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Marte, gli elementi per la vita c’erano tutti

E' tutto scritto lì, sulle rocce aride del cratere di Gale...

12 Dicembre 2013
E’ tutto scritto lì, sulle rocce aride del cratere di Gale. Oggi appare come un’enorme voragine che misura 150 chilometri di diametro, ma tre miliardi e seicento milioni di anni fa ospitava un lago calmo di acqua dolce. E all’interno dello specchio d’acqua, alimentato dai fiumi che scorrevano vorticosi sulla superficie di Marte, c’erano gli elementi biologici chiave per rendere la zona abitabile. Carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo. La conferma della loro presenza arriva grazie all’analisi dei sedimenti rocciosi raccolti dal Mars Science Laboratory a bordo del rover Curiosity della Nasa, che dall’agosto 2012 sta esplorando il pianeta rosso nella regione della baia del Coltello giallo, vicino alla linea dell’equatore marziano. Le tracce trovate lasciano pochi dubbi: Marte era un pianeta abitabile. Ma questo non significa che fosse popolato da alieni, né che sia possibile immaginarlo come la nostra Terra. Insomma, nelle acque del lago non nuotavano pesci, né tantomeno esseri umani, ma dei microorganismi iper resistenti detti chemio-lito-autotrofi. Gli stessi che si trovano nei luoghi più inospitali e remoti della nostra Terra. Si tratta di organismi che non hanno bisogno dell’irraggiamento della luce del Sole, e che sono in grado di trarre energia per il loro metabolismo dai composti chimici semplici che li circondano, come il metano o l’ammoniaca. Sul nostro pianeta si trovano adagiati sui fondali degli oceani.


La scoperta è stata descritta in sei articoli riportati sulla prestigiosa rivista scientifica Science e segna un enorme passo avanti nella conoscenza del pianeta rosso. Ma come si è giunti alla deduzione che il pianeta fosse abitabile partendo da frammenti di roccia? Lo spiega, tra gli altri, un astrobiologo dell’Istituto nazionale di Astrofisica, John Brucato, che fa risalire un indizio molto importante alla misura dell’attività dell’acqua, cioè un parametro utilizzato per definirne la purezza. Questo parametro va da 0 a 1. Quando è pari a 1 l’acqua è pura. Più sono presenti composti ionici disciolti, più questo indice di attività si abbassa. Quasi nessuna tra le forme di vita presenti sulla Terra è in grado di sopravvivere in ambienti con un indice inferiore a 0,8. Finora sembrava che l’attività dell’acqua un tempo presente su Marte avesse un valore molto basso, e quindi si riteneva che non potesse favorire alcun tipo di forma vivente. Ma grazie agli ultimi dati forniti da Curiosity tutto cambia: il valore è più elevato ed è sufficiente a sostenere la vita. Di fatto, le acque fresche che riempivano il cratere avevano un grado di acidità relativamente neutro e una bassa salinità, che fa di loro la testimonianza che, almeno una volta, lì ci sono state le condizioni per ospitare una biosfera marziana.

Questa scoperta alimenta gli entusiasmi per il futuro dell’esplorazione sul pianeta rosso, per cui la prossima tappa è fissata al 2018. La missione si chiama Exomars, è sviluppata dall’Agenzia spaziale europea e dalla Nasa e prevede l’invio di un orbiter, cioè uno strumento per studiare il pianeta senza atterrare, e due rover, che invece ‘cammineranno’ su Marte. Senza dimenticare che uno dei traguardi più ambiziosi è quello di portare degli astronauti a calcare la terra del pianeta rosso. Dopo le scoperte di Curiosity "c’è un motivo ancora più grande per andare a mettere i piedi in quelle valli", ha detto l’astronauta italiano Luca Parmitano, tornato dopo sei mesi passati sulla Stazione spaziale internazionale. E’ stato lui a parlare di "una spinta ulteriore all’esplorazione umana, una scintilla capace di scatenare un incendio emotivo. Non stiamo cercando l’unicorno alla fine dell’arcobaleno: Marte è un obiettivo strategico assai importante".


LISA, A CACCIA DI ONDE GRAVITAZIONALI
La nuova finestra dell’Universo si spalancherà sulle onde gravitazionali. E’ questo il tema della terza grande missione dell’Agenzia spaziale europea, che arriva dopo JUICE, dedicata allo studio delle lune ghiacciate di Giove, e ATHENA+, il futuro osservatorio orbitante nei raggi X. Il progetto preliminare è stato ribattezzato eLISA e la sua operatività è prevista per il 2034. Le onde gravitazionali sono perturbazioni della tessitura dello spazio-tempo che viaggiano alla velocità della luce, prodotte da sorgenti cosmiche dove la gravità è estrema. Non vengono modificate durante il loro viaggio nel cosmo, quindi potrebbero veicolare informazioni preziose su epoche remote dell’Universo. Battistrada della missione sarà LISA Pathfinder, che testerà nello spazio le tecnologie per la futura missione.

I SATELLITI GEMELLI PER CAPIRE I MICROBURST
A fornire una dettagliata analisi dei fenomeni di microburst ci pensano i satelliti gemelli Firebird. Sono nati grazie all’idea di uno studente appena dottorato all’Università del New Hampshire (UNH), Alex Crew, che ha investito tre anni nella progettazione. Il loro obiettivo è quello di esplorare le cinture di radiazione che circondano il nostro pianeta. I microburst sono eventi brevissimi, intorno ai 100 millisecondi, e si pensa che abbiano un ruolo determinante durante le tempeste solari trasportando le particelle ad alta energia. Le particelle ad alta energia della cintura, in particolare gli elettroni, costituiscono un rischio reale per i veicoli che si muovono nello spazio, quindi l’invio della coppia di CubeSat, satelliti miniaturizzati di forma cubica, potrà aiutare a comprendere questi fenomeni fisici e saremo così in grado di predire il comportamento delle fasce di radiazione, proteggendo così i satelliti da cui dipendono le nostre telecomunicazioni.

IL NASO DIGITALE
Un gruppo di ricercatori del Monell Center di Philadelphia ha condotto uno studio sui meccanismi dell’olfatto e ha scoperto che i recettori di due diversi individui differiscono di almeno il 30%: questo significa che l’odore percepito non è lo stesso da persona a persona. I recettori olfattivi sono 400. La sequenza di amminoacidi che ne è alla base può variare leggermente per ognuna delle 400 proteine, facendo sì che ci possano essere più varianti per ciascuno dei recettori. Ogni variante reagisce agli odori in modo lievemente diverso, e ogni individuo ha una combinazione di recettori unica. Lo scopo finale dello studio è capire come i recettori codifichino le molecole degli odori abbastanza bene da poter creare ogni odore direttamente manipolando i recettori. E questo permetterebbe di digitalizzare l’olfatto.

PARMITANO, ECCO COSA E’ SUCCESSO NELLO SPAZIO
La commissione di inchiesta della NASA ha comunicato a Luca Parmitano i risultati dell’indagine sull’incidente durante la sua seconda passeggiata spaziale, in cui l’astronauta di Paternò aveva rischiato di affogare a causa dell’acqua che gli aveva invaso il casco. E’ successo tutto a causa di un guasto alla pompa che separa il flusso d’aria da quello dell’acqua all’interno della tuta. In pratica, ha spiegato l’astronauta, la pompa che separa l’aria dall’acqua nei tubi dentro alla tuta spaziale funziona per centrifuga, distribuendo in otto buchi il materiale. Peccato che tutti e otto si fossero otturati e l’acqua avesse cominciato a raccogliersi nel pozzetto. Fino ad aumentare di livello e raggiungere il casco. Per evitare il ripetersi di questa situazioni pericolosa e potenzialemnte mortale è stato già messo a punto un sistema che, tramite un tubo snorkel permetterà agli astronauti di respirare.

2018-06-05T17:28:39+02:00