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3%, la serie Netflix brasiliana alla “Hunger Games” che sorprende

Da non perdere!

6 Maggio 2018
serie Netflix brasiliana

serie Netflix brasiliana

ROMA – Avete mai sentito parlare di 3%, la serie Netflix brasiliana? Se la risposta è negativa dovreste assolutamente rimediare. 

3% è un gioiellino brasiliano nascosto nel mare magnum di Netflix, che ha reso disponibile la seconda stagione il 27 aprile 2018. La serie, se sorretta da una maggiore sponsorizzazione, verrebbe probabilmente definita una “rivelazione” o, quantomeno, uno tra i prodotti più intriganti e ben costruiti dell’ultimo periodo. Nonostante la poca notorietà e l’aria da “serie per soli adolescenti” che uno sguardo veloce alla trama potrebbe suggerire, quasi alla stregua di “Hunger Games”, 3% dà vita ad una riflessione importante e per nulla banale sul nostro sistema sociale, sebbene sia ambientata in un futuro distopico.

La trama

Il mondo di 3% è effettivamente terribile: il titolo rappresenta la percentuale di persone che possono accedere all’Offshore, un luogo ameno e quasi paradisiaco, in cui pullulano salute e ricchezza. Il resto della popolazione è invece condannato ad una vita di povertà nell’Entroterra, nonché un’immensa distesa di favelas immersa in una generale precarietà. Questa inquietante e netta divisione è accompagnata però da una “democraticità” di fondo: tutti possono accedere all’Offshore superando il “Processo”, un meccanismo di selezione volto a garantire il passaggio dei soli meritevoli. Ma la possibilità di iscriversi ad esso è solo una e la si ha a vent’anni. Se si fallisce, la cosa migliore da fare è non parlarne più per tutta la vita.

Uno scenario sicuramente estremo, ma che riduce ai minimi termini un concetto piuttosto importante: la povertà appartiene alla maggioranza, la ricchezza è sempre nelle mani di pochi. Insomma, una neanche troppo velata critica alla disuguaglianza. Ma qui il discorso è ancor più “socialmente apocalittico”, nel senso che non c’è una via di mezzo o possibilità di crescita, se non quella rappresentata dal Processo. E questo fa riflettere lo spettatore.

Da un lato è giusto che chi merita abbia di più, ma, nella società prospettata da 3%, è realmente corretto che solo pochissimi possano godere di una vita dignitosa? Oppure che se le risorse sono scarse, si operi una così lampante differenziazione? Ciò che maggiormente sorprende, e che bisogna sottolineare per la riflessione che c’è dietro, è che in realtà tale condizione è ampiamente accettata dagli abitanti dell’Entroterra, probabilmente in nome della speranza che tutti hanno, in fondo, di poter far parte di quei pochi eletti. O forse perché il sistema stesso li ha convinti di non meritare quei privilegi.

La stragrande maggioranza delle persone difende lo status quo, guardando al Processo quasi come ad una divinità. Ovviamente vi è anche chi si oppone,e d è una minoranza che fa parte della “Causa”, un gruppo di ribelli pronti a sacrificarsi per inaugurare un sistema più equo. Per farlo sarà però necessario, talvolta, entrare in armonia con il sistema stesso.

Tutto quello che serve per essere tra i “meritevoli”

Ma la questione più interessante è scoprire chi siano i “meritevoli”. E, in questo senso, 3% è profondamente originale. Non più eroi, né persone valorose o senza macchia: essere degni dell’Offshore significa anche esser disposti a sporcarsi le mani, compiendo atti vili e malvagi. Insomma, bisogna essere disposti a tutto. E, a dimostrarlo, sono i personaggi, tutti magistralmente approfonditi e dotati di una caratterizzazione molto peculiare e solida. Il focus è su un gruppo di ventenni che affrontano il Processo 104 e che,tra amori e sfide, dovranno dimostrare il proprio valore. Il sentimento di empatia nei loro confronti nasce subito spontaneo, e trascina lo spettatore di episodio in episodio, attraverso un costante coinvolgimento, ottenuto soprattutto grazie a prove e test a cui i ragazzi vengono sottoposti e che fanno subito pensare “al posto loro, io ce la farei?”.

O ancora “se avessi una sola possibilità in tutta la vita, sarei in grado di compiere azioni disumane?”.

Insomma, una serie che si sviluppa sul presupposto di un enorme contrasto, ma che mostra in maniera esemplare tutte le sfumature che ne derivano, dando vita ad una galassia di temi e riflessioni molto ampia e stimolante. Non c’è più giusto o sbagliato, ma solo l’inevitabile e fatale realtà del “Processo”.

2018-05-05T14:23:15+02:00