ROMA – L’unica vera anti-Juve è la Juve stessa. Con la sconfitta della Roma, salita allo Stadium con i gradi della presunta unica rivale dei bianconeri, pare essere questa la maggiore indicazione emersa dal confronto diretto tra la prima e seconda.
Con una gestione della fase difensiva che lo stesso Spalletti ha definito superiore a quella della sua squadra, l’undici di Allegri mette tra se e le sue dirette inseguitrici (eh già, non c’è solo la Roma: Napoli e Lazio corrono tantissimo e braccano Totti & Co.) sette punti, si gode Higuain, che sarà pure appesantito ma se segna così, prepara serenamente la valigia per il Qatar, dove venerdì contenderà al Milan la Supercoppa Italiana.
Ripercorriamo la gara della Juventus ed il resto della giornata nei nostri riassunti.
SERIE A: I MUSCOLI DEL CAPITANO
Parafrasando la splendida canzone di De Gregori, questa Juventus “ha i muscoli di plastica e di metano”: si piega ma non si spezza, anzi riparte e contrattacca. Novanta minuti giocati con intensità, attaccare quando serve, pungere e poi difendere quanto basta, ed anche di più. Allegri prepara perfettamente la gara che non vale scudetti o porzioni dello stesso, ma che ha un suo peso specifico nella conta e nella valutazione delle proprie ed altrui speranze di successo finale. Se poi si può disporre di un Higuain così letale, beh, la fame vien mangiando, come anche ribadito dalla punta argentina.
E la Roma? Nulla è cambiato, tutto è cambiato. Sette punti a dicembre non sono sette punti a marzo; le cose possono cambiare, tutto vero. Il sospetto, però, che i giallorossi siano stati “retrocessi” alla corsa Champions è decisamente forte. Nel campionato italiano basta un non nulla per ritrovarsi lontani anni luce da obiettivi che solo sette giorni prima apparivano più che alla portata: alla Roma accade un po’ troppo spesso.
SERIE A: PANCHINA AU REVOIR
Se Higuain non fosse partito, se Milik non si fosse infortunato, se Gabbiadini non avesse fallito, Dries Mertens farebbe ancora panchina, e tanta per giunta. Con i se ed i ma non si farà la storia, ma la cronaca di questo Napoli sicuramente si.
Grazie al poker del piccolo belga, Sarri batte il Toro ed accelera, tanto da mettere la Roma ad un solo punto, pur condividendo il terzo posto con l’altra sorpresa di stagione, quella la Lazio di Inzaghi che stoppa la Viola soffrendo ma tenendo botta. Dove può arrivare il Napoli? Se diamo per chiusa la lotta per il titolo, si apre un’emozionante gara per le due piazze che valgono la Champions e per le quali, crediamo fermamente, avere gli azzurri tutte le carte in regola per parteciparvi. Se a Gennaio arrivasse poi Pavoletti…
SERIE A: VOLA LA LAZIO
Poteva schiantare chiunque. Un derby perso così, male, seguito da polemiche a non finire, avrebbe potuto incrinare qualunque rosa. Non quella plasmata da Inzaghi junior. Dopo aver rialzato la testa battendo la Samp a domicilio, ecco la vittoria contro la Fiorentina. Soffrendo oltre il meritato, addirittura. Primo tempo chiuso all’inglese sul due a zero in proprio favore, ripresa meno brillante con la reazione gigliata a cui far fronte. Keita, Biglia su rigore, Radu sul finire: tutta la Lazio mette la firma sul terzo posto. Inzaghi predica moderazione, invita a tenere i fari spenti: l’obiettivo è riportate la Lazio in Europa, con il bel calcio e con i risultati. Nessuno ci credeva, ma “Simoncino” non perde un colpo.
SERIE A: IL RESTO DELLA GIORNATA
Tra la nebbia di San Siro, si ferma il Milan, irretito dalla solita rognosa Atalanta, arrivata a Milano con l’intento di puntare alla posta grossa. Non sfondano gli attaccanti di Montella, ancora a basso regime il centrocampo. Se non si vuole sciupare tutto, c’è bisogno di tornare a correre, Lazio e Napoli non aspettano. Pare sortire effetti, invece, la “cura Pioli”: con una rete di Candreva, Sassuolo battuto e primi tre punti fuori casa per il tecnico parmense. È ancora tutto molto poco, la classifica non va guardata. È un inizio, però: il difficile sarà continuare così.