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La robotica tra progresso e minaccia

Soddisfazione di Maria Chiara Carrozza per l'approvazione della mozione sulla robotica

ROMA – Tassarli o non tassarli, questo è il problema. Negli ultimi mesi la proposta del multimilionario fondatore di Microsoft Bill Gates di introdurre un’imposta sui robot ha fatto molto discutere, suscitando reazioni incandescenti anche in Italia. Una fra tutte, quella della giornalista e storica (ormai ex) conduttrice della trasmissione televisiva Report Milena Gabanelli, che ha dichiarato: “Tassare i robot ferma il progresso”.

I dati sulla robotica nel mondo

Ma quali sono i dati che preoccupano? Con le attuali risorse tecnologiche, secondo uno studio della società di consulenza McKinsey, il 45% degli impieghi attualmente svolti da persone potrebbe essere automatizzato, così come il 30% del 60% delle attività produttive. In numeri, solo negli Stati Uniti si potrebbero perdere otto milioni di persone, quindici in Gran Bretagna. Dati allarmanti che fanno invocare una tassa sugli androidi, per scongiurare la fine dell’era del lavoro e l’avvento dell’era dei robot.

Lo studio

Maria Chiara Carrozza, parlamentare e docente di biorobotica al Sant’Anna di Pisa non ci sta e cita in aula uno studio recente della International Federation of Robotics. Una ricerca che, secondo Carrozza, indica molto chiaramente che la robotica sostituirà solo lo sforzo fisico, non il lavoro, e che soltanto il 10% dei mestieri è rimpiazzabile in toto. Svantaggi di gran lunga minori rispetto alle prospettive di crescita e di aumento della produttività e della competitività delle imprese. Per questo Carrozza ha accolto con favore l’approvazione all’unanimità della mozione sulla robotica da parte della Camera dei Deputati: “Sono molto soddisfatta, abbiamo dimostrato che il Parlamento può anticipare i problemi, piuttosto che inseguire soltanto le emergenze”. Una mozione che per la docente va nella direzione di una strategia interministeriale che “affronti con una visione globale e sostenibile il tema della robotica e del lavoro, per garantire un impatto equo, con un investimento adeguato in formazione e ricerca”.

2017-05-10T14:18:19+02:00