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Clean Space One: il ‘Pac-Man’ svizzero per la spazzatura spaziale

Il Clean Space One, punta ad agguantare piccoli satelliti dismessi, trascinarli in atmosfera e lasciare che brucino...

La sfida del futuro per lo Spazio non è solo legata ad atterraggi umani su asteroidi o su Marte. Quello su cui decine di scienziati si arrovellano è come riuscire a eliminare o almeno a ridurre la spazzatura spaziale. Intorno alla Terra c’è una vera e propria discarica, in cui fluttuano satelliti in disuso, resti di vettori, bulloni, schegge e polveri, che costituiscono un grande pericolo. Il rischio è che possano danneggiare tutti gli strumenti attivi inviati nello Spazio rendendoli inutilizzabili o, ancora peggio, che le collisioni inneschino una reazione a catena in cui vengano coinvolti anche satelliti ormai vitali per i cittadini, come quelli che si occupano di comunicazione o sicurezza.

– RENZI VISITA IL CERN E ANNUNCIA L’AUMENTO DEI FINANZIAMENTI
– ATHENA FIDUS PER IL CONTROLLO DELLE FRONTIERE A SUD DELL’EUROPA
– MISSIONE COMPITA PER PROGRESS, PROVVISTE CONSEGNATE SULLA ISS
– ‘IL MIO PIANETA DALLO SPAZIO’ SBARCA A NEW YORK

Anche gli astronauti corrono dei rischi: potrebbero essere colpiti durante una attività extra-veicolare. Questo quadro apocalittico è stato finora scongiurato, ma la buona sorte non basta: sono diversi i progetti in cantiere per eliminare tutti i rifiuti prodotti in 58 anni di missioni spaziali. Il primo strumento ad andare in orbita fu lo Sputnik, il 4 ottobre 1957. Dopo il debutto sovietico e fino ad oggi si contano migliaia e migliaia di missioni, che avrebbero prodotto, secondo i calcoli della Nasa, circa 20.000 oggetti più grandi di dieci centimetri ormai alla deriva nello Spazio. Secondo l’Esa, i detriti fluttuanti salgono a 600.000 se si calcolano anche quelli al di sopra del centimetro. Sono tutti ugualmente pericolosi, data la velocità altissima a cui si muovono. Esiste addirittura una commissione dell’Onu (la Inter Agency Space Debris Committe) incaricata di controllare i detriti nello Spazio.

L’ultimo progetto che ha l’ambizioso scopo di porre un rimedio alla discarica oltre atmosfera è nato in Svizzera. Gli scienziati dell’Ecole Polytechnique Federale di Losanna hanno messo a punto il Clean Space One, che punta ad agguantare piccoli satelliti dismessi, trascinarli in atmosfera e lasciare che brucino fino a scomparire. Lo strumento è stato già soprannominato Pac-Man, come il famosissimo videogioco anni Ottanta in cui una creatura sferica dalla grande bocca rincorreva dei puntini per mangiarli. I ‘puntini’, nella realtà spaziale, sono in questo caso rappresentati dai satelliti CubeSat. I CubeSat sono piccoli e essenziali, non contengono niente di più di ciò che è fondamentale per il loro funzionamento, costano poco e hanno avuto molto successo. Il che ha contribuito ad aumentare il sovraffollamento nello Spazio. La Svizzera lanciò un suo CubeSat nel 2009, rinominato SwissCube. Il tentativo è adesso quello di rimuoverlo.



Come il vero Pac-Man, il Clean Space One è dotato di un unico occhio, costituito da un sensore fatto per individuare il mini satellite da inglobare tramite una rete conica. La sfida è ardua perché trovare l’esatta collocazione dello SwissCube non è semplice. Ci si dovrebbe riuscire grazie a una camera di altissimo livello tecnologico, in grado di catturare sia l’immagine del piccolo satellite che lo spazio nero che li separa. In questo modo non ci dovrebbe essere il rischio di urtare il mini satellite e spingerlo via. A quel punto, con un’unica rapida mossa, il Pac-Man spaziale dovrebbe avviluppare lo SwissCube nella sua rete e trascinarlo verso il basso, dove l’attende la fine. Il lancio di Clean Space One è previsto per il 2018.

Gli svizzeri non sono i soli a lavorare sul recupero e la distruzione della spazzatura spaziale. In Giappone, per esempio, si stanno concentrando su una sorta di catena con la proprietà di una calamita, capace di attirare a sé i detriti. Sarebbe comunque funzionante solo per i rifiuti più piccoli. La Nasa sta invece pensando di usare dei laser. L’Esa ha al vaglio diverse soluzioni per ridurre l’affollamento di rifiuti e, intanto, il centro ESOC (European Space Operations Centre) tiene i rottami sotto stretta osservazione. Utilizza un telescopio nelle Isole Canarie e un sistema radar con base in Germania. Anche il satellite Proba dell’ESA si occupa del monitoraggio dei rottami microscopici.

Sul tavolo c’è anche l’idea di non disintegrare i rottami, ma di riutilizzarli. Tuttavia al momento non esistono soluzioni concrete. Ma gli sforzi internazionali lasciano pensare che arriveranno presto.



RENZI VISITA IL CERN E ANNUNCIA L’AUMENTO DEI FINANZIAMENTI
L’Italia aumenterà la quota del suo contributo economico al CERN di Ginevra. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la sua visita al centro europeo per la ricerca nucleare. Attualmente l’Italia contribuisce al budget annuale con circa 120 milioni di franchi svizzeri. Il nostro Paese è il quarto finanziatore dopo Germania, Francia e Regno Unito e contribuisce in misura importante anche con il capitale umano. “C’e’ un’Europa inclusiva, larga che si apre ai contributi degli Stati Uniti, della Russia e della Cina. Un’Europa che ha il coraggio di guardare al futuro come luogo delle curiosita’ e non di paure". Queste le parole di Renzi. Gli fa eco il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. “Qui si lavora guardando al futuro. E l’Italia ha un ruolo da protagonista".

ATHENA FIDUS PER IL CONTROLLO DELLE FRONTIERE A SUD DELL’EUROPA
Sorvegliare le frontiere più a Sud d’Europa per aiutare le autorità nei controlli del caso: questo è lo scopo del progetto Closeye, che ha ora sperimentato l’utilizzo della banda larga del payload targato Agenzia spaziale italiana a bordo del satellite Athena Fidus. Il satellite invierà tracciati radar, immagini ottiche e SAR da mezzi aerei direttamente al centro della Marina Militare. La sperimentazione permette, durante tutta la fase di test, una condivisione ampia e veloce dei dati strategici con i principali enti coinvolti nella sorveglianza costiera, direttamente dagli scenari operativi al centro di raccolta nazionale. In questo modo, grazie alla banda larga del satellite, è possibile avere comunicazioni strategiche costanti che possono ovviare a qualsiasi problema legato alle comunicazioni satellitari commerciali o di rete fissa. Athena Fidus è un satellite duale, cioè ha scopi sia civili e che militari, ed è nato dalla collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e Centre national d’études spatiales (CNES).

MISSIONE COMPITA PER PROGRESS, PROVVISTE CONSEGNATE SULLA ISS
Tre tonnellate di cibo, materiale per esperimenti, carburante e pezzi di ricambio sono arrivate sulla Stazione spaziale internazionale lo scorso 5 luglio. Gli astronauti in servizio a bordo hanno tirato un sospiro di sollievo, visti i recenti incidenti che avevano impedito l’approvvigionamento sul laboratorio spaziale più grande mai costruito. L’ultimo incidente si era verificato a fine giugno, quando il razzo vettore Falcon 9 della compagnia privata Space X si era disintegrato in cielo pochi minuti dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral. Prima ancora, in aprile, era accaduto al cargo russo Progress, evento che fece slittare di un mese il rientro a Terra di Samantha Cristoforetti. L’ultimo viaggio è invece andato per il verso giusto e le scorte sono state reintegrate. A bordo della Stazione spaziale internazionale vengono immagazzinati beni che permettono un’autonomia di quattro mesi.

‘IL MIO PIANETA DALLO SPAZIO’ SBARCA A NEW YORK
Innovazione, tutela ambientale, preservazione del pianeta e sviluppo economico: sono le leve della mostra ‘Il mio pianeta dallo spazio: fragilità e bellezza’, presentata lo scorso anno in Italia e organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con Agenzia spaziale italiana, la Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione Europea. Ora, l’esibizione che mostra gli angoli più remoti del nostro Pianeta visti dall’alto in una prospettiva unica arriva a New York. Fino al 9 settembre sarà accessibile gratuitamente al UN Headquarters General Assembly Building della Grande Mela. Le immagini riprese da satellite mostrano come cambia la Terra, mettono in luce le mutazioni dei territori e, in generale, della Natura, e evidenziano anche il peso dell’intervento dell’uomo. La mostra, oltre a New York, è ancora visibile anche a Milano fino al 10 gennaio.


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2018-06-05T17:24:47+02:00