Il riscaldamento globale miete vittime ogni giorno: dalle vegetazioni un tempo rigogliose, alla qualità di vita di ogni essere vivente, e questa volta è toccato a ben 10.000 pinguini Adelia, la specie più diffusa nelle coste del continente Antartico. La loro sfida contro la natura colpida dall’incuranza dell’uomo è stata narrata da uno studio pubblicato sulla rivista “Antarctic Science”: ben 150.000 pinguini hanno perso la loro battaglia, nonostante le decine di chilometri percorsi tra i ghiacci per trovare il nutrimento necessario a vivere e raggiungere l’Oceano. Un iceberg grande quanto lo stato del Lussemburgo, crollando, ha impedito il passaggio verso il mare ai pennuti antartici, abitanti della baia di Cape Denison, noti per la loro placida vita, caratterizzata dalla nidificazione poco distante dal mare, e per la ricerca del cibo in mare aperto. La loro vita tranquilla, è stata turbata per sempre quando quella montagna di ghiaccio, che è stata definita iceberg B09B, ha ostruito la Commonwealth Bay, dopo aver vagato per più di vent’anni nel mare Antartico.
Gli scienziati neozelandesi e australiani che hanno compiuto ricerche al riguardo hanno scoperto tramite immagini satellitari che i pinguini, per raggiungere il mare e nutrirsi di krill, abbiano dovuto aggirare l’iceberg e per fare ciò, percorrere più cinquanta chilometri, uno sforzo che li ha decimati, mettendo alla prova la loro resistenza. Oramai, sono solo 10.000 i pinguini che ancora resistono a questa vita fatta di sofferenze e fatiche, ma l’articolo dei ricercatori riporta che l’impatto dell’iceberg sulla colonia sia «più terribile rispetto a quel che suggeriscono i soli numeri del censimento».
Come hanno sostenuto i due biologi Kerry-Jayne Wilson e Christopher Fogwill, il surriscaldamento del pianeta comporterà l’ovvio scioglimento dei ghiacci, e i tragitti da compiere da parte dei pinguini per procacciarsi il cibo diverranno talmente lunghi da rendere impossibile la loro sopravvivenza. “Se l’iceberg B019 non dovesse sciogliersi in tempo, la popolazione di volatili nella baia, che ammonta a ben 5520 nidi, potrebbe persino azzerarsi”: questa è la dura ma realistica sentenza proclamata dai biologi della University of New South Wales e dell’associazione animalista West Coast Penguin Trust.
Nonostante le centinaia di uova e nidi abbandonati, la popolazione dei volatili non sembra avere intenzione di migrare in un luogo più vicino alla costa Antartica: infatti molti pinguini continuano a tornare a Cape Denison per riprodursi, e questo dà speranze alla colonia di pinguini, insieme alla notizia che l’iceberg stia iniziando a presentare alcune crepe che, per quanto piccole, potrebbero garantire il lento ma continuo smaltimento del ghiaccio, e l’apertura di un varco verso il mare aperto, per ritrovare così la vita tanto serena di un tempo.
Lo sconforto per l’avvenimento tragico lascerebbe dunque spazio una minima speranza, che forse garantirà alla colonia della baia una vita – si spera lontana da altri pericolosi iceberg, e vicina al mare aperto -. La natura a volte si dimostra imprevedibile, ed è capace di stravolgere l’esistenza di migliaia di persone o animali in un singolo attimo: sta a noi non sottovalutarla e, anzi, tentare non di prevedere, ma di prevenire le sue mosse, che possono dare scacco matto alla nostra esistenza.
Martina Lucaccini 5E
Liceo Classico “Galileo” di Firenze