ROMA – Raccolti in pericolo quest’anno nel Bel Paese. Il motivo? Un’invasione inaspettata di cimici asiatiche.
Esemplari che arrivano dalla Cina, dal Giappone e da Taiwan. “Colpa” dell’intensificarsi degli scambi commerciali tra Italia e Asia che facilitano il “trasferimento” delle cimici.
Complice il caldo autunnale, i piccoli insetti, così, si sono perfettamente ambientati in Italia. Un clima favorevole, il nostro, che li aiuta a a riprodursi e crescere di numero. E quest’anno ancora di più.
Un’incremento che sta avvenendo soprattutto al Nord e che preoccupa agricoltori e Coldiretti dato la “cimice marmorata asiatica” o “Halyomorpha halys” deposita le sue uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari a volta.
Cimici asiatiche: cresce il loro numero nelle regioni del Nord Italia
Tanti i disagi nei centri abitati e nelle campagne di Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. A rischio le coltivazioni di pere, mele, kiwi, uva, soia e mais. “La prima segnalazione – sottolinea la Coldiretti – si è avuta in Emilia Romagna nel 2012 ma quest’anno la situazione è drammatica. A favorirne la diffusione è stato un autunno particolarmente caldo, con la moltiplicazione degli esemplari che non hanno in Italia antagonisti naturali. Un problema che rende molto difficile la lotta all’insetto che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna come adulto in edifici o in cassette e anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova”.
Fonte video: Wikipedia
Cimici asiatiche: al momento possibili solo “protezioni fisiche”
“La lotta per ora – spiega Coldiretti – può avvenire solo attraverso protezioni fisiche come le reti anti insetti a protezione delle colture perché non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari.
La cimice asiatica – conclude Coldiretti – è solo l’ultimo dei parassiti inediti per l’Italia dove nel tempo sono arrivati, per fare qualche esempio, dalla Popillia Japonica alla Drosophila suzukii, dal Dryocosmus kuriphilus alla Xylella, con un conto dei danni all’agricoltura nazionale stimato in oltre il miliardo di euro”.