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La favola del topo Sebastiano

Federico Spagna Scuola Secondaria di primo grado "Puccini" di Firenze

 

Nella campagna più calda e soleggiata della Puglia, dove i trulli erano sparsi per i prati come le stelle sono sparse nel cielo, viveva un allegro topolino, di nome Sebastiano.
Suo zio, Federico, era famoso fra gli animali perché aveva fatto sopravvivere i suoi amici topolini all’inverno, con solo parole e pensieri. Era considerato un mago ed un poeta. Per questo Sebastiano era felice di essere suo parente.
Le cose però erano destinate a cambiare. Infatti, durante un novembre pungente, l’ormai vecchio Federico morì per un infarto, mentre nella sua tana era intento a scrivere poesie. Tutti gli animali ci rimasero male, ma soprattutto Sebastiano. Il giorno del funerale non c’era nessun gemito e pianto, ma solo un silenzio lugubre.
Dopo la cerimonia tutti se ne andarono a volto basso, come se in terra ci fosse una calamita che attrae gli occhi. Per un po’ Sebastiano rimase davanti alla tomba, con uno sguardo triste dipinto sul muso. Poi iniziò a nevicare e dei leggeri fiocchi di neve caddero sulla tomba. A quel punto Sebastiano se ne andò. Iniziò a versare leggere lacrime, come quando un rubinetto perde acqua. Alcune, prima di arrivare a terra si ghiacciavano e rimanevano attaccate al pelo del giovane topo.
Il pomeriggio dopo, in cima alla grande pietra del trullo abbandonato, ci sarebbe stata la lettura del testamento di Federico. Sebastiano si mise in prima fila, gli altri parenti (venuti da ogni angolo dell’Italia) invece si misero in fondo. Molti non conoscevano proprio Federico, alcuni lo avevano visto a stento. Il vecchio merlo salì in cima alla roccia, si schiarì la voce e disse: – Signori topi qui convenuti, siamo qui oggi per leggere il testamento dell’ormai defunto Federico -. Poi tirò fuori il testamento e proseguì: – Allora: “Se state leggendo o ascoltando questo messaggio, vuol dire che io sono deceduto. Lascio i miei beni, ovvero la mia tana e tutti i miei scritti al mio caro nipote Sebastiano.” –
Subito gli altri parenti iniziarono a gridare di rabbia, protestando: “Non è giusto! Perché tutto a lui? E noi? –
Allora il vecchio merlo cercò di calmare le acque, ma le grida ricoprivano la sua voce così cinguettante che, quando cantava, pareva una soave nota musicale. Però quel giorno il suo “fa” non riuscì a sconfiggere la forza delle grida dei topi arrabbiati. Allora Sebastino salì in cima alla roccia, prese uno degli scritti di suo zio, intitolato “La pace”e iniziò a leggere ad alta voce:
“La pace che passa silenziosa,
la pace che ferma gli iracondi,
la pace che rallegra gli animi buoni,
la pace che può entrare in ogni mondo,
in ogni nazione,
in ogni posto:
la pace che è possibie ovunque.”
Dopo quelle paole si calmarono gli animi e ogni parente si rimise al proprio posto. Il vecchio merlo stava per continuare a leggere il testamento, quando iniziò a nevicare forte. Allora il freddo salì dalle zampe sino alle orecchie di tutti i topi. Subito la comitiva di animali si rifugiò nel vecchio trullo. L’aria fredda entrava però nelle crepe della vecchia fattoria. Tutti tremavano e il rumore dei denti che battevano per il gelo rimbombava nel vecchio trullo.
Allora Sebastiano cercò negli scritti una poesia adatta a quel momento, poi ne trovò una intitolata “La stufa”. Quindi iniziò a leggere ad alta voce:
“La stufa calda
che ti riscalda,
alimentata dal rosso fiore
fa riavere il tuo cuore.
D’inverno da me è usata
ché la mia anima è riscaldata.”
Come per incantesimo gli animi della comitiva si riscaldarono e le loro piccole pellicce presero a illuminarsi, facendo sciogliere il ghiaccio attaccato alle pareti. Come per magia smise di nevicare e gli animali uscirono dal vecchio trullo. Finito di leggere il testamento, ogni famiglia si incamminò verso casa, mentre Sebastiano, con il cuore caldo e l’animo pacifico, andò alla sua tana.
Questa è la storia di quella strana lettura del testamento di un topo poeta, ma soprattutto è la storia di Sebastiano, che con la sua magica voce faceva diventare magica una cosa bellissima: la poesia!

Federico Spagna
Classe 1C – Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze

2016-05-11T10:35:15+02:00