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Scientificamente La barriera corallina si sta sbiancando a causa del clima Nessun colore e addio per sempre a quello spettacolo mozzafiato sottomarino che l’Unesco ha voluto inserire con forza nel catalogo dei suoi patrimoni naturalistici. Il 93% della grande barriera corallina sta sparendo o meglio, si sta sbiancando, un fenomeno che porterà inevitabilmente, i coralli […]

6 Maggio 2016

Scientificamente

La barriera corallina si sta sbiancando a causa del clima
Nessun colore e addio per sempre a quello spettacolo mozzafiato sottomarino che l’Unesco ha voluto inserire con forza nel catalogo dei suoi patrimoni naturalistici. Il 93% della grande barriera corallina sta sparendo o meglio, si sta sbiancando, un fenomeno che porterà inevitabilmente, i coralli alla morte. A fotografare il disastro, i ricercatori dell’Arc (centro di eccellenza per gli studi della barriera corallina) della James Cook University, guidati dal biologo Terry Hughes. L’area della barriera corallina, circa 2300 chilometri, è stata monitorata sia con aerei che con sottomarini e il quadro che è venuto fuori è devastante. L’indagine mostra come, soprattutto nella zona nord della barriera, la mortalità tra i coralli sbiancati sia tra il 50 e il 90%. Causa del disastro, secondo Hughes, i cambiamenti climatici. Per il biologo l’unica soluzione possibile “nel medio e lungo termine”, sarebbe quella di “ridurre le emissioni di CO2”. Per Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia, i dati confermano il rischio di perdere per sempre inestimabili patrimoni sottomarini. “Un evento così estremo non era mai stato osservato prima – ha detto la responsabile – segno che il riscaldamento globale, causato dalla nostra dipendenza dalle fonti fossili, sta sancendo la fine di questo paradiso sottomarino”.

La sonda MRO a caccia di vulcani su Marte
Dopo aver festeggiato i dieci anni di attività, lo scorso 10 marzo, il Mars Reconnaisance Orbiter prosegue le sue indagini in qualità di investigatore del Pianeta Rosso. La missione della sonda della Nasa, è focalizzata principalmente sulla ricerca di tracce di acqua, anche passate, sul clima e le peculiarità geologiche del pianeta rosso. Questa volta, il Mars Reconnaisance Orbiter, ha puntato i suoi occhi elettronici sui vulcani marziani. Secondo i dati raccolti infatti, gli esperti sono giunti alla conclusione che milioni di anni fa la superficie di Marte è stata interessata da eruzioni vulcaniche avvenute sotto uno strato di ghiaccio. Ed è proprio questa particolare tipologia di vulcanismo, che ha catturato l’attenzione della comunità scientifica. Per condurre le loro indagini, gli esperti si sono avvalsi dello spettrometro CRISM, uno dei sei strumenti scientifici presenti a bordo della sonda. Ad essere presa in esame è stata la zona “Sisyphi Montes”, una catena montuosa marziana che si trova a circa 1600 chilometri di distanza dall’attuale calotta di ghiaccio del Polo Sud di Marte. E’ qui che grazie al Crism sono stati individuati minerali, quali zeoliti, solfati ed argille, che sulla Terra si formano come conseguenza di un’eruzione subglaciale.

SignAloud: arrivano i guanti che traducono il linguaggio dei segni
Thomas Pryor e Navid Azodi, due studenti dell’Università di Washington, hanno creato i SignAloud, guanti in grado di riconoscere il linguaggio dei segni per farlo comprendere anche a chi non lo conosce. In particolare, il linguaggio dei segni americano tradotto in lingua inglese. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono circa 360 milioni le persone che hanno una forma di disabilità uditiva e molte di queste usano il linguaggio dei segni per comunicare. Purtroppo per queste persone, è difficile interagire con il resto del mondo che comunica verbalmente e che spesso non conosce il linguaggio dei segni. I SignAloud, riconoscono i gesti delle mani che corrispondono a parole e frasi nel linguaggio dei segni. I guanti poi, inviano i dati tramite Bluetooth a un computer che fa corrispondere al gesto, la parola o la frase associata. Infine, il computer pronuncia la parola o la frase ad alta voce. Al momento, la traduzione dei segni è possibile solo in inglese, ma i giovani scienziati pensano di lavorare ad altre lingue e ad un’applicazione per smartphone.

Lo Chang Zheng-5 si prepara al debutto
Chang Zheng-5, si prepara a partire. Sono iniziate le fasi di assemblaggio del nuovo vettore medio pesante cinese, il cui primo lancio è previsto per settembre. Sviluppato dal China Academy of Launch Vehicle Technology, il vettore è la punta di diamante del programma spaziale cinese. Suo infatti, il compito di immettere in orbita i moduli della nuova stazione spaziale nazionale oltre al suo impiego nell’atteso programma lunare. Il vettore si compone di uno stadio centrale, di 5 metri di diametro e propulso da due motori YF-77, affiancato da 4 boosters, di 3,35 metri di diametro e ciascuno con 2 motori YF-100. “Quando l’assemblaggio sarà completato entro il prossimo giugno – ha detto Yang Hujun, vice capo ingegnere del programma – il vettore sarà sottoposto ad una serie di test per verificarne la preparazione. Il lancio avverrà quindi nella seconda metà di quest’anno”.


2016-05-06T11:03:26+02:00