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Scienza: al Cern riparte il superacceleratore Lhc

Immaginate un’infinita distesa di neve, un campo esteso lungo tutto lo spazio. Il campo di Higgs è come questo: questo è fatto di fiocchi di neve, allo stesso modo il campo di Higgs è composto di piccoli quanti. Noi li chiamiamo Bosoni di Higgs [John Ellis] Da quando il neutrino ha infranto tutti i limiti […]

Immaginate un’infinita distesa di neve, un campo esteso lungo tutto lo spazio. Il campo di Higgs è come questo: questo è fatto di fiocchi di neve, allo stesso modo il campo di Higgs è composto di piccoli quanti. Noi li chiamiamo Bosoni di Higgs [John Ellis]

acceleratore lhc

Da quando il neutrino ha infranto tutti i limiti di velocità della fisica, entrando a far parte dell’immaginario collettivo come l’elemento più veloce della luce, qualcosa è cambiato. In pochi addetti ai lavori prima conoscevano l’incredibile mondo degli acceleratori, famosi al grande pubblico, per lo più, grazie alla ricerca del Bosone di Higgs, mediaticamente più spendibile come “particella di Dio”. Enormi circuiti dove le particelle subatomiche vengono scatenate per investigare la materia. L’esempio sulla bocca di tutti è Il Large Hadron Collider l’LHC del Cern di Ginevra. Un anello sotterraneo di 27 chilometri situato al confine tra la Francia e la Svizzera. La pista dove il neutrino ha sfondato il muro della luce, diventando improvvisamente una star.

LHC-cern

Della ‘Particella di Dio’ si parla dal 1964. E’ quello l’anno in cui, in maniera indipendente, i fisici Peter Higgs, Francois Englert e Robert Brout lavorarono sulla teoria del bosone che conferisce la massa alle altre particelle. Questo studio sui primi mattoni dell’Universo è valso il premio Nobel per la Fisica 2013, assegnato dall’Accademia di Svezia a Higgs e Englert (il terzo fisico, Brout, è morto nel 2011). L’esistenza del bosone, universalmente conosciuto come ‘bosone di Higgs’, è stata confermata sperimentalmente lo scorso anno grazie agli esperimenti ATLAS e CMS del CERN di Ginevra.



Ginevra – Dopo la pausa tecnica di circa tre mesi, il più grande acceleratore di particelle al mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, ha ripreso a funzionare. A comunicarlo è il fisico italiano Mirko Pojer, uno dei responsabili delle operazioni di Lhc. E’ stato iniettato un primo pacchetto con circa 10 miliardi di protoni, che dovrebbe completare il viaggio nelle due direzioni per verificare il pieno funzionamento della macchina.



Le particelle correranno lungo l’anello di Lhc attraversando un settore dopo l’altro, fino a compiere un giro completo. “La correzione dell’orbita verrà fatta un pezzo alla volta – spiega Pojer all’ANSA – poi si cercherà di catturare il fascio con la radiofrequenza, che servirà a dare l’energia necessaria per mantenerlo costantemente in circolazione“.

Se la prova andrà a buon fine, si aprirà una nuova fase di test, con il lancio di un numero crescente di pacchetti di particelle per arrivare a regime entro fine aprile, quando potranno riprendere le collisioni e gli esperimenti veri e propri, destinati ad aprire un nuovo capitolo della fisica. 

2018-06-05T17:22:25+02:00