“Ti rendi conto? Mi ha mandato un’emoticon imbarazzata dopo una mia battuta!”
“Ma quale emoticon imbarazzata?”
“Ma sì, quella con gli occhi strizzati e i dentoni in fuori!”
“Ah, quella… Guarda che veramente sta ridendo.”
“Ma va’! Lo sanno tutti che è imbarazzata!”
A chi non è mai capitato di avere una conversazione del genere? Di prendere un’emoticon per un’altra? Queste faccine, le emoji, sono ormai diventate parte integrante della messaggistica mondiale, tanto da arrivare a sostituire le parole. Eppure, non tutti le vediamo allo stesso modo. La faccina con i denti in fuori e gli occhi strizzati, ad esempio, viene fraintesa in continuazione. Oltre ai diversi formati con cui viene vista nei dispositivi, c’è proprio un problema di punti di vista. Per me è una faccina imbarazzata, ma per molti miei amici è sorridente, e c’è addirittura qualcuno che dice che soffre. Le emoticon stanno diventando un grosso problema di comprensione (o di incomprensione). Sono troppe, tutte diverse e, spesso, inutili. A cosa servono, mi chiedo, sette espressioni sconvolte, quando tanto mandiamo sempre la stessa, quella con le mani sul volto e gli occhi spalancati? E a cosa serve la faccina senza bocca, che crea più incomprensioni che altro? Creano confusione, scatenano addirittura litigi e incomprensioni. Quante volte è capitato di inviare un’emoticon e ricevere una risposta totalmente incongruente?
Positive, negative, antropomorfe e non, le emoji generano un livello di confusione esponenziale. Un recente studio ha dimostrato che solo il 4,5% dei simboli presi in esame registra un basso livello di disaccordo. Ogni emoji registra tutta una serie di interpretazioni diverse, che variano da persona a persona, a seconda del contesto e della piattaforma utilizzata. Insomma, se pensavate che simboli e faccine potessero diventare “l’inglese del futuro”, temo che vi siate sbagliati. Possiamo provare ad eliminare le differenze che ci sono tra le varie piattaforme, ma per me la faccina con i denti in fuori resterà sempre imbarazzata, non c’è niente da fare…
Martina Passione
Classe 3F – Scuola Secondaria di primo grado “Pieraccini” di Firenze