E’ la scienza unita alla tecnologia che ha fatto sì che nell’anno che ci lasciamo alle spalle siano stati fatti grossi passi avanti nell’esplorazione spaziale. La notizia che ha destato più clamore è arrivata sul finire dell’anno. Su Marte gli elementi per la vita c’erano tutti. . Carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo. La conferma della loro presenza l’ha data l’analisi dei sedimenti rocciosi raccolti dal Mars Science Laboratory a bordo del rover Curiosity della Nasa, che dall’agosto 2012 sta esplorando il pianeta rosso nella regione della baia del Coltello giallo, vicino alla linea dell’equatore marziano. Le tracce trovate lasciano pochi dubbi: Marte era un pianeta abitabile. Niente E.T., però. Nelle acque marziane nuotavano microorganismi iper resistenti detti chemio-lito-autotrofi.
Nell’anno che ha visto il riconoscimento più alto, il Nobel, per gli scienziati che lavorarono sulla teoria del bosone che conferisce la massa alle altre particelle creando così i primi mattoni dell’Universo – parliamo dei fisici Peter Higgs, Francois Englert e Robert Brout -, va in pensione il telescopio spaziale che per primo ha ‘fotografato’ il Big Bang. Parliamo di Planck, la ‘Ferrari’ dei telescopi, che ha disegnato la mappa più dettagliata mai ottenuta della radiazione cosmica di fondo a microonde (CMB). La mappa che mostra le fluttuazioni di temperatura ha fornito conferma del modello cosmologico standard, stabilendo un nuovo punto di riferimento nella nostra conoscenza dei contenuti dell’Universo. Planck è stato spento il 23 ottobre del 2013. Ma dai dati che ha raccolto si attendono ancora notevoli scoperte.
Uno dei nodi che più affascinano chi si interessa allo spazio è rappresentato dal mistero della materia oscura. Nello spazio non ci sono solo i corpi celesti che conosciamo. Tra pianeti, stelle e satelliti trovano posto zone misteriose, dove agiscono forze ancora ignote. Sono fenomeni indagati dalla ‘nuova fisica’. Si tratta di una scienza che esamina tutto ciò che ha a che fare con la materia oscura, la supersimmetria e, in generale, tutto quello che non rientra nel Modello Standard della fisica delle particelle. Da molti mesi la ‘nuova fisica’ si avvale di un alleato importante: è lo spettrometro magnetico Alfa. La sua sigla è Ams e dal 19 maggio 2011 è installato sulla Stazione spaziale internazionale. I primi risultati sono arrivati nell’aprile 2013. Non solo i dati sono molto più precisi di quelli raccolti finora da PAMELA e Fermi, ma il numero di positroni catturati nei raggi cosmici è sorprendente: sono quasi 400.000.
Un grande passo avanti nello studio della materia oscura, che si accompagna al lavoro svolto dagli scienziati del team del telescopio spaziale Planck dell‘Esa, che, ora, hanno una mappa. E’ in tre dimensioni, due spaziali e una temporale, è completa e a tutto cielo. L’hanno ottenuta usando, al contrario, il fenomeno della lente gravitazionale.
Ma anche per chi non è esperto di astronomia, astrofisica e scienza in generale, il 2013 è stato un anno in cui tenere gli occhi puntati all’insù. Milioni di persone, in giugno, hanno ammirato la Superluna, immortalando il nostro satellite nel momenti di massima vicinanza alla Terra. E in tantissimi hanno sperato che la cometa Ison non si disintegrasse tuffandosi nel Sole, rimanendo aggrappati a quel frammento di nucleo che pare sia sopravvissuto al passaggio vicino alla nostra Stella. E neanche gli appassionati della Luna sono rimasti a bocca asciutta. E’ del 13 dicembre l’allunaggio della prima sonda cinese, mentre risale a qualche mese prima, a settembre per la precisione, la missione con cui la Nasa torna sul satellite. Si chiama Ladee e il suo obiettivo è quello di svelare l’origine dei raggi di luce crepuscolare.
Gli scopi di Ladee si concentrano sullo studio dell’atmosfera, delle condizioni in prossimità della superficie e sugli influssi ambientali della polvere lunare. Scopriremo, così, cos’altro può dirci la Luna sul nostro Sistema e anche sugli altri pianeti.
L’anno si chiude con il desiderio costante di continuare l’esplorazione spaziale fino a capire di più sull’origine del nostro Universo e anche sul suo futuro. Una data è già segnata sul calendario. È il 20 gennaio. Quel giorno scopriremo se Rosetta, la sonda lanciata dall’Esa nel 2004, riuscirà a risvegliarsi dopo essere stata ibernata per superare il suo lungo inverno attraverso l’orbita di Giove. Staremo a vedere se si compirà un ennesimo, utilissimo, passo avanti nella Storia dello spazio.