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Vita da astronauta, Samantha Cristoforetti sulla ISS

E' una vita eccezionale, eppure qualche punto in comune con la Terra c'è.

5 Dicembre 2014
La vita si fa intensa per Samatha Cristoforetti, da poco più di dieci giorni a bordo della Stazione spaziale internazionale. L’avevamo vista prendere confidenza con il volo e imparare a conoscere gli angoli della sua nuova casa, a 400 chilometri da Terra. Adesso è arrivato il momento di cimentarsi con gli esperimenti e con tutti i riti di manutenzione e cura che la Stazione richiede: non dimentichiamo che la Stazione, costruita pezzo per pezzo nello spazio, è un laboratorio scientifico unico al mondo e permette di svolgere esperimenti in microgravità e con presenza umana altrimenti irripetibili. E’ la stessa Cristoforetti a raccontarci tutti i momenti della sua giornata. Su Avamposto42, il filo diretto che ha creato con la Terra, si può seguire passo passo il suo viaggio tra le stelle, imparando a conoscere cosa fa davvero un astronauta quando lavora in orbita, ma anche quali sono le sue paure e le sue piccole scoperte.

– LUCE VERDE PER ARIANE6, VEGA-C ED EXOMARS
– L’AEREO DEL FUTURO SARÀ SPINTO DALLE CORRENTI
– PLANCK RICOMPONE IL PUZZLE DELL’UNIVERSO
– ALLE PORTE DI PLUTONE, ASPETTANDO IL RISVEGLIO DI NEW HORIZON

E’ una vita eccezionale, eppure qualche punto in comune con la Terra c’è. In molti non avevano sicuramente mai pensato che anche una casa all’avanguardia come la Stazione ha bisogno di essere pulita e tenuta in condizioni igieniche ineccepibili. Aspirapolvere e salviette alla mano, l’equipaggio della missione 42/43 ha passato il sabato a ‘liberare’ dai detriti le griglie di ventilazione (tenerle pulite è fondamentale per assicurare il corretto flusso d’aria attraverso tutta la Stazione e mantenere così l’atmosfera respirabile) e a disinfettare le superfici di uso più frequente.


Oltre al capitano Cristoforetti, ricordiamo che i colleghi che hanno raggiunto con lei la Stazione la notte del 23 novembre sono Terry Virts e Anton Shklaperov. Il lavoro per gli ultimi arrivati è cominciato con un carico leggero e poi si è intensificato dall’inizio della seconda settimana di permanenza a bordo. Al momento Cristoforetti è impegnata tanto in lavori scientifici, compresi gli esperimenti made in Italy , quanto di manutenzione. E’ stata lei a raccontare della sua prima ecografia realizzata per Drain Brain, l’esperimento ideato dai ricercatori dell’università di Ferrara. Purtroppo l’attrezzatura specifica di questo esperimento, cioè il pletismografo, è andato perduto nell’incidente di Orbital, ma un’attrezzatura di ricambio sarà presto in viaggio con la missione cargo SpX-5, assicura. Per ora è stata realizzata la parte di EcoDoppler, teleguidata da Terra. Quando arriverà a bordo il pletismografo prenderà corpo la parte più innovativa del progetto, cioè la misurazione e il monitoraggio del flusso venoso in assenza di gravità.

Cristoforetti si è anche cimentata con la stampante 3D: sta rimuovendo i campioni stampati che torneranno sul nostro pianeta per essere confrontati con quelli stampati a Terra.

E intanto tutto cambia. Ciò che è normale per una persona che vive sulla Terra diventa di colpo strabiliante per un astronauta. Così Cristoforetti ha scoperto che tenere le braccia lungo il corpo in assenza di gravità è una gran fatica e che la stanchezza si fa sentire, soprattutto alle mani. Certe cose si capiscono profondamente solo vivendole e chissà quante ne scoprirà ancora Samantha, prima donna italiana a volare nello spazio. Pindaro scriveva che ciascuno deve sapere cosa è nel cuore e poi cercare di diventarlo: la vita da astronauta sognata da Samantha è oggi una realtà per cui si è preparata da sempre. “ Sto dormendo come una bambina dal momento in cui sono arrivata qui- scrive Cristoforetti-: mi lascio galleggiare nella mia piccola cuccetta e non ho nessuna pressione sul corpo. Penso che questo sia il modo in cui ho sempre inteso dormire”. E magari anche vivere.


LUCE VERDE PER ARIANE6, VEGA-C ED EXOMARS
Italia, avanti tutta. E’ questo il messaggio che arriva dopo la Conferenza dei ministri degli Stati membri dell’Agenzia spaziale europea, in cui hanno ricevuto il via libera una serie di progetti di rilevanza storica. Innanzitutto è arrivato l’ok al programma pluriennale di sviluppo per una nuova generazione di lanciatori europei (Ariane6 e Vega-c), poi la conferma che la Stazione spaziale internazionale resterà attiva almeno fino al 2020 e, infine, la certezza che il programma Exomars, che prevede due missioni sul pianeta rosso nel 2016 e, con un lander, nel 2018, partirà.

Hanno rappresentato l’Italia alla Conferenza, meglio conosciuta come ‘Ministeriale Esa’, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Roberto Battiston.

"L’Italia si è affermata come mediatore tra i principali player nel settore spaziale e questo è anche un risultato importante per gli effetti che porterà a livello economico, con ricadute industriali notevoli, con posti di lavoro e crescita di conoscenza e tecnologica", ha detto il ministro Giannini. "Abbiamo visto l’Esa al lavoro per rappresentare l’Europa che vogliamo e per mantenere tutte le potenzialità del Vecchio Continente in ogni frontiera tecnologica", – è il commento di Battiston.

L’AEREO DEL FUTURO SARÀ SPINTO DALLE CORRENTI
Spostare un aereo con un sistema di propulsione basato sulle correnti, senza alcuna parte meccanica in movimento, che sia in grado di orientare il flusso e la spinta, è tecnicamente possibile. Lo dimostrano i modelli matematici messi a punto in questi due anni nell’ambito del progetto Acheon (Aerial Coanda High Efficiency Orienting-jet Nozzle), finanziato nel 2012 dalla Commissione europea con 600 mila euro e coordinato dall’Universita’ di Modena e Reggio Emilia. Alla presentazione dei risultati del progetto a Reggio, il primo obiettivo è centrato: la conferma della "fattibilità scientifica del progetto stesso". A guidare lo studio, partito nel 2011, è l’università di Modena e Reggio Emilia, che ha lavorato con sei imprese d’eccellenza: Nimbus srl, (Italia), Reggio Emilia Innovazione (Italia), Universidade da Beira Interior (Portogallo), Vrije Universiteit Brussel (Belgio) e University of Lincoln (Regno Unito).

PLANCK RICOMPONE IL PUZZLE DELL’UNIVERSO
Le nuove mappe sull’origine dell’Universo si stanno componendo grazie a Planck, il telescopio spaziale dell’Esa. E’ alle prese con la radiazione cosmica di fondo a microonde (CMB, Cosmic Microwave Background) per ricostruire la cosiddetta età oscura, quando ancora non si erano accese le stelle. Si tratta di un’epoca iniziata 380.000 anni dopo il Big Bang, un’epoca in cui l’Universo divenne trasparente permettendo alla radiazione cosmica di fondo a microonde di arrivare fino a noi. I nuovi risultati ottenuti da Planck derivano principalmente dalle mappe della polarizzazione : è lo stato di polarizzazione della CMB, infatti, a cambiare se incontra elettroni liberi lungo il percorso. Questo significa che la sua misura fornisce informazioni sulla condizione, neutra o ionizzata, della materia che attraversa. "Grazie al debole segnale contenuto nelle mappe in polarizzazione di Planck, stiamo finalmente iniziando a ricomporre l’intero puzzle della storia dell’universo, dalle fluttuazioni primordiali alla fine dell’età oscura – ha spiegato Reno Mandolesi, responsabile del Low Frequency Instrument, collocato a bordo di Planck e finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) – questo senza dover ricorrere a tasselli esotici estranei al modello standard della cosmologia".

ALLE PORTE DI PLUTONE, ASPETTANDO IL RISVEGLIO DI NEW HORIZON
Dopo nove anni arriva il momento cruciale per la sonda New Horizon della Nasa, in viaggio per Plutone. Il 6 dicembre è atteso l’ultimo risveglio dopo uno dei suoi tanti periodi di ibernazione. Finora la sonda è stata ‘addormentata’ per un totale di cinque anni, per preservare i dispositivi dall’usura e per risparmiare in termini di costi operativi. Attualmente si trova a 4,6 miliardi di chilometri da noi e, proseguendo senza intoppi il suo viaggio dopo il risveglio, dovrebbe arrivare alla porte di Plutone nel luglio 2015, quando si posizionerà a circa diecimila chilometri dalla superficie del pianeta nano. Sarà la prima volta che un oggetto costruito dall’Uomo arriverà così lontano. Tra i suoi obiettivi, lo studio dell’atmosfera di Plutone e l’invio a Terra di foto, oltre all’attenzione per il satellite Caronte e per altri satelliti minori.


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2018-06-05T17:25:38+02:00