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Natale di Roma: la Città Eterna compie 2767 anni

ROMA – Prima dell’avvento di Cristo, i romani contavano gli anni “ab urbe condita”, ovvero dalla fondazione della città. La data esatta della nascita di Roma, il suo Natale, il 21 aprile del 753 a.C., è stata fissata dallo storico latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall’astrologo Lucio Taruzio. E tale è rimasta, per […]

colosseo_romaROMA – Prima dell’avvento di Cristo, i romani contavano gli anni “ab urbe condita”, ovvero dalla fondazione della città.
La data esatta della nascita di Roma, il suo Natale, il 21 aprile del 753 a.C., è stata fissata dallo storico latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall’astrologo Lucio Taruzio.
E tale è rimasta, per convenzione, nei secoli.
Ma se (relativamente) certa è la data, assai incerte sono invece le origini. Quelle che ci sono state tramandate da storici come Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco sono quasi certamente il frutto di una mescolanza di leggende che si diffusero in diversi periodi.
Ma per tutti ormai Roma è la “creatura” di Romolo e Remo, gemelli figli della vestale Rea Silvia e del dio Marte, i quali, condannati a morire dal padre di Rea Silvia, Amulio, vennero trovati, salvati e allattati da una lupa sulle rive del Tevere.
Fino a diventare grandi e a fondare la Città Eterna (sul sangue di Remo, ucciso da Romolo).

natale di roma

Prima dell’Unità d’Italia, il “compleanno” di Roma (o Romaia) si festeggiava solo a Roma.
Con le solite baldorie, fuochi d’artificio, cantate, bevute e mangiate che tanto piacevano al popolo e Papa Re.
Poi, il Natale di Roma divenne celebrazione nazionale di Roma Capitale: dal 1871 venne issata la bandiera italiana sulla torre del Campidoglio, nel 1875 sulla stessa torre fu “acceso”, a luce di magnesio, il disegno della Stella d’Italia e nel 1913 al sindaco Ernesto Nathan fu consegnata una targa commemorativa da parte di tutti i Comuni d’Italia. Successivamente, assurse a simbolo dell’ideologia fascista.

fontana di Trevi

Nel Ventennio, infatti, il “Natalis Urbis” divenne una grande festa nazionale.
Quasi un rito sacro nel culto di Roma che doveva “esaltare i fasti della rinnovata e purificata nazione Italiana”.

natale di roma

Il 21 aprile divenne anche festa nazionale del Lavoro (al posto dell’1 maggio) e il regime approfittava dell’occasione per mostrare i progressi, i grandi lavori, i progetti faraonici, le similitudini con la Roma imperiale che Mussolini sognava.
E ai festeggiamenti classici (come l’illuminazione dei monumenti storici più significativi) furono affiancate cerimonie solenni (quali le sfilate delle scolaresche romane tra i monumenti e i giochi ginnici della gioventu’).
Dopo la Liberazione, tutto ciò finì. Ma la festa (non più nazionale) rimase.

natale di roma

Fino al 1964 era un’unica cerimonia in Campidoglio, solitamente nella Sala Orazi e Curiazi dei Musei Capitolini, che prevedeva un discorso ufficiale, tenuto da un noto studioso di romanita’, e vari premi legati alla citta’.
Poi, riprese la tradizione dei festeggiamenti che, non piu’ solo relegati al Campidoglio e a una platea selezionata, voleva coinvolgere l’intera cittadinanza.
“A cominciare dal 21 aprile 1964- si legge sulla rivista Capitolium di quell’anno- e’ stata ripristinata, oramai libera da ogni significato ampolloso ed estraneo al suo proprio valore civico, la festa del Natale di Roma. Una solenne cerimonia in Campidoglio… cori di bambini sulla piazza al momento del suono della ‘Patarina’ a mezzogiorno, consegne di premi, inaugurazioni di opere pubbliche, visite guidate del Palazzo Senatorio, imbandieramenti delle strade commerciali…”.

2017-05-08T18:35:36+02:00