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La vita in uno smartphone

Il lavoro di Elisa Carbone e Giorgia Staglianò svolto durante il percorso di alternanza scuola-lavoro alla Dire

Che sia per ascoltare la musica mentre camminiamo, stare sui social, fare una chiamata o un selfie, il telefono è diventato senza dubbio una presenza costante nelle nostre vite, irrinunciabile secondo alcuni e a tratti nociva secondo altri.

Secondo i dati raccolti da “Digital in 2018”, un report sull’utilizzo di internet, social media e mobile in tutto il mondo, ormai più della metà della popolazione mondiale possiede uno smartphone e accede ogni giorno a internet. Quanto agli italiani , sono 43 milioni gli utenti che si connettono quotidianamente, spendendo in media sei ore di tempo online, due delle quali sui social media.

I numeri sono in aumento anche perché, in base alle statistiche, molte persone non hanno la consapevolezza del tempo passato con il proprio telefono, e non si rendono conto dell’uso eccessivo che ne fanno.

È quello che pensa anche Leonardo, signore sulla sessantina, per il quale “ormai facciamo affidamento al nostro telefono anche per le piccole cose, perché con l’aiuto del cellulare risultano molto più facili”, come prenotare online o consultare le mappe. I bambini più piccoli sono attratti dagli smartphone, i ragazzi ne fanno un uso spropositato e per gli anziani sono il mezzo che gli permette di rimanere in contatto con i propri familiari.

Ma cosa pensa la gente su questo tema che coinvolge tutti? Lo abbiamo chiesto a Francesco (19 anni), Gianni (60 anni) e Ada (81 anni), per capire quali sono le opinioni delle persone e cosa cambia a seconda delle fasce d’età.

La nomofobia è la paura di essere sconnessi; lei conosce questa forma di dipendenza tecnologica? Pensa di poterne essere vittima?

FRANCESCO: No, non sapevo dell’esistenza della nomofobia. Sapevo che c’erano dei sospetti sul fatto che il telefono o internet potessero creare dipendenza, ma non sapevo si fossero cristallizzati in una vera e propria patologia. Non penso di esserne affetto perché ,sì, vado spesso su internet come tutti i ragazzi di questa generazione, ma uso gli strumenti tecnologici nel tempo libero. Non penso di esserne dipendente, né ho paura di essere sconnesso per un po’.

GIANNI: Ho sentito di persone che sono in queste condizioni anche se non se ne rendono conto, qualcuno addirittura rinuncia a mangiare o ad uscire per rimanere attaccato al telefono. Non ritengo sinceramente che il problema mi tocchi in quanto riesco ad avere una distinzione netta tra quella che è la dipendenza dalla tecnologia e la vita quotidiana, per cui quando ho delle cose da fare riesco a prendere le distanze e tornare alla realtà.

ADA: Sinceramente non lo sapevo. Purtroppo però vedo che soprattutto i ragazzi passano sempre più tempo al telefono, lo dico perchè me ne accorgo anche quando sono con i miei nipoti, e questo a volte mi preoccupa.

Secondo il suo punto di vista lo smartphone costituisce una presenza indispensabile nella vita quotidiana di ognuno?

FRANCESCO: Non sarebbe in realtà indispensabile se si pensa alla società di una volta, considerando però i progressi fatti in campo tecnologico, sarebbe un’ impresa impossibile poter pensare che i cellulari ci vengano tolti. Parliamo di un’ intera generazione nata e cresciuta nell’era degli smartphone e abituata quindi da sempre ad usarli per qualunque cosa . Un ritorno alla società precedente sarebbe un’ enorme difficoltà non solo per i più giovani, perchè ormai tutti sono abituati a fare affidamento sui telefoni.

GIANNI: Con i limiti sopra riportati, più che necessaria direi che è una presenza irrinunciabile. Oggi non è più pensabile, ad esempio, partire per una gita in montagna e non portarsi uno smartphone, perché abbiamo paura di rimanere isolati se c’è maltempo, quindi si trova nei mezzi tecnologici un rimedio alla paura. Penso che in realtà basterebbe ricordare che fino a trent’anni fa questi mezzi non esistevano, e in caso di emergenza intervenivano i soccorsi.

ADA:Secondo me che sono più “vecchietta” non lo è affatto; ho vissuto senza tutta la mia vita e potrei tranquillamente continuare a farlo. Allo stesso tempo però cerco di tenermi al passo coi tempi e di avvicinarmi come posso a queste nuove tecnologie, anche se non sempre ci riesco.

Quale ruolo pensa che giochino le nuove tecnologie come lo smartphone all’ interno delle relazioni interpersonali e dei rapporti umani?

FRANCESCO: Io sono nato e cresciuto nell’epoca degli smartphone, quindi non so dire come fosse prima o cosa sia cambiato. Penso che comunque i rapporti siano cambiati dal punto di vista della comunicazione, con tutti questi messaggi su whatsapp , instagram e altro, che prendono il posto delle grandi conversazioni al telefono che si facevano una volta. Anche il fatto di poter cancellare i messaggi dà maggiore libertà e minore responsabilità alla persona che scrive.

GIANNI: Purtroppo ormai i rapporti umani sono imprescindibili dalle nuove tecnologie in qualunque classe di età. Per alcuni servono per mettersi in evidenza e sono un mezzo per stare sui social anche quando si è fuori casa; per altri, come gli anziani, sono mezzi che possono risultare utili in caso di necessità o di soccorso. Lo smartphone lo puoi portare sempre dietro, ti permette di rimanere in contatto in caso di bisogno, specialmente nel caso degli anziani che non possono alzarsi dalla poltrona per rispondere come accadeva un tempo con il telefono fisso. Quindi per gli anziani è qualcosa di positivo, per i giovani può essere invece proprio ciò che li esclude dal resto della società, perché a volte ne fanno un uso eccessivo, fino a tagliarli fuori da quella fetta di rapporti che potrebbero avere.

ADA: Come ho già detto mi dispiace un po’ vedere che avere sempre in mano questi telefoni condizioni il modo di rapportarsi dei ragazzi. Ci sono volte in cui faccio delle domande ai miei nipoti e loro neanche mi sentono, e devo ammettere che questo mi lascia un po’ perplessa… al massimo dovrei essere io quella che non li sente.

E’ normale a suo parere che gli smartphone vengano usati dai bambini? Condivide la scelta di alcuni genitori di lasciare che i figli, anche se molto piccoli, utilizzino giochi tecnologici in sostituzione dei giochi tradizionali?

FRANCESCO: No, non condivido il fatto che i ragazzini piccoli sotto i 10-11 anni possano utilizzare uno smartphone come gioco in sostituzione del rapporto genitore-figlio. E’ una cosa che ormai i genitori tendono a fare quando non vogliono passare del tempo con i loro bambini, e anche questo tende a compromettere il rapporto tra le due parti. Con la nascita dei social, poi, già a 8 – 10 anni i ragazzini vedono il fatto di poter commentare come un modo per insultare o seguire un pensiero che non hanno neanche la capacità di comprendere. È un’ arma a doppio taglio, e prima di dare uno smartphone in mano a un ragazzino, si dovrebbe aspettare che siano più maturi.

GIANNI: È normale che vengano utilizzati per rimanere in contatto con i figli e avere meno preoccupazioni soprattutto le prime volte che escono la sera con gli amici. Non trovo sia giusto però far giocare i più piccoli con gli smartphone per ‘toglierseli di torno’, perché così si abdica al compito di genitore che non può essere in alcun modo sostituito da un telefono. Una volta ad un bambino veniva dato un puzzle che lo intratteneva per un po’ di tempo, adesso viene messo davanti a un telefonino con dei giochi, poi passa al televisore e alla fine il bambino è connesso praticamente tutto il tempo in cui non sta a scuola. In questo senso sì, ritengo deleterio l’affidamento di cellulari a bambini in tenera età.

ADA: No, non condivido affatto questa scelta perchè penso che non sia sano abituare i bambini a passare la maggior parte del loro tempo davanti ad uno schermo fin da quando sono piccoli. Ad un certo punto però penso che la presenza del telefono diventi necessaria perchè il genitore non stia troppo in pensiero, ma con i giusti tempi, non troppo presto.

Pensa che la possibilità di avere a disposizione nello smartphone una vasta gamma di contenuti sempre disponibili possa costituire in qualche modo una minaccia per settori come quello dell’editoria?

FRANCESCO: Naturalmente sì. Con il fatto che tutte queste fonti sono disponibili anche online e ogni quotidiano ha il suo sito continuamente aggiornato, una persona può informarsi anche confrontando più fonti. Tutto ciò sempre gratis e con il solo utilizzo di internet , il che lo rende non solo meno costoso ma anche più facile.

GIANNI: Non solo costituisce una minaccia ma una certezza. Basti vedere che le vendite dei quotidiani negli ultimi vent’anni sono letteralmente crollate, e ora sta cominciando a diminuire anche l’uso della televisione perché si delega tutto allo smartphone. Una volta ci si metteva tutti davanti al televisore, oggi i telefoni sono slegati dai ritmi di una famiglia perché hanno una modalità di fruizione del tutto personale. Per quanto riguarda i giornali poi non si è obbligati ad andare a comprarli perché vi è la possibilità di attingere alle fonti che ci interessano dai vari canali online e ricavare notizie senza spendere soldi.

ADA: Rappresenta certamente una minaccia, ma per quanto mi riguarda io preferisco fare le cose alla “vecchia maniera” se vogliamo dire così. Non rinuncerei mai al piacere di sfogliare le pagine di un libro leggendolo dal telefono piuttosto che da qualsiasi altro apparecchio tecnologico. Se voglio ottenere delle informazioni in breve tempo vado su internet, ma un bel giornale non me lo faccio mancare, anche se è meno comodo.

 

2018-07-03T12:14:48+02:00