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Istat, giovani troppo a lungo, italiani sposi e genitori in ritardo

La fotografia delle nuove generazioni nel Rapporto Annuale Istat

giovani mammoneROMA – La transizione allo stato di ‘adulto’ si compone di diversi passaggi nel vissuto degli individui: dalla condizione di studente a quella di occupato, dalla famiglia dei genitori alla vita indipendente o di coppia, dallo status di single a quello di coniugato e dall’essere senza figli alla genitorialità. Le generazione dei Millenial (nati tra gli anni ’80-’90) e delle Reti (nati dopo il ’96) stanno posticipando sempre di più queste principali tappe verso la vita adulta. La rilevazione arriva attraverso il ‘Rapporto Annuale’ firmato dall’Istat.

Nel 2015 – mette in evidenza l’Istat – vive ancora in famiglia il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle coetanee, percentuali in decisa crescita rispetto a venti anni prima (rispettivamente 62,8% e 39,8%). La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine e’

dovuta a molteplici fattori, tra cui l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà, gli ostacoli a trovare un’abitazione. L’istituto del matrimonio sembra in declino fra le generazioni più recenti. La propensione a sposarsi la prima volta e’ in forte calo perché l’evento e’ posticipato verso eta’ più mature: nel 2014 l’età media al primo matrimonio e’ arrivata a 34,3 anni per gli sposi e a 31,3 per le spose. Particolarmente esplicativo e’ il caso delle donne che a 30 anni non hanno ancora lasciato la famiglia di origine – oltre 2,7 milioni, rappresentano più dei due terzi delle trentenni – cresciute di 48 mila unita’ fra il 2008 e il 2014. Nel contempo sono diminuite di circa 41 mila unita’ le spose alle prime nozze tra 18 e 30 anni.

Il numero medio di figli per donna calcolato, sempre dall’istat, per generazione continua a decrescere senza soluzione di continuità. L’Inps rileva che si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,5 figli per le donne della generazione del 1970. La recente diminuzione della fecondità e’ in gran parte da attribuire al rinvio delle nascite da parte della Generazione del millennio. La posticipazione riguarda tutte le tappe del ciclo di vita. Ad esempio, e’ diventata nonna entro il cinquantacinquesimo compleanno il 38,2% delle nate prima del 1940 contro il 30% delle nate nei primi anni Cinquanta. Sul fronte maschile, i nonni entro i 60 anni sono il 38,7% fra i nati prima del 1940 e il 33,1% tra i nati del periodo 1945-49. In media, si diventa nonni a 54,8 anni.

2016-05-20T12:17:14+02:00