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Fondazione Intercultura, studiare all’estero piace. Cresce il numero degli studenti “migranti”

Preferiti i Paesi anglofoni. Meta regina gli Stati Uniti

fondazione interculturaROMA – Studiare all’estero conviene. È un’esperienza utile non solo per la carriera scolastica ma anche per il successivo approccio al mondo del lavoro e dei rapporti personali. I dati dell’ottavo rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca – presentato questa mattina a Milano dalla Fondazione Intercultura – lasciano, in merito, pochi dubbi.

Fondazione Intercultura, studiare all’estero piace

In questo ultimo anno scolastico, quello 2015-2016, sono circa 7400 gli studenti delle scuole medie superiori che hanno deciso di trascorrere un periodo di studio (3 mesi, 6 mesi, un anno) all’estero. Il dato segna un incremento, rispetto al 2009, di ben il 111 per cento. L’anno scorso, si legge nel Rapporto, il 63% degli istituti scolastici ha attivato almeno un’iniziativa di tipo internazionale. Per capire, però, l’importanza di studiare all’estero e i riflessi sulla vita dei giovani, Fondazione Intercultura ha affidato a Ipsos – azienda di ricerche di mercato – il compito di “interrogare” i giovani che, tra il 1977 e il 2012, hanno fatto quest’esperienza.

Non solo laurea, bene anche il lavoro

I dati sono confortanti. L’84 per cento di coloro che hanno partecipato ad un periodo di studio all’estero sono oggi laureati. Molti di loro hanno preferito facoltà linguistiche o di studi economico giuridico. Tra i laureati ben il 34% ha scelto di conseguire il titolo di studio terziario all’estero. Dopo il titolo di studio bene anche l’approccio al lavoro. Il tasso di disoccupazione complessivo tra coloro che hanno studiato all’estero, si attesta sul 9 per cento. Guardando tra questi ai soli under 30 il tasso è pari al 16 per cento mentre è ben del 24% tra i laureati in Italia. Da un punto di vista strettamente personale, il 41 per cento degli intervistati si sente più maturo e con una maggior consapevolezza di sé.

La crisi economica, a rischio l’esperienza

Nonostante i dati raccolti non lascino dubbi sull’importanza dell’esperienza dello studio all’estero le scuole segnano a tal proposito un’inversione di tendenza. Solo il 57 per cento delle scuole riesce a organizzare, nel corso dei cinque anni, un viaggio/studio all’estero. Tra le prima cause di questa “rinuncia” la perdurante crisi economica e i tagli al budget delle scuole. Anche i semplici stage di studio all’estero segnano una battuta d’arresto. In calo, dal 69% di due anni fa al 64% di oggi. I licei – circo il 70 per cento – si confermano gli istituti maggiormente impegnati nell’organizzare i viaggi/studio male, invece, gli istituti tecnici. A livello geografico le scuole più attive sono quelle del Nord Est, fanalini di coda quelle del Mezzogiorno.

Italia poco attraente

Infine, un dato sconfortante. Se da un lato cresce il numero degli studenti italiani che preferiscono passare un periodo di studio all’estero, diminuiscono i “colleghi” stranieri che scelgono il Belpaese per fare la loro esperienza. Il calo è significativo: si è passati dai 3200 di due anni fa agli appena 2800 di quest’anno.

2016-10-10T12:00:15+02:00