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Crazy for football, quando il calcio diventa terapia per la malattia mentale

La storia incredibile di 12 pazienti e del primo Mondiale per malati psichiatrici

17 Ottobre 2017

Crazy for footballNAPOLI – Quattro mani, quelle di Volfango De Biasi e Francesco Trento, per raccontare una bella storia di riscatto e del potere salvifico dello sport. Crazy for football, questo il titolo del libro edito da Longanesi, è il resoconto dell’avventura di 12 pazienti con forte disagio mentale, coordinati dallo psichiatra Santo Rullo, protagonisti in Giappone del primo Mondiale di calcio a 5 per pazienti psichiatrici. Il gioco del calcio come metodo per il reinserimento nella società di chi, troppe volte, a causa della malattia e della diffidenza che si genera intorno ad essa, viene relegato – quasi occultato – ai margini della società.

Crazy for football, una storia che parte da lontano

“Tutto è nato nel lontano 2004”, spiega a Diregiovani Volfango De Biase, regista e sceneggiatore di film di successo come “Natale col Boss” del 2015 e “Natale a Londra” dell’anno seguente. È in quell’anno che, con lo scrittore Francesco Trento, autore di “Venti sigarette a Nassirya” (Einaudi, 2005), i due scoprono, in una Asl di Roma, il calcio come forme di terapia per la malattia mentale. “Abbiamo capito che il film era lì. Lo abbiamo interamente autoprodotto con pochi mezzi” poi tutto ha avuto vita propria. Il film è arrivato fino in Giappone dove ha sorpreso la comunità medico scientifica. In un Paese dove sono ancora in piedi i manicomi vedere pazienti psichiatrici giocare a calcio, relazionarsi tra loro e con i pazienti/giocatori delle altre squadre, ha spinto gli psichiatri del Sol Levante a venire in Italia per studiare nuove forme di terapie. Dodici anni dopo l’idea del primo Mondiale di calcio a 5 per pazienti psichiatrici. Tutti sono tornati al punto di partenza, De Biasi, Trento e lo psichiatra Rullo. Il loro, è stato un compito questa volta, molto più arduo: costruire da zero la nazionale di calcio italiana. Troppo piccolo il vivaio della Asl di Roma.

Crazy for football, un documentario da David di Donatello

“Crazy for football” racconta tutto questo e lo fa prima sotto forma di documentario. Un film inchiesta che continua a sorprendere pubblico e critica e che arriva alla conquista del David di Donatello come miglior Documentario 2017. Dal film al libro il passo è breve. Trento e De Biase hanno voglia di approfondire le storie dei protagonisti e di tutti quelli che hanno permesso il realizzarsi di questo sogno. Primi fra tutti l’ex pugile Vincenzo Cantatore, campione del mondo pesi leggeri che si offre come preparatore atletico, ed Enrico Zanchini il mister della squadra. Le pagine più belle del libro sono però dedicate ai calciatori come Sandrone guardia del corpo del presidente della Repubblica Francesco Cossiga fino all’arrivo di ‘tante voci nella sua testa’ e Ruben che, in preda alla depressione, si era rintanato in casa tagliando i ponti con tutto e tutti.

Crazy for football, “una storia meravigliosa”

“Nel primo documentario abbiamo avuto molte difficoltà a far raccontare ai ragazzi il proprio disagio psichico probabilmente perché lì raccontavamo una squadra dell’Asl e non la nazionale. Quindi un ragazzo doveva fare outing e dire ‘sì ho un problema mentale’ e tutto finiva lì. Invece qui, dicevi ‘sì ho un problema di salute mentale però grazie a questa cosa ora indosso la maglia azzurra, vado in Giappone, canto l’inno e rappresento il mio Paese’”, confessa Francesco Trento. “Una storia meravigliosa – gli fa eco De Biase – a metà tra ‘Fuga della vittoria’ e ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’”. Se in campo la squadra si è fatta valere a suon di gol è nella vita di tutti i giorni, quella raccontata e approfondita nel libro, che si comprende la vera forza del progetto. Oggi Sandrone è un poeta e ha recitato in un film di Volfango De Biase. Ruben, invece, ha ripreso i contatti con il mondo esterno e ha deciso di completare i suoi studi.

Crazy for football, aspettando i Mondiali italiani del 2018

“Crazy for football”, il libro, è molto altro ancora. “Santo Rullo – racconta ancora Francesco Trento – sta organizzando, con l’appoggio della Divisione calcio a cinque, della Fgic e con il nostro aiuto per quello che possiamo, il mondiale di calcio del 2018. Vogliamo fare una cosa grandissima. Vogliamo invitare otto squadre e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Non solo di fondi ma anche semplicemente di un aiuto a diffondere il verbo. Raccontare a tutti che i malati psichiatrici non sono ‘pazienti psichiatrici di professione’ che per il 100 per cento del loro tempo fanno i malati. Sono pazienti dilettanti che una parte del loro tempo sono malati e nel resto del tempo sono persone con interessi, vita sociale e talenti. Se ci volete aiutare – conclude lo scrittore – abbiamo una pagina facebook, https://www.facebook.com/crazyforfootballlibro/, dove poterci contattare. A rispondere io, Volfango e il dottor Rullo”.

2017-10-17T18:28:28+02:00