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Il 25 aprile in sala: le pellicole celebri che hanno raccontato la Resistenza italiana

Da "Roma città aperta" a "Paisà", ecco i film che hanno fatto la storia del cinema e non solo

ROMA – Il 25 aprile 1945 è una delle date più significative per la storia d’Italia, perché simbolo di libertà dai nazifascisti. E’ a partire da questa giornata di insurrezione, caratterizzata dalla parola d’ordine “Arrendersi o perire”, che la penisola si è spogliata in maniera definitiva dei nemici interni ed esterni, che ne minavano la sopravvivenza.

Le vicende di quei giorni sono state ampiamente documentate dalla pellicola cinematografica, in tempi anche piuttosto rapidi, che ne testimoniano l’urgenza di narrazione. Un nome centrale è sicuramente quello di Roberto Rossellini, protagonista eccezionale della corrente del neorealismo.

La sua “Roma città aperta” si colloca cronologicamente proprio nel 1945, prima opera della “Trilogia della guerra” (seguiranno infatti “Paisà” e “Germania anno zero”). Gli avvenimenti del film prendono avvio all’indomani dell’armistizio di Cassabile, quando già, ancor prima dell’arrivo degli alleati nella capitale, la Resistenza lotta attivamente. Si tratta di una storia corale, fatta di più voci, tutte segnate dalla miseria che porta la guerra, costantemente a contatto con una violenza aggressiva e gratuita, a cui ognuno tenta di rispondere a proprio modo. Tra i personaggi spicca la figura di un parroco, don Pietro (Aldo Fabrizi), attorno al quale inizialmente doveva costruirsi la vicenda, ispirata alla reale figura di don Giuseppe Morosini, e di Pina, anch’essa ispirata a Teresa Gullace, donna uccisa dai soldati tedeschi mentre cercava di parlare al marito, interpretata da una magistrale Anna Magnani, che, con la sua corsa incontro alla morte, ci ha regalato una delle più memorabili e straordinarie scene della filmografia italiana.

Paisà (1946) scandaglia, in sei episodi diversi e distinti l’uno dall’altro, l’avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Nord Italia. Il filo conduttore delle varie storie circoscritte, permeate da incontri, amori ed amicizie, è la lotta collettiva della Resistenza, vista come voto per ottenere la Libertà.

E’ ancora di Rossellini “Il generale della Rovere” (1959), questa volta ambientato a Genova. In questa pellicola assistiamo al cambiamento radicale di Emanuele Bardone (Vittorio De Sica). Inizialmente è un truffatore che estorce soldi ai familiari dei detenuti politici, promettendo loro una futura sorte felice, ma presto il suo inganno esce allo scoperto. A questo punto, quindi, rischia la morte, ma viene invece impiegato per tessere nuovi imbrogli per conto del colonnello che lo ha interrogato. Assume quindi il nome del deceduto ufficiale badogliano Giovanni Braccioforte della Rovere e cerca, nel carcere di San Vittore, di scoprire chi è il capo della Resistenza, non ancora identificato dalla Gestapo. Ma la realtà della prigione lo porterà a considerare in modo molto più profondo i valori della dignità umana e la sua figura si trasformerà completamente, riscattandosi in maniera onorevole e commovente.

Di nuovo a Roma, ci spostiamo su un’altra data simbolo: l’8 settembre 1943. I protagonisti del film di Nanni Loy, “ Un giorno da leoni” (1961) sono giovani ragazzi. Danilo, universitario, evita l’arruolamento, mentre Michele, ragioniere, su un treno verso il Nord, fugge e torna a Roma. La paura ha però la meglio e dunque decide di unirsi all’amico per superare la linea Gustav. Conosceranno poi Gino, il quale si aggiungerà al gruppo. Verrà loro affidata la missione di far saltare un ponte di cui i tedeschi si servono per i propri rifornimenti. Ma i tre prendono altre vie, nel momento in cui vengono a sapere che Edoardo, il partigiano che li aveva così incaricati, è stato catturato. La situazione prenderà più tardi tutt’altra piega: morto Edoardo, gli amici, visibilmente maturati, porteranno a termine il loro compito, a costo della vita.

La guerra viene vista da un’altra prospettiva con il film “Il partigiano Johnny”, uscito all’inizio del nuovo secolo. Guido Chiesa porta nelle sale il lungometraggio omonimo del libro di Beppe Fenoglio. Johnny è un soldato disertore che entra a far parte della Resistenza in seguito alla morte di un amico. Passa a due diverse formazioni partigiane, in una delle quali ritrova un caro amico, Ettore. Ma le loro speranze vanno esaurendosi, fino a che, nell’inverno ’44, il protagonista è di nuovo solo. In primavera, si riprende a combattere ed il film si chiude con l’immagine di Johnny, immerso nella guerriglia, e la scritta “Due mesi dopo la guerra era finita”.

2017-05-09T18:58:27+02:00