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Marte, esplorare il pianeta rosso è questione di feeling

L’unione fa la forza. Il detto popolare si attaglia bene alle dinamiche spaziali, in cui ogni missione è frutto della collaborazione di scienziati e tecnici provenienti da tanti Paesi diversi. Grazie allo Spazio e al desiderio di conoscere ed esplorare ogni confine viene superato, non esistono barriere. Questo succede anche nel caso dell’esplorazione di Marte, […]

20 Giugno 2016

L’unione fa la forza. Il detto popolare si attaglia bene alle dinamiche spaziali, in cui ogni missione è frutto della collaborazione di scienziati e tecnici provenienti da tanti Paesi diversi. Grazie allo Spazio e al desiderio di conoscere ed esplorare ogni confine viene superato, non esistono barriere. Questo succede anche nel caso dell’esplorazione di Marte, su cui sono attive diverse missioni targate NASA ed ESA, che si stringono la mano per riuscire a tirare fuori il meglio dalle loro attività.

In questi mesi è in viaggio verso il pianeta rosso la missione europea a supervisione italiana ExoMars: l’arrivo è previsto per il 19 ottobre, arrivo a cui seguirà l’attesissima discesa del lander Schiaparelli sulla superficie del quarto pianeta del Sistema Solare, mentre il Trace Gas Orbiter si occuperà dei gas dell’atmosfera, cercando quelli che, sulla Terra, sono in grado di attivare processi biologici. Vale a dire quelli che possono testimoniare la vita.


Nelle NEWS:

– Tanti auguri, Pamela
– Trovato metanolo nel disco protoplanetario
– Commercio illegale di fossili di dinosauro, ecco come fermarlo
– Luca Parmitano a Casa Azzurri


L’orbiter europeo, partito il 14 marzo, non sarà solo. Ad attenderlo ci sarà infatti un ‘collega’ di vecchia data: è la sonda Mars Express, pronta a prestare ‘occhi’, ‘mani’ e ‘orecchie’ per agevolare il lavoro della missione più giovane.

Tecnicamente, succederà questo: il 16 ottobre il lander Schiaparelli si separerà dalla sonda madre. Tre giorni dopo atterrerà su Marte, mentre Tgo entrerà in atmosfera. Durante la discesa gli occhi di Mars Express saranno rivolti a Schiaparelli, che si sveglierà 80 minuti prima dell’atterraggio, lo seguiranno passo dopo passo e confermeranno che le operazioni avvengono senza ostacoli. La discesa sarà seguita in diretta. E qui entra in gioco la NASA.

Per comunicare tra loro, gli strumenti si serviranno del Melacom Communication System, un sistema realizzato per permettere le comunicazioni tra il lander a stelle e strisce Beagle 2 e i rover della NASA. Ora sarà utilizzato da Mars Express per controllare la discesa di Schiaparelli e registrare eventuali ostacoli o imprevisti e seguirlo anche durante l’entrata in atmosfera, il tocco della superficie e l’inizio delle attività. Il sofware di Melacom è stato aggiornato di recente per essere compatibile con Schiaparelli.

Per raggiungere questo obiettivo l’orbita di Mars Express è stata corretta lo scorso febbraio. La sua antenna Melacom sarà puntata sul punto previsto per l’atterraggio e registrerà il segnale luminoso di Schiaparelli girandosi per osservarne la discesa. I due strumenti saranno in comunicazione fino allo scoccare dei quindici minuti di attività di Schiaparelli sulla superficie. A quel punto smetterà di registrare e si rivolgerà verso il pianeta Terra per inviare tutti i dati raccolti. Di fatto sarà Mars Express a dirci che è andato tutto bene per Schiaparelli.

Su Mars Express sarà lo strumento MARSIS, un radar, a permettere il controllo del lander di Exomars. MARSIS è stato celebrato all’Agenzia spaziale italiana proprio in questi giorni insieme al suo omologo SHARAD del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Una giornata è stata dedicata ai risultati di questa missione, soprattutto per quello che riguarda la geologia marziana: “A dieci anni dall’inizio delle operazioni di SHARAD ed a 11 dall’operatività di MARSIS – ha spiegato Enrico Flamini, chief scientist di ASI – quasi tutti gli obiettivi sono stati raggiunti”. E’ stata infatti compiuta la stratigrafia completa del pianeta e oggi sappiamo quanta acqua è imprigionata nella forma di ghiaccio ai poli di Marte.



Tanti auguri, Pamela
Ha compiuto dieci anni l’osservatorio spaziale per lo studio dei raggi cosmici più avanzato in funzione. E’ dal 2006 che Pamela, acronimo di Payload for Antimatter Exploration and Light-nuclei Astrophysics, è al servizio ininterrotto degli scienziati: nato da una collaborazione italo-russa cui partecipano Germania e Svezia, la missione è guidata dall’INFN e sostenuta dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Pamela non ha mai smesso di acquisire dati. Si deve all’osservatorio tutto quello che di nuovo sappiamo sui meccanismi di produzione, accelerazione e propagazione dei raggi cosmici nella nostra Galassia e la scoperta di una fascia di antiprotoni intorno alla Terra. Tra i contributi scientifici più significativi anche la prima misura sui flussi di positroni e antiprotoni.

Trovato metanolo nel disco protoplanetario
La molecola organica del metanolo è stata trovata nel disco protoplanetario della stella TW Hydrae. È la prima volta che questo composto viene trovato nel disco protoplanetario di un sistema giovane. Il metanolo è l’unica molecola organica complessa finora rivelata nei dischi che proviene inequivocabilmente da una forma ghiacciata. La sua rilevazione aiuta gli astronomi a comprendere i processi chimici che avvengono durante la formazione dei sistemi planetari e che alla fine portano alla creazione degli ingredienti per la vita. Significa che la chimica del ghiaccio può essere esplorata nel dischi, aprendo una nuova strada a studi futuri di chimica organica complessa nei luoghi di nascita dei pianeti. Nella caccia agli esopianeti in grado di ospitare la vita, gli astronomi ora hanno in mano un nuovo, potente strumento. La scoperta è avvenuta grazie al telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/Submillimeter Array) dell’ESO. Si tratta del più potente osservatorio attualmente in funzione in grado di tracciare una mappa della composizione chimica e della distribuzione del gas freddo nei dischi vicini

Commercio illegale di fossili di dinosauro, ecco come fermarlo
Chi pensa che i fossili di dinosauro stiano solo dentro i musei si sbaglia di grosso. Esiste un enorme giro d’affari legato ai reperti di questi esseri vissuti 70 milioni di anni fa: vengono venduti sul mercato nero internazionale (ma a volte perfino nelle case d’aste pubbliche) e contrabbandati, generando un mercato miliardario. Questo ‘smercio’ illegale danneggia la ricerca scientifica e costituisce una grave perdita. Come fare a fermarlo? L’Università di Bologna ha deciso di provarci con un progetto che mira a ‘fotografare’ e catalogare (mettendoli così al riparo dai predoni) i fossili di dinosauro, in particolare quelli del Deserto del Gobi in Mongolia, storicamente una miniera di reperti del Mesozoico. Il progetto di ricerca si intitola “Geochemical ‘fingerprinting’ of Gobi Dinosaurs; a novel tool for countering the illegal trade of Asian fossils”. Punta a creare un inedito strumento contro il mercato nero dei fossili- una sorta di maxi catalogo appunto- ma allo stesso tempo a raccogliere nuovi dati per gli studi sulla biologia e sull’evoluzione dei dinosauri.

Luca Parmitano a Casa Azzurri
Le tecnologie messe a punto per l’esplorazione spaziale sono utili anche sulla Terra. Le ricadute sono importanti e influenzano la nostra vita quotidiana e anche quella dei grandi campioni, come per esempio gli Azzurri di Antonio Conte impegnati nell’Europeo in Francia. A spiegare a loro e a tanti altri l’importanza dello Spazio è stato un testimonial amato e stimato: l’astronauta italiano Luca Parmitano. Astroluca è ‘volato’ a Montpellier, dove si trova Casa Azzurri, il quartier generale tricolore, per intervenire in una conferenza su satelliti e sport. Parmitano è stato protagonista della missione ‘Volare’. E’ rimasto sei mesi sulla Stazione spaziale internazionale ed è stato il primo italiano ad effettuare un’attività extraveicolare.

2016-06-20T09:24:41+02:00