ROMA – Forma allungata cilindrica, preparato con riso bollito in acqua salata, con ripieno di sugo di carne, pecorino romano, lavorato con uova crude e arrotolato con all’interno una striscia di mozzarella, passato nel pane grattugiato e fritto. Il supplì, re incontrastato delle pizzerie a taglio e delle friggitorie romane, ripieno, classico o innovativo, lontano parente dell’arancino siciliano.
Ma da dove viene il suo nome?
Supplì in realtà è una italianizzazione dal francese surprise.
La sorpresa di scoprire cosa si cela all’interno di quello scrigno impanato e fritto.
La prima testimonianza risale al 1847 quando compare sotto il nome di soplis di riso nel menù della Trattoria della Lepre a Roma.
La ricetta originale inseriva anche le rigaglie di pollo, oggi sostituite con la carne macinata.
Lontano parente dell’arancino siciliano veniva chiamato anche ‘telefono’ per via del fatto che per mangiarlo andava aperto in due, ma aprendolo la mozzarella filante creava un filo che legava una parte all’altra. Una specie di cornetta telefonica.
La modernità si è portata dietro la voglia di rivoluzionare anche la ricetta classica ed è così che oggi sul litorale romano si possono trovare anche supplì con i gamberi o alla pescatora, mentre in città le varianti sono infinite.
Dalla gricia fino alla Nduja passando per l’amatriciana.
Video Credits: Street Food Italia