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Mission Impossible: salviamo il rinoceronte bianco!

Martina Lucaccini Liceo Classico “Galileo” di Firenze

40 milioni di anni fa, il nostro pianeta era abitato da meravigliose specie di animali, che come ben sappiamo, oggi, a causa dell’uomo, sono in via di estinzione. Associazioni umanitarie da tutto il mondo, si stanno disperatamente mettendo in moto per trovare loro una via di salvezza, a volte riuscendo nel loro intento: ma questo non è sempre possibile… Purtroppo è proprio questo il caso del rinoceronte bianco, di cui solo tre esemplari sono sopravvissuti nella riserva di Ol Pejeta in Kenya. Il loro destino è ormai segnato, a causa dei troppi danni subiti: basti pensare che dal 2014, più di 2000 corni di rinoceronte sono stati venduti a bracconieri, e questo fatto, nonostante la campagna di protezione del WWF “la tua vita non vale un corno”, ha contribuito notevolmente all’estinzione della razza.
Ben il 90% dei rinoceronti in Kenya, Tanzania e Zambia, è scomparso: un vero genocidio. Sono rimasti solamente due esemplari maschi ed una femmina, Fatu, che a quanto pare sarà l’ultima sopravvissuta della sua specie. Tutti e tre purtroppo, si sono ammalati, ed è per questo che la riproduzione non è possibile. Il primo esemplare maschio infatti, Sudan, è giunto alla veneranda età di 43 anni, ed è per questo che non può salvare la specie. L’esemplare femmina invece, è Najin, ma essendo debole, gli scienziati sanno che non potrebbe reggere una gravidanza, semmai solamente produrre ovuli. L’esemplare più giovane, Fatu, soffre purtroppo di una degenerazione dell’utero, e in caso di gravidanza, non riuscirebbe a sostenere il cucciolo fino alla fine.
Gli esperti si sono chiesti dunque se fosse possibile salvare la specie utilizzando la tecnica della fecondazione in vitro. E’ ovviamente più complicata, trattandosi di animali così grandi e così poco conosciuti: gli esemplari selvatici infatti, non sono assolutamente raggiungibili, e del rinoceronte bianco, l’ultimo fu avvistato nel 2006. Per fortuna, una speranza resta sempre accesa: la specie del sud infatti conta ben 20 000 esemplari, e i biologi stanno tentando di sperimentare su questi, trasportando ad essi le cellule adulte alla forma embrionale della specie in pericolo, e successivamente affidandone la gestazione agli animali del nord, sperando di ottenere dei risultati effettivi.
Gli scienziati si sono ripromessi di salvare la specie in tutti i modi, leciti e non: si è parlato addirittura di utilizzarre una cavalla come madre surrogata, o di ricorrere anche alla clonazione, inserendo il dna di un esemplare bianco del nord, in uno di un esemplare del sud. D’altra parte, questa situazione tristissima dà molto di cui pensare: se la natura sta facendo il suo corso, è giusto ricorrere a metodi che vanno “contro natura”? Non ci resta comunque che sperare in un miracolo che salvi questi poveri animali, che vengono soccorsi solo nel momento dell’estrema disperazione.

Martina Lucaccini
Classe 5E – Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-05-26T11:32:53+02:00