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Spreco alimentare, un paradosso del Pianeta

Nell'ottica di portare a conoscenza di una platea sempre più vasta di persone i costi di questa cattiva abitudine si è celebrata la '3 Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare

spreco alimentareROMA – Mille miliardi di dollari è questa la cifra, anche numericamente difficile da scrivere, che possiamo trovare nelle nostre pattumiere. Mille miliardi, indica, infatti, la cifra dello spreco alimentare annuo dell’intero Pianeta, il cibo cioè che il mondo ricco non consuma e getta via. È, comunque, una cifra parziale perché bisogna anche aggiungere i costi ‘nascosti’ legati all’acqua e all’impatto ambientale. I ‘mille’ si trasformano così nell’iperbolica cifra di 2.600 miliardi di dollari ‘bruciati’ ogni anno. L’Italia, dal canto suo, contribuisce più che bene a una tale distruzione. Lo spreco nostrano vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato. I dati sono frutto del Rapporto Waste Watcher 2015. L’intera Europa, invece, vi partecipa, gettando via ben 90 milioni di tonnellate di cibo.

Nell’ottica di portare a conoscenza di una platea sempre più vasta di persone i costi di questa cattiva abitudine si è celebrata, venerdì 5 febbraio, la ‘3 Giornata nazionale di prevenzione dello spreco’ e, in contemporanea, Last Minute Market annuncia l’avvio della 6 edizione della campagna europea di sensibilizzazione “Spreco zero. L’intento è quello di poter arrivare al dimezzamento dello spreco nei Paesi europei entro il 2025.

Gli italiani, stando alle ricerche illustrate in occasione della presentazione della ‘Giornata’, pur non riuscendo appieno nell’intendo di combattere lo spreco, si mostrano sensibili e preparati sulla questione. L’85% dei consumatori, ad esempio, è consapevole dell’importanza dell’imballaggio rispetto alla conservazione o deperibilità del prodotto, per il 64% il packaging è addirittura ‘indispensabile’ e il 93% dichiara di scegliere il pak sulla base della sua funzionalità, oppure della possibilità di riutilizzo (90%). Ma c’è di più: il 56% dei consumatori – più di un italiano su 2 – ha dichiarato di essere disposto a “pagare qualcosa di più per avere imballaggi che aumentino la probabilità di utilizzo del prodotto, riducendone di conseguenza lo spreco. Tutti questi dati sono tratti dall’inchiesta Waste Watcher 2016. Monitorate anche le abitudini di acquisto dei consumatori italiani: la spesa si fa nei supermercati o ipermercati, è la grande distribuzione a tenere banco per il 90% dei consumatori mentre solo il 9% degli italiani acquista nei piccolo negozi o dal produttore; la spesa è quotidiana oppure si rinnova ogni 2/3 giorni (69%), solo il 27% degli italiani pratica la grande spesa settimanale: questo per avere prodotti sempre freschi e limitare lo spreco degli aliimenti. Le confezioni si preferiscono piccole (64%) per prevenire lo spreco che infatti colpisce in prevalenza le confezioni grandi aperte da tempo (62%). E’ plebiscitaria l’attenzione alla data di scadenza nelle etichette (91%), per le quali si richiedono informazioni chiare e dettagliate (ingredienti, provenienza, tracciabilità). Nonostante le buone intenzioni e la preparazione, nel nostro Paese, lo spreco alimentare è quantificato in 30 milioni di tonnellate annue: 1/7 circa di quanto avviene nell’insieme dei Paesi Ue.

spreco alimentare 2“La lotta agli sprechi e alle perdite alimentari – ha sottolineato il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara Degani – gioca un ruolo decisivo sia per la riduzione dell’impronta ambientale della produzione alimentare, sia nell’assicurare un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future”. “È bene sottolineare, ha poi concluso Degani, che, fra le iniziative che sta portando avanti il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, c’è anche l’educazione ambientale nelle scuole. Riteniamo necessario che sul tema alimentazione e spreco le coscienze siano formate fin dai primi anni di età”. Infine il Sottosegretario ha poi dato indicazione su un piccolo gesto che tutti possono operare per contibruire alla lotta allo spreco alimentare. “La Family Bag rappresenta l’upgrade delle doggy bag, affrancando attraverso contenitori di design questo concetto dal ghetto del nostro immaginario e dal pudore di richiederlo a fine pasto”, ha spiegato. “Non sprecare deve essere il nuovo stile di vita, e richiedere una Family Bag significa comportarsi in maniera virtuosa”.

2018-06-05T15:09:41+02:00