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Un anno spaziale tutto al “femminile”: da Rosetta a Samantha

E' stato l'anno dell'atterraggio sulla cometa, della prima donna italiana nello Spazio e della strada aperta verso Marte...

19 Dicembre 2014
E’ stato l’anno dell’atterraggio sulla cometa, della prima donna italiana nello Spazio e della strada aperta verso Marte: il 2014 si chiude avendo accumulato tanti momenti cardine per la storia dell’Uomo nell’esplorazione spaziale. Tante le emozioni, i pericoli e i timori vissuti dalla comunità scientifica e da una sterminata platea di appassionati in tutto il mondo, che nello Spazio vedono la chiave d’accesso al futuro.

– TRACCE DI VITA? NELL’ATMOSFERA DI MARTE C’E’ IL METANO
– 50 ANNI DI ITALIA NELLO SPAZIO
– TRENTO ‘SBARCA’ SULLE LUNE DI GIOVE CON UN RADAR SPAZIALE
– CLIMA SOTTO CONTROLLO GRAZIE A UNO SCANNER ITALIANO

L’operazione che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso è quella della discesa del piccolo lander Philae sulla superficie ghiacciata della cometa 67P/ Churyumov Gerasimenko, a più di 500 milioni di chilometri da noi. Una missione unica, visionaria, per cui la sonda Rosetta dell’Esa ha affrontato un viaggio lungo dieci anni. Il 12 novembre il momento più atteso è arrivato: Philae si è ancorato, seppure con qualche difficoltà, a un corpo celeste mai esplorato prima. Non così da vicino, mai con un contatto diretto.

Il successo di Rosetta è frutto di una collaborazione internazionale, in cui c’è anche tanta Italia. Made in Italy sono gli strumenti Giada, Virtis e Osiris, oltre al complesso sistema di pannelli solari che ha alimentato Rosetta per compier il suo viaggio memorabile e al ‘trapano’ SD2. E poi ci sono loro, gli scienziati italiani dell’Esa. Paolo Ferri, responsabile delle operazioni, e Andrea Accomazzo, direttore di volo di Rosetta e incoronato dalla rivista ‘Nature’ primo in classifica nella top ten degli scienziati che hanno fatto la differenza nell’ultimo anno.

Non è il solo italiano, nel mondo della scienza, ad aver ricevuto investiture ufficiali prestigiose nel 2014. Quello che ci lasciamo alle spalle è stato, in un certo senso, l’anno delle donne italiane. Signore della Scienza, arrivate ai vertici. Il nuovo direttore generale del Cern è Fabiola Gianotti, romana, 52 anni. Tra i capisaldi del suo mandato andare avanti con la ricerca, progredire nell’avanzamento tecnologico, formare i giovani e divulgare la scienza. Far capire a tutti la centralità e la bellezza delle scoperte scientifiche.

Ai vertici dell’Unoosa, Ufficio per gli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico delle Nazioni Unite, è arrivata invece Simonetta Di Pippo. Astrofisica, anche lei romana, fa tagliare all’Italia un traguardo mai raggiunto: è la prima volta che il nostro Paese guida l’organismo responsabile per i programmi dell’ONU di promozione della cooperazione internazionale nel settore spaziale.

E poi c’è lei, Samantha Cristoforetti. Il 23 novembre è arrivata sulla Stazione spaziale internazionale dando inizio alla missione ‘Futura’, la seconda di lunga durata dell’Agenzia spaziale italiana dopo ‘Volare’ di Luca Parmitano. (Ascolta @AstroSamantha al minuto 07.30)
Cristoforetti tornerà sulla Terra a maggio 2015.



Intanto, si guarda verso il pianeta rosso. Il 2014 è stato l’anno in cui è arrivato l’ok definito a diversi progetti, statunitensi ed europei. E’ di settembre il semaforo verde della Nasa alla fase finale di sviluppo del gigante dello spazio, lo Space launch System (Sls). Il gioiello a cui è legato il futuro dell’esplorazione spaziale è un vettore che lancerà gli astronauti dalla Terra a Marte entro gli anni ’30 di questo secolo. Intanto, in dicembre, è stato effettuato il primo volo di prova della capsula Orion. La Nasa ha comunicato che il volo di prova è “perfettamente riuscito”. In futuro la capsula sarà lanciata grazie allo Space launch System. Per l’Italia, invece, ottime notizie arrivano dalla Ministeriale Esa, che ha decretato il disco verde per Exomars: c’è la certezza che il programma, che prevede una missione in due fasi sul pianeta rosso, partirà.

Risultati importanti, che arrivano nel cinquantesimo anno di attività spaziale italiana. Tutto cominciò nel 1964, con il lancio del satellite San Marco-1. Ed ora? Qualche indicazione per il futuro arriva da Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).
L’auspicio per il futuro è continuare a studiare a e a capire, protesi sempre verso mete superiori.


TRACCE DI VITA? NELL’ATMOSFERA DI MARTE C’E’ IL METANO
Le ultime analisi del rover Curiosity della Nasa hanno rilevato la presenza di metano nell’atmosfera di Marte. Si tratta di una concentrazione di gas dieci volte superiore rispetto al normale, le cui sorgenti non sono state ancora individuate. La sorpresa è stata notevole, soprattutto se consideriamo che, sul nostro pianeta, il metano indica la presenza di materia organica decomposta in assenza di ossigeno. C’era materia organica anche sul pianeta rosso? Il metano trovato da Curiosity deriva da lì? Sono queste le domande a cui adesso gli scienziati devono rispondere dopo l’entusiasmo per una scoperta così inaspettata.

50 ANNI DI ITALIA NELLO SPAZIO
L’Italia è il terzo Paese al mondo ad essere andato nello spazio, dopo Stati Uniti e Urss. Era il 15 dicembre del 1964, quando, dalla base Nasa di Wallops Island iniziava il suo viaggio il satellite San Marco-1, il primo tricolore. Si apriva così la via italiana all’osservazione e all’esplorazione spaziale. Per festeggiare i 50 anni di attività del nostro Paese, l’Asi- Agenzia spaziale italiana-, ha organizzato una giornata celebrativa nella sua sede di Tor Vergata, insieme all’Aeronautica militare, al Centro Studi Militari Aeronautici “Giulio Douhet” (Cesma), e all’Università “La Sapienza” di Roma, con il supporto dell’Esa. Le tappe italiane nello spazio sono state ripercorse, dal 1964 a Samantha Cristoforetti, ricordando i recenti successi dei lanciatori Vega e tenendo a mente l’esempio del ‘padre’ dello Spazio per il nostro paese, Luigi Broglio

(Ascolta il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Pasquale Preziosa al minuto 01.54)

TRENTO ‘SBARCA’ SULLE LUNE DI GIOVE CON UN RADAR SPAZIALE
Si chiama ‘Rime’ (acronimo di Radar for Icy Moon Exploration) lo strumento nato a Trento e destinato ad indagare il sottosuolo ghiacciato delle lune di Giove. Grazie alla missione dell’Esa Juice, dedicata all’esplorazione di Giove e il cui costo supera il miliardo di euro, il radar spaziale made in Italy avrà il delicato compito di scandagliare il sottosuolo di Europa, Ganimede e Callisto, tre delle lune del gigante del Sistema solare. Tecnicamente è un radar sounder, in grado di misurare dall’orbita quello che accade centinaia di chilometri sotto di lui, nelle profondità lunari. Lo strumento è in grado di riprendere immagini della sotto-superficie, con la speranza di rinvenire acqua. La partenza della missione Juice, che fa parte del programma Esa Cosmic Vision, è fissata per il 2022.

CLIMA SOTTO CONTROLLO GRAZIE A UNO SCANNER ITALIANO
È portatile, occupa uno spazio di quasi 100 volte inferiore rispetto agli apparecchi finora utilizzati, ed è più economico di almeno 10 volte. Inoltre può essere usato con diversi tipi di molecole. Sono queste le caratteristiche di Scar, il sensore nato dalla collaborazione dell’ Istituto nazionale di ottica del Cnr di Firenze con l’azienda americana Planetary Emissions Management. L’obiettivo è industrializzare e mettere in commercio la tecnologia brevettata Cnr che consente di misurare il radiocarbonio presente nell’atmosfera con tecniche laser ad alta precisione che consentono una sensibilità mai raggiunta prima. Questo nuovo sensore, spiegano dal Cnr, cambierà il nostro approccio per la gestione delle emissioni di CO2, creando un sistema globale di misura dell’anidride carbonica, essenziale per la comprensione e la gestione dei cambiamenti climatici. Altre possibili applicazioni riguardano la sicurezza e la datazione dei reperti archeologici, nei quali il radiocarbonio rappresenta l’indicatore più attendibile.


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2018-06-05T17:25:29+02:00