hamburger menu

Giuliano Amato: “Europeisti del futuro sono i giovani”

Isernia – “Se ci sono degli europeisti io credo che siano proprio tra di voi, che non avete la propensione dei piu’ vecchi alla chiusura. Conta il sentimento e l’atteggiamento verso l’altro, che nei giovani e’ di naturale solidarieta’ con qualunque bambino cui venga fatta qualche ingiustizia. Voi avete una sorta di spirito corporativo che […]

giuliano_amato-jpgIsernia – “Se ci sono degli europeisti io credo che siano proprio tra di voi, che non avete la propensione dei piu’ vecchi alla chiusura. Conta il sentimento e l’atteggiamento verso l’altro, che nei giovani e’ di naturale solidarieta’ con qualunque bambino cui venga fatta qualche ingiustizia. Voi avete una sorta di spirito corporativo che e’ utile. Un male fatto ad un giovane e’ un male fatto a voi. E penso questo perche’ in voi risiede una maggiore propensione ad accettare le diversita’. Nelle vostre classi la simpatia o l’antipatia che provate verso i compagni prescinde dal colore della pelle o dalla lingua che si parla”. Cosi’ Giuliano Amato, giudice costituzionale e gia’ presidente del Consiglio, invitato dall’Ufficio scolastico regionale del Molise a tenere una lectio magistralis Su ‘Giovani, Democrazia, Europa’ all’auditorium Unita’ d’Italia di Isernia. L’iniziativa, patrocinata dal comune di Isernia, ha coinvolto circa 750 studenti delle scuole secondarie provenienti da tutta la regione ed e’ il secondo appuntamento organizzato dall’Usr Molise dopo l’incontro dei ragazzi di Campobasso con Pietro Grasso dello scorso 18 ottobre su legalita’ e mafie.

“Questo vostro sentimento di solidarieta’ – continua Amato – e’ la risorsa principale che abbiamo per l’unita’ europea, una risorsa morale e civile che viene prima di quella politica ed istituzionale. Non la sciupate”. Nella sua lectio magistralis il professor Amato ha ripercorso le tappe principali del percorso di integrazione europea, a partire dal patto originario tra gli Stati di “non ricorrere mai piu’ alla guerra per risolvere le controversie tra Stati e costruire una vera pace”, dal manifesto di Ventotene e dalle idee di Altiero Spinelli, cui Amato si dice “particolarmente legato”. “Sotto il processo di integrazione non ci sono solo uomini come Adenauer, Spinelli o Schumann – spiega agli studenti – ma c’e’ la lunga storia di un continente in cui gli Stati si sono combattuti, si sono torturati, ma allo stesso tempo hanno costruito una propria identita’ comune che non cancella le diversita’ che ci sono. Lo storico Chabod – aggiunge il professore – l’idea di Europa la vede nascere nell’antica Grecia a partire dall’unita’ politica e dalla partecipazione dei cittadini alla politica in contrapposizione con il dispotismo asiatico”. Un patrimonio comune l’identita’ europea che si ritrova “nella Corte di Giustizia europea che dal 1973 afferma che i cittadini hanno diritti nei confronti dei propri Stati” garantiti dai primi trattati europei. Amato richiama il valore fondamentale che hanno avuto l’abolizione della pena di morte e la possibilita’ per gli europei di eleggere un parlamento comune, da cui si costruisce una cittadinanza europea.

“Voi tutti – dice – conoscete il programma Erasmus e sapete quanto e’ importante condividere le idee, incontrare le diversita’ che messe insieme permettono un’autentica innovazione. L’Europa sara’ viva fino a quando sara’ capace di arricchire la sua cultura e quella del mondo attraverso la valorizzazione delle differenze. Uniti nelle diversita’, questo era e deve tornare ad essere il motto”. Il processo di integrazione europea si e’ arrestato secondo Amato principalmente per due tendenze individuate: la prima consiste nella “rottura dell’equilibrio tra unita’ e diversita’ a causa del venir meno del collante della solidarieta’, con la conseguente divisione tra un Sud in debito e un Nord che deve pagare i conti”, con in piu’ “l’allargamento dell’Europa che crea il fenomeno per cui i cittadini europei dei paesi piu’ poveri si trasferiscono e stabiliscono nei Paesi in cui si sta meglio”; e la seconda che attiene al “grande flusso delle migrazioni esterne dall’Africa, dai Paesi vessati dalla guerra come la Siria, che vengono qui per veder riconosciuti quei diritti negati o per cercare una vita migliore”. La via d’uscita, per il giudice costituzionalista, sta nel ripartire dalle istituzioni democratiche come il parlamento europeo e nel tornare a trovare un equilibrio tra unita’ e diversita’ che e’ stato alla base della costruzione dell’Unione delle origini.

Le domande degli studenti

“Con la Brexit cosa cambia per ‘Europa? “, “L’Europa si sta muovendo nella giusta direzione nell’affrontare la crisi dei migranti?”, “Come si concilia una politica scolastica inclusiva con la chiusura delle frontiere?”. Queste le domande di alcuni dei circa 750 studenti molisani. “Non pensavo che l’articolo 50 sull’uscita dall’Europa sarebbe stato usato. Sono sicuro che le conseguenze della Brexit scoraggeranno altri Paesi a fare altrettanto e non sono sicuro che l’uscita si concrerizzera’ perche’ e’ un processo lungo e complicato”, risponde Amato ai ragazzi sottolineando come “verso gli immigrati non stiamo andando nella giusta direzione”. Un errore fondamentale e’, secondo il professore, “non avere una gestione comune dei flussi, che poi e’ all’origine dell’intolleranza dei cittadini verso i migranti”.

“Sul burkini – aggiunge il giudice parlando di integrazione delle diversita’ – la Francia sbaglia nel ritenere che la religione debba rimanere confinata alla sfera privata”. “Se c’e’ una cosa di cui sono orgoglioso – conclude Amato – e’ proprio la mia scuola, la scuola italiana con i suoi insegnanti che difendono i valori della pluralita’. Poco alla volta questo lavoro costante che si attua nelle scuole fara’ finire il tempo dei muri. Stara’ a voi portarsi dentro quello che avete appreso durante la vostra formazione. Il muro diventera’ per voi inconcepibile”. L’ultima domanda fa concludere l’incontro tra le risate e i sorrisi dei ragazzi. “Dopo aver fatto il presidente del Consiglio e il giudice costituzionale, cosa fara’ da grande?”, chiede una studentessa. “Io dico cosa faro’ da vecchio – risponde divertito il professore – Io mi considero un tennista mancato e ritengo che il gap tra il mio talento tennistico e le mie performance sia dovuto al fatto che da giovane mi sono dedicato alla carriera universitaria. Ora ho ripreso a giocare e sono migliorato – conclude – quindi attendo di essere in condizione per partecipare ai tornei degli over eighty in cui potrei ottenere buoni risultati. Del resto il campione del mondo in carica e’ un italiano”.

2017-05-09T13:13:26+02:00