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Progetto Cuore, una scultura di quasi tre metri dà voce a storie di donne recluse

Sei il mio nemico e io ti faccio “cuori” è la provocazione lanciata dall’artista Alan Bianchi

Roma – C’è un cuore che viaggia per dare voce ai sentimenti e ai desideri delle donne detenute nel carcere di Rebibbia, è una scultura alta quasi tre metri nata dal materiale povero da risulta in un’officina di Casal Bruciato. L’autore e la mente di questa installazione a forma di muscolo cardiaco è Alan Bianchi che, con il supporto dell’autrice e speaker Betta Cianchini, ha raccolto le testimonianze delle donne del carcere. L’opera ha già fatto il giro di Roma dando voce a storie di donne recluse impresse direttamente sulla stessa scultura: un importante itinerario che, dal Macro di testaccio fino a Rebibbia, ha portato il mondo esterno nel mondo della prigione e viceversa. Durante la lavorazione del cuore al Macro, nel contesto della mostra Reaction Roma – Betta Cianchini ha raccolto i pensieri dei visitatori domandando: “Riusciresti ad abbracciare qualcuno che senti come tuo nemico? Quand’è che il tuo cuore sta bene?”. A raccontare ogni tappa è stata presente l’emittente radiofonica Radio Rock, che conferma di sostenere il progetto fino alle battute finali, è infatti in calendario per domani – 28 gennaio – la presentazione del Progetto Cuore e Storie di Donne di Rebibbia al Teatro del Lido di Ostia. La manifestazione – con Betta Cianchini, Alan Bianchi e con la presenza di Patrizia Palladino e Emilio Pappagallo, rispettivamente editore e direttore artistico dell’emittente – nasce per presentare il video integrale del progetto “Cuore” insieme ai reading di Storie delle detenute del Carcere di Rebibbia; appuntamento ore 18:00 ad ingresso gratuito. Sei il mio nemico e io ti faccio “cuori” è la provocazione lanciata dall’artista Alan Bianchi perché quasi mai siamo capaci di dare il cuore a chi ne ha bisogno, non è un caso che quello di Bianchi sia un cuore gigante capace di confondere e mescolare i pensieri di chi è prigioniero e di chi invece vive una vita in libertà.

L’installazione è stata donata dall’autore al penitenziario e oggi è conservata nell’area colloqui di Rebibbia.

2017-01-27T19:40:34+01:00