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Cemento, plastica e residui atomici: ecco cosa resterà di noi sulla Terra

Matteo Giambenedetti I.C. Pallavicini-plesso Bachelet-Roma

Quando qualcuno nel futuro si ripresenterà sulla Terra, mentre tutti noi ci saremo estinti, troverebbe di certo le tracce del nostro passaggio. E se si volesse mettere a fare il geologo, scavando con il suo martello non ci metterebbe molto a scoprire, oltre a quelli attualmente conosciuti, lo “strato dell’uomo”.
Alla domanda se davvero esista una nuova era geologica caratterizzata dalle impronte della nostra presenza, gli scienziati dell’Università di Leicester e del British Geological Survey rispondono con un convinto si. Essi, sulla rivista science, scrivono: lo strato dell’uomo, l’antropocene, è caratterizzato da tutti i materiali che non esistevano in natura prima che l’uomo avesse imparato a produrli in laboratorio, ribattezzati tecnofossili. Ad esempio, all’ipotetico geologo del futuro non sarebbe difficile trovare le 50 miliardi di tonnellate di cemento, le 300 milioni di tonnellate di plastica, le 500 milioni di tonnellate di alluminio, né del 50% di superficie terrestre modificata dall’uomo.
Ci sono varie opinioni sull’epoca dell’entrata in scena dell’antropocene, e l’ipotesi più accreditata ha addirittura una data e un luogo precisi: 16 luglio 1945, quando ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, esplose Trinity, la pima bomba atomica della storia dell’umanità. Anche valide sono le ipotesi che la sua entrata risalga alla scoperta dell’America o alla prima rivoluzione industriale.
Ma lo stabilimento dell’entrata in vigore dell’antropocene passa in secondo piano se si considera l’entrata stessa da un altro punto di vista. Essa infatti non segnerebbe il “comune” passaggio di epoca geologica, ma dimostrerebbe in modo sconvolgente fino a che punto l’uomo si è spinto nel cambiare il pianeta in cui è nato. E ciò potrebbe accadere già alla fine di quest’anno, la questione infatti è già nell’agenda dell’International Commision on Stratigraphy, l’unione dei geologi che si occupa di definire la misurazione della storia del pianeta.

Matteo Giambenedetti 2A
I.C. Pallavicini-plesso Bachelet-Roma

2016-02-22T11:56:23+01:00