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‘Da noi lotta alla violenza sulle donne’

All'istituto Einaudi di Roma la giornata straordinaria contro la violenza sulle donne lanciata dalla Regione Lazio

26 Settembre 2017

Roma – “Siamo qui perché la scuola deve esserci, perché la scuola è il luogo del rispetto di tutte le differenze, di tutte le identità”. Con queste parole la professoressa Marina Di Foggia, vicepreside dell’istituto Luigi Einaudi di Roma, ha introdotto la conferenza “Da noi lotta alla violenza sulle donne”, che si è tenuta ieri mattina nell’aula magna della scuola.

L’evento si inserisce nel progetto della Regione Lazio “Oltre l’indignazione, l’impegno”, pensato per “coinvolgere e mobilitare studentesse, studenti, docenti e tutto il personale della scuola” sul tema della violenza di genere. Al dibattito hanno infatti partecipato, oltre a vari docenti e studenti, due importanti personalità dell’amministrazione regionale: Cecilia D’Elia, presidente della “Cabina di regia regionale per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne” e Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio.

La conferenza si è aperta con il video di una breve pièce di Paola Cortellesi e Claudio Santamaria, andata in onda l’anno scorso su Rai1. Lo spettacolo mette in scena l’evoluzione del rapporto fra Valentina e Giorgio, da quando i due adolescenti si incontrano, fino al matrimonio, alle prime manifestazioni di violenza e alla presa di coscienza della donna, che alla fine decide di abbandonare il marito, ripetendo nel suo monologo: “non ho sbagliato quel giorno a andarmene via, non è colpa mia, non è colpa mia”. La commozione è palpabile fra il centinaio di studenti presenti, come conferma Martina, una studentessa del quinto anno, “il video ci ha fatto venire i brividi”.

È seguito l’intervento della dottoressa D’Elia, che ha sottolineato la necessità di promuovere politiche globali e integrate per combattere la violenza sul piano culturale, perché “la violenza non è emergenza, come spesso la raccontano i media, ma un problema strutturale”. Dopo aver riportato le drammatiche stime dell’Istat sul fenomeno, che parlano di più di sei milioni di donne vittime di violenza in Italia, D’Elia ha ricordato il coraggio di Franca Viola, la prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore. I passaggi che sono rimasti più impressi nella memoria dei ragazzi intervistati alla fine dell’incontro sono stati quelli che li hanno visti direttamente coinvolti. In molti hanno ricordato la performance di Laura, una studentessa spagnola che sta partecipando a uno scambio culturale in Italia, che ha scritto e cantato una struggente canzone ispirata dal fatto di cronaca di Noemi Durini, la sedicenne leccese uccisa dal fidanzato. La canzone “miraba sin ver” (“guardavo senza vedere”) è in spagnolo perché, sostiene Laura, “la violenza è un fenomeno globale, che non riguarda solo l’Italia”.

Le studentesse e gli studenti intervistati sono convinti che sia necessario e importante parlare di questa tematica nelle scuole. Secondo Samantha, del quinto anno, “l’iniziativa è buona, ma tutto dipende però da chi ascolta, da chi sta dall’altra parte, soprattutto dai ragazzi”. Per Claudio, del quarto anno, “la tematica è interessante, non è così comune che se ne parli nelle scuole” ma critica la modalità e il linguaggio usato, che a suo parare “non è riuscito a parlare veramente ai ragazzi, perché molte cose erano già state dette e ridette e non ci sono state delle vere risposte alle domande che abbiamo fatto”.

David, dell’ultimo anno, ha molto apprezzato il video iniziale che “è stato bello perché ti fa vedere la relazione come cambia, come uno si conosce, si mette insieme e poi ti fa vedere il seguito, che in questo caso è molto triste, anche se per fortuna non è sempre così”. Martina sottolinea come sia “assolutamente indispensabile parlare della violenza, visto anche le brutte notizie che si sentono ogni giorno”, ed è contenta che si faccia a scuola perché “magari una ragazza può pensare che è qualcosa che non potrebbe mai succederti, invece sfortunatamente può capitare a chiunque, ed è bello sapere che la scuola c’è e che puoi parlarne con le professoresse”.

2017-09-26T09:49:57+02:00