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Anche l’arbitro è un atleta

L'intervista di Ginevra Tomaselli - Liceo Dante Alighieri di Roma

28 Aprile 2016

ROMA – La maggior parte delle persone quando guarda una partita di calcio ha occhi soltanto per i propri beniamini, mettendo così in secondo piano la figura dell’arbitro e rievocandolo alla mente solo quando dà una sanzione troppo grave. Ma cosa c’è dietro a questa figura per molti misteriosa? Ne abbiamo parlato con Francesco Tortora della sezione arbitri di Roma 1.

Per prima cosa, ci racconta qual è il suo ruolo e di cosa si occupa?

“Sono il consigliere e componente dell’area tecnica del calcio a 11 gestendo, insieme ai miei colleghi, gli arbitri nelle varie categorie svolgendo questa mansione del tutto volontariamente”.

Cosa deve avere secondo lei un buon arbitro per avanzare velocemente tra le varie categorie?

“Per prima cosa buona capacità di apprendimento, non deve infatti dar per scontato ciò che gli dicono gli osservatori ma cercare di imparare sempre dai suoi errori, è un fatto puramente mentale, così come l’arbitraggio ed inoltre deve essere sempre rigoroso dell’allenamento. L’arbitro di calcio è un atleta”.

Cosa motiva un ragazzo o una ragazza a scegliere di diventare un arbitro?

“Onestamente non lo so, la passione sicuramente ma anche forse il piacere di fare sport e di stare dentro un contesto dove si parla di sport. Bisogna però ricordare che la nostra attività è un impegno serio e, essendo tale, pretendiamo anche noi della serietà e rispetto reciproco anche per gli altri colleghi in quanto la sezione è costituita da persone di tutte le età quasi”.

In base a cosa si sceglie un  determinato arbitro per una determinata partita?

“I criteri determinanti sono sostanzialmente due: la difficoltà della partita e l’esperienza dell’arbitro così che possa svolgere al meglio quella gara”.

Lei prima arbitrava giusto? Come è stato passare dal campo allo  stare dietro ad uno schermo a lavorare dietro le quinte?

“Si certo, anch’io ho iniziato come arbitro effettivo il mio percorso all’interno dell’associazione AIA. Personalmente è stato abbastanza tranquillo anche se ci tengo a dire che non è stata una mia scelta abbandonare il campo, avrei ben volentieri continuato. È stato molto semplice anche perché mi piace molto come ruolo”.

Com’è relazionarsi con i giovani arbitri?

“Ogni anno è come ricominciare da capo, non finisco di conoscere gli arbitri appena entrati che i corsi ricominciano ed io così sono ”costretto” a trovare un feeling ed un intesa con il nuovo gruppo composto da ragazzi perlopiù”.

di Ginevra Tomaselli – Liceo Dante Alighieri di Roma

2017-05-15T14:59:44+02:00