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Expo ha chiuso i suoi cancelli: lunga vita a Expo!

Sofia Ranfagni Picchianti Liceo Classico "Galileo" di Firenze

L’Esposizione universale è stato uno dei maggiori eventi mai organizzati in Italia. Contando ben 21.000.000 di visitatori, l’Expo ha raggiunto un altissimo livello di successo mondiale. Ha coinvolto etnie e popoli di tutto il mondo e persone provenienti da diversi continenti. Aperto dalla mattina alla sera, Expo è durato circa sei mesi, un periodo in cui l’afflusso di persone è stato impressionante. Moltissimi sono stati gli ospiti che vi hanno partecipato e altrettanti i presenti a tutta l’organizzazione. Ma la cosa più soddisfacente è che più della metà dei visitatori ha lasciato commenti positivi sull’argomento. Anche il presidente della Repubblica Mattarella, fiero di questa esposizione, ha descritto Expo come “una sfida vinta grazie ad un’Italia unita”. Insomma, un successo clamoroso. Come tutti sappiamo Expo ha chiuso i suoi cancelli il 31 ottobre. La domanda è evidente. Voglio dire, e adesso? Se è tutto finito, cosa ce ne facciamo dei padiglioni, dei parchi e dei ristoranti? Verranno distrutti? Oppure lo spazio verrà riutilizzato? Innanzi tutto, dobbiamo riferire che alcuni straordinari quadri identificativi dell’esposizione universale verranno lasciati. Uno di questi è l’Albero della Vita, simbolo indiscutibile di Expo, nonché monumento (perché è proprio così che viene definito, nella sua straordinaria maestosità) che ha attratto moltissimi turisti. Per quanto riguarda appunto i padiglioni dei vari paesi, la loro sorte non è molto certa e sicura, anzi per alcuni il problema non è stato ancora posto. Esaminando alcune informazioni, prendiamo in esame, per esempio, il padiglione degli Emirati Arabi Uniti: è stato deciso di smontarlo e rimontarlo ad Abu Dhabi, un progetto basato sull’utilizzo dell’energia solare e di un’economia a emissioni zero. Il Belgio, invece, ha seguito un’altra via: ha messo “all’asta” il proprio padiglione facendo partire le offerte dalla base di un milione di euro. C’è stato ovviamente chi non si è fatto sfuggire questa bella occasione. Infatti, alla fine di Expo, il Belgio aveva già venduto il padiglione ad un imprenditore cinese per ben sei milioni di euro. Molti sono stati i paesi che hanno optato per la medesima scelta, quella del mercato. C’è chi, invece, ha fatto ancora in modo diverso: il Principato di Monaco donerà il padiglione e lo farà decollare fino in Africa, per far sì che diventi una sede della Croce Rossa, altri riutilizzeranno parte dei materiali impiegati (come legno o ferro) e c’è anche chi distruggerà semplicemente ciò che ha costruito per l’occasione. Ma il padiglione che si è “spinto” di più in questo salvataggio del materiale e quindi del proprio padiglione in generale, è sicuramente la Cina. Sentite un po’ l’ingegnosità del paese asiatico: ha deciso di mettere all’asta le 4mila mattonelle, o meglio squame di drago, che rivestono quasi come una vera pelle l’intero edificio. Il ricavato servirà a ricostruire il tempio dei Cinque Draghi nella provincia dello Shanxi. In linea di massima, la maggior parte degli edifici sono stati recuperati dalla brutta fine che si pensava potessero fare. Il presidente di Expo Giuseppe Sala ha riferito al riguardo che “tutto quello che vediamo qui ad Expo sarà destinato a chi ne ha bisogno. Dobbiamo solo stare attenti ai criteri”.

Sofia Ranfagni Picchianti 1C
Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-03-10T11:07:59+01:00