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Inquinamento… ad alta velocità

Laura Cappelli Liceo Classico “Galileo” di Firenze

 

L’Università di Princeton ha scoperto che gli organismi marini, noti come fitoplancton, possono spostarsi da una parte di oceano ad un qualsiasi punto del globo in meno di dieci anni. Lo stesso principio sarebbe applicabile anche a ciò che inquina i nostri mari come detriti di plastica, particelle radioattive e quasi ogni altro rifiuto. Gli scienziati sottolineano che si tratta di una tendenza preoccupante, perché significa che in pochi anni l’inquinamento può diventare un problema anche in luoghi molto lontani rispetto a quello d’origine.
Questi risultati sono da un lato un aspetto positivo per la biodiversità degli oceani: il fatto che il fitoplancton possa spostarsi in tutto il mondo in soli dieci anni può essere tradotto in una maggiore resistenza degli ecosistemi marini ai cambiamenti climatici. Essendo alla base della catena alimentare, con la sua rapida diffusione il fitoplancton può consentire la rapida ripopolazione di aree in cui la vita marina ha subito una decimazione dal riscaldamento e all’acidificazione degli oceani. Le cattive notizie arrivano però quando applichiamo lo stesso modello alle particelle di plastica – e non solo – che inquinano gli oceani. I tempi stimati dall’algoritmo sono stimati sulla base di diversi episodi di detriti spostatisi negli oceani e già documentati. L’ultimo caso è quello delle particelle radioattive che, dal sito del disastro nucleare di Fukushima, in Giappone, viaggiando nel Pacifico, hanno raggiunto la costa occidentale degli USA. Il materiale ha impiegato 3,6 anni per compiere il suo percorso. Il modello Princeton, confermando ciò che realmente è avvenuto, stima invece la quota di 3,5 anni.

Laura Cappelli
Classe 1B – Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-07-22T15:56:58+02:00