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“Emerging talents” chiude in positivo: oltre 5.000 visitatori alle mostre

Si è chiuso a Roma il festival della fotografia emergente

19 Dicembre 2017

ROMA – L’attenzione per gli autori emergenti, l’innovazione di spazi espositivi e allestimenti e una rete di partner internazionali.
Sono questi i tre fattori alla base del successo di Emerging Talents 2017, il festival della fotografia emergente che si è aperto lo scorso 2 dicembre nello Spazio Factory del Macro di Testaccio a Roma e si è chiuso ieri con una tavola rotonda alla presenza di Lorenza Bravetta del Mibact e Matteo Balduzzi del Mufoco di Cinisello Balsamo.

15 le mostre degli Emerging Talents, tutte inedite in Italia – a parte quelle degli italiani, che pero’ non erano mai state esposte a Roma. 15 come gli incontri e le tavole rotonde con giornalisti, photo editor e curatori e i giorni di apertura delle mostre.
Circa 1.000 le persone che hanno visitato lo spazio espositivo solo all’open, almeno 5.000 in due settimane, che si sono distribuite anche nei giorni feriali.

Un pubblico nutrito, costituito da addetti ai lavori ma non solo. Sono tanti, infatti, i curiosi e gli appassionati di fotografia che hanno ammirato gli scatti di autori non noti al grande pubblico, come racconta a diregiovani.it la direttrice artistica del festival e Arianna Catania:

“In Emerging Talents 2017 abbiamo notato un nuovo trend della fotografia contemporanea. Prima, a questo tipo di eventi, partecipavano solo addetti ai lavori, ora invece anche curiosi e appassionati visitano mostre di giovani autori conosciuti nel panorama della fotografia, ma non ancora al grande pubblico”.

Pubblico che quest’anno ha potuto gustare un Emerging Talents diverso. Rispetto alle scorse edizioni – per lo piu’ in forma di mostre in collaborazione con il FotoGrafia-Festival internazionale di Roma – la quarta e’ in realta’ la prima edizione in forma di festival: “È stato un vero e proprio salto di qualita’ per EmergingTalents, allestito quest’anno in uno spazio grandissimo come se fosse un museo o una mostra di autori noti- aggiunge Catania, anche direttore artistico di Gibellina PhotoRoad-Festival Internazionale di Fotografia Open Air-. Organizzando un festival abbiamo allargato l’audiance, anche grazie ai sei festival internazionali partner. Facendo rete ci siamo sostenuti e abbiamo rafforzato la visibilita’ dei giovani autori della fotografia contemporanea e di queste realta’ che danno loro attenzione”.

Tanti i direttori artistici e i curatori dei festival partner presenti nel corso della manifestazione.

Da Marina Paulenka di Organ Vida-Zagabria a Michael Sargeant dell’inglese Format-Derby, a Laura Gasparini, importante curatrice che gestisce l’archivio Ghirri a Reggio Emilia (Fotografia Europea-Reggio Emilia era uno dei festival partner). E poi il giornalista di ‘La Repubblica’ Michele Smargiassi, che ha parlato della fotografia ai tempi dei social network, e la photo editor di ‘Io Donna’ Renata Ferri, che ha moderato un talk sull’immigrazione. Un tema, quello dell’immigrazione, scelto da molti fotografi contemporanei. È il caso di Eyad Abou Kasem, uno dei fotografi Emerging Talents 2017, siriano, rifugiato, che con ‘A small forest on the other side’ ha raccontato il diario personale del suo viaggio fino al campo profughi tedesco che lo ha ospitato fino a poco tempo fa.

“È stato molto interessante il confronto di Eyad con Alessandro Penso, uno dei fotogiornalisti piu’ noti in questo momento in Italia, accanto a lui nel corso della tavola rotonda- continua Catania-. Eyad ha spiegato che prova fastidio nel vedere come viene raccontata l’immigrazione, perche’ troppo spesso si trasforma solo nella narrazione di dolore, grida e disperazione, non della vita reale dei migranti”.

Vita reale che emerge dal lavoro di Eyad Abou Kasem come in quello di Samuel Gratacap, giovane autore francese, inviato di ‘Le Monde’, che con i suoi scatti rielabora in ‘Empire’ il racconto di un campo profughi tunisino, avvolgendolo in un’atmosfera onirica personale. “Una poesia- dice Catania- che permette al messaggio di arrivare ancora piu’ forte, ma senza gridare”. Una narrazione diversa del fenomeno, quindi, fuori dagli schemi del fotogiornalismo usa e getta che insiste sui corpi di chi perde la vita nelle ‘rotte della morte’ o sul dolore dei sopravvissuti, e scava nel profondo delle vite dei migranti, offrendo uno sguardo altro.

L’area espositiva

Ad amplificare il significato dei lavori gli spazi espositivi, “importantissimi nella presentazione di un lavoro perche’ ne amplificano il senso, il significato, il messaggio”, completando il progetto fotografico. Una riflessione, quella su spazi e allestimenti, alla base del Gibellina PhotoRoad-Festival Internazionale di Fotografia Open Air, dove strade e piazze della trapanese Gibellina – museo di architettura contemporanea ‘en plein air’ post-sisma del Belice – si trasformano in area espositiva.

“L’immagine della citta’ e’ stata stravolta in senso positivo grazie a questi allestimenti dentro le architetture- prosegue Catania-. La fotografia si e’ modellata nello spazio urbano, per espandere i propri confini, e anche l’architettura della citta’ stessa ha giovato di una nuova presentazione della sua struttura”. Un ragionamento che, secondo Catania, vale anche per gli spazi interni: “In Emerging Talents avevamo, ad esempio, il lavoro di Federico Clavarino ‘The Castle’, che ricorda ‘Il castello’ di Kafka come opera incompiuta. Per questa mostra abbiamo creato una struttura che ricorda un castello, in cui le immagini si fruiscono in maniera circolare, come se si entrasse in una struttura coperta da due teli, avvicinandosi all’idea dell’autore”.

Anche per Simone Sapienza, autore del progetto ‘The United States of Vietnam’, l’allestimento e’ stato fondamentale: “Abbiamo messo in mostra una grande bandiera degli Stati Uniti d’America composta da tantissime fotine per raccontare il Vietnam”, spiega Catania, che insiste anche sull’importanza della scelta dei materiali per le stampe: “Nel caso di Gibellina abbiamo utilizzato tutti materiali adatti all’esterno, anche plastici, con un’altissima qualita’ di stampa. Anche per Emerging Talents abbiamo utilizzato un mix di material’, scelti in base al lavoro e all’immagine stessa”.

Emerging Talents tornerà anche nel 2018

Emerging Talents tornera’ anche nel 2018, puntando sul rafforzamento della rete internazionale e sull’attenzione ai giovani talenti, un taglio che secondo Catania e’ la chiave del successo del festival: “Vogliamo che questo festival diventi un appuntamento annuale per la citta’ di Roma, che ha bisogno di un festival di questo tipo- sottolinea la direttrice artistica di Emerging Talents-. Speriamo nel sostegno, anche economico, delle istituzioni. Noi continueremo a rafforzare la rete dei festival partner, perche’ il loro sostegno e’ stato fondamentale. Alcune mostre sono arrivate pronte dall’Inghilterra e dalla Polonia e noi abbiamo solo dovute riadattarle al nostro spazio. Un modo ecologico di far girare le opere, che non devono essere stampate piu’ volte”.

E nel futuro prossimo di Arianna Catania mostre in giro per l’Europa, da Barcellona e Torino, e il forte desiderio di continuare a curare la direzione dei due festival: “Grazie al festival di Gibellina potrebbe ripartire un’economia intorno alla cultura, che e’ poi e’ un po’ l’obiettivo anche di Emerging Talents. Mi piace moltissimo seguire i giovani autori perche’ c’e’ la messa in discussione del formato, della presentazione. Un curatore emergente insieme ad un fotografo emergente- conclude- spesso creano qualcosa di unico e inaspettato anche per loro”.

Emerging talents è un progetto dell’Associazione culturale PhotoTales che si avvale della direzione organizzativa di Sarah Carlet.

2017-12-19T10:36:09+01:00