarne però la struttura. Resta da scoprire quanto a lungo permangano questi cambiamenti e se effettivamente ci sia una regola scientifica per cui si trasmettano.

IL GRAFENE DA’ UNA MANO AL FOTOVOLTAICO
Il grafene potrebbe essere utilizzato per aumentare l’efficienza di dispositivi fotovoltaici, come, per esempio, le celle solari. Quello che è stato ribattezzato ‘il materiale delle meraviglie’ se viene sottoposto a impulsi luminosi estremamente brevi, innesca un processo di moltiplicazione a cascata degli elettroni. Questo meccanismo comporta miglioramenti considerevoli in termini di efficienza, robustezza e risparmio energetico dei dispositivi fotovoltaici.

2018-06-05T17:28:46+02:00