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Spazio: Le cavità della cometa 67/P viste da Rosetta [VIDEO]

Niente impatti di asteroidi ma una forza tutta interna alla cometa che ne ha modificato il volto...

La cometa 67P Churyumov Gerasimenko continua a ‘parlare’ a distanza con la sonda Rosetta e mostra nuovi dettagli agli occhi dell’Europa che la osservano costantemente. L’ultima rivelazione è quella di cavità sulla sua superficie, simili alle doline terrestri, che non sono altro che la traccia di un’attività endogena. Niente impatti di asteroidi, dunque, ma una forza tutta interna alla cometa che ne ha modificato il volto. E lo fa ancora, visto che queste cavità sono ancora attive e in continua evoluzione.

E’ da poco meno di un anno che la sonda Rosetta dell’Esa sta osservando 67P, tenendo sotto controllo quella scia di polvere e gas che si va ingrossando man a mano che la cometa si avvicina al Sole. Quando la sonda si trovava a poche centinaia di chilometri di distanza ha rilevato qualcosa di strano: è comparso un complicato intreccio di getti polverosi che uscivano dal nucleo e si diffondevano nello Spazio. Per scoprire di cosa si trattase Rosetta ha usato gli occhi di Osiris, la camera a alta definizione che per la prima volta ha inquadrato la cometa da 10-30 chilometri di distanza e ha individuato questi misteriosi getti e ne ha scovato l’origine sulla superficie. Osiris è lo strumento principale della missione Rosetta per la raccolta delle immagini della cometa ed è Made in Italy.


– SPACE X, IL FALCON 9 ESPLODE NEI CIELI DI CAPE CANAVERAL
– ARRIVATA LA PRIMA IMMAGINE SCATTATA DA SENTINEL 2A
– LUCA PARMITANO A CAPO DEL TEAM SOTTOMARINO DI NEEMO
– NASCE IL CONSORZIO PER DIFENDERE LA SICUREZZA DEI CITTADINI EUROPEI

I risultati di questa straordinaria osservazione sono stati pubblicati sulla rivista Nature, a firma degli scienziati del Max Plank Institute. Il team ha visto distintamente 18 cavità sulla superficie della cometa. Sono di forma pressoché circolare e alcune tra loro sono ancora in attività. Sono tendenzialmente più profonde che larghe: le cavità scendono fino a duecento metri sotto al suolo polveroso e si allargano per poche decine di metri le più piccole, qualche centinaio le più grandi. Osiris ha osservato delle fuoriuscite dalle cavità più attive. Gli scienziati hanno osservato come fuoriuscissero dei flussi dalle fratture sulle pareti dei buchi. Ne hanno dedotto che gas volatili dovessero essere intrappolati là sotto, gas facilmente riscaldabili che possono ‘liberarsi’ e fuoriuscire.

Secondo il team di studiosi funziona così: le cavità si formano quando il soffitto di cavità sotterranee collassa su se stesso perché diventato troppo pesante per il suo scarso spessore. Così succede che l’interno della cometa rimanga esposto e il materiale lì contenuto inizi a sublimare, continuando a scavare la cavità. Il team si è convinto che questa erosione potrebbe durare anche a lungo nel tempo. Riguardo alle cause, tre ipotesi sono state formulate.

Un’idea è che esistano da sempre. Si potrebbero essere formati in seguito a collisioni a bassa velocità tra blocchi primordiali grandi da decine a centinaia di metri. Il crollo sarebbe poi avvenuto per scosse sismiche, per eccessivo indebolimento, per impatti dovuti a espulsioni di materiale in altre zone della cometa o per sublimazione.

La seconda ipotesi formulata sostiene che la formazione di cavità sarebbe dovuta a sublimazione di sostanze ghiacciate, riscaldate dai raggi di Sole che avrebbero attraversato il sottile strato di polvere su di loro.

Infine, la sublimazione potrebbe essere stata dovuta dall’energia liberata dal ghiaccio che da amorfo è diventato cristallino. Il mistero non è ancora risolto. Una mano importante, forse fondamentale, potrebbe arrivare dal Philae. Se il piccolo robottino atterrato su 67P lo scorso novembre riuscisse a riattivare i suoi comandi, potrebbe effettuare un carotaggio del terreno per spiegare che cosa succeda nel sottosuolo, per capire da dove arrivi l’energia.




SPACE X, IL FALCON 9 ESPLODE NEI CIELI DI CAPE CANAVERAL
Il razzo vettore Falcon 9 della compagnia privata Space X si è disintegrato in cielo pochi minuti dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral. Aveva il compito di portare in orbita la capsula Dragon, su cui viaggiavano rifornimenti per la Stazione spaziale internazionale (Iss). Il velivolo viaggiava senza equipaggio. La Nasa al momento non è in grado di ricostruire l’accaduto, ha spiegato il portavoce George Diller, ma sta analizzando i dati a sua disposizione. La sopravvivenza degli astronauti in orbita sulla Iss non è in nessun modo a rischio: hanno scorte a sufficienza per mesi. E’ la terza volta in meno di un anno che un vettore esplode, disintegrandosi. L’ultima volta era successo al cargo russo Progress, il cui mancato attracco sulla Stazione fece slittare di un mese il rientro sulla Terra di Samantha Cristoforetti. La compagnia Space X è di proprietà di Elon Musk e fornisce servizi alla Nasa.

ARRIVATA LA PRIMA IMMAGINE SCATTATA DA SENTINEL 2A
Appena 4 giorni dopo la messa in orbita, il satellite Sentinel 2A ha spedito la sua prima immagine del pianeta Terra. Ha così donato uno sguardo a colori su una porzione di suolo che servirà per il monitoraggio ambientale del programma Copernicus, nato proprio per controllare lo stato di salute del nostro pianeta. L’area fotografata misura 290 chilometri di ampiezza: inizia in Svezia e offre una striscia di osservazione che va dall’Europa centrale al Mediterraneo per poi terminare in Algeria. I dati sono stati acquisiti dalla stazione di terra di Matera, dove un team di scienziati li attendeva entusiasta.

LUCA PARMITANO A CAPO DEL TEAM SOTTOMARINO DI NEEMO
Sarà Luca Parmitano il capo dell’equipaggio di Extreme Environment Mission Operations, comunemente conosciuto come Neemo. L’astronauta italiano che nel 2014 trascorse 166 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale guiderà il team nell’avventura in una base sottomarina al largo della Florida. Lo scopo della missione è quello di testare nuovi strumenti e sperimentare tecniche che potranno essere utilizzate in futuro nelle attività extraveicolari nello Spazio. Proprio Parmitano, durante la missione ‘Volare’, effettuò due ‘passeggiate spaziali’, una delle quali si concluse con una manovra di emergenza dovuta alla presenza di acqua nel casco. La durata della missione è di 14 giorni e avrà inizio il prossimo 20 luglio . Neemo è giunto alla sua ventesima edizione: già in passato ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo di tecniche ingegneristiche e strumenti tecnologici d’avanguardia poi utilizzati nelle missioni spaziali.

NASCE IL CONSORZIO PER DIFENDERE LA SICUREZZA DEI CITTADINI EUROPEI
Si chiama Space Surveillance and Tracking, noto come SST, ed è il servizio che offre sorveglianza e monitoraggio alle istituzioni per garantire e proteggere la disponibilità a lungo termine delle infrastrutture spaziali che sono essenziali per la sicurezza dei cittadini europei. Per assicurare il funzionamento di questo servizio i vertici delle agenzie spaziali di Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna hanno firmato l’ accordo per la costituzione di un consorzio durante il Paris Air Show di Le Bourget. Il Consorzio sarà istituito in Europa e sfrutterà le infrastrutture già esistenti in ciascun Paese. Questo servizio garantirà maggiore autonomia all’Europa nel settore della sorveglianza dello Spazio, che oggi si basa in gran parte su quanto reso disponibile da parte degli Stati Uniti. Le azioni individuate per raggiungere gli obiettivi riguardano l’istituzione di una rete europea spaziale e terrestre in grado di produrre un database dei detriti in orbita e la creazione di centri di elaborazione dei dati a livello nazionale.



Left: 18 pits have been identified in high-resolution OSIRIS images of Comet 67P/Churyumov–Gerasimenko’s northern hemisphere. The pits are named after the region they are found in, and some of them are active. The context image was taken on 3 August 2014 by the narrow-angle camera from a distance of 285 km; the image resolution is 5.3 m/pixel.

Middle, top: close-up of the active pit named Seth_01 reveals small jets emanating from the interior walls of the pit. The close-up also shows the complex internal structure of the comet. The image is a section of an OSIRIS wide-angle camera image capture on 20 October 2014 from a distance of 7 km from the comet surface. Seth_01 measures about 220 m across.

Right, top: context image showing fine structure in the comet’s jets as seen from a distance of 28 km from the comet’s surface on 22 November 2014. The image was taken with the OSIRIS wide-angle camera and has a resolution is 2.8 m/pixel. In both images the contrast is deliberately stretched in order to see the details of the activity. The active pits in this study contribute a small fraction of the observed activity.

Left, bottom: how the pits may form through sinkhole collapse. 1. Heat causes subsurface ices to sublimate (blue arrows), forming a cavity (2). When the ceiling becomes too weak to support its own weight, it collapses, creating a deep, circular pit (3, red arrow). Newly exposed material in the pit walls sublimates, accounting for the observed activity (3, blue arrows). [ESA]


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2018-06-05T17:24:48+02:00