Acqua su Marte – Si trova a 1,5 km sotto la superficie pianeta, si pensa a nicchia biologica
A proposito della rilevante scoperta fatta dal radar italiano MARSIS (da Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) istallato a bordo della sonda europea Mars Express, il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston ha sottolineato che:
Questa scoperta è una delle più importanti degli ultimi anni. Sono decenni che il sistema spaziale italiano è impegnato nelle ricerche su Marte insieme a ESA e NASA I risultati di MARSIS confermano l’eccellenza dei nostri scienziati e della nostra tecnologia, e sono un ulteriore riprova dell’importanza della missione ESA a leadership italiana ExoMars, che nel 2020 arriverà sul Pianeta Rosso alla ricerca di tracce di vita.
(DIRE) Roma, 25 lug. – Il radar italiano MARSIS ha raccolto le prove della presenza di acqua liquida e salata su Marte. L’annuncio oggi in una conferenza stampa congiunta all’Agenzia Spaziale Italiana alla quale ha partecipato il team tricolore che ha condotto la ricerca. La clamorosa scoperta, che sara’ pubblicata sulla rivista ‘Science’, arriva dopo anni di ipotesi e ricerche grazie allo strumento italiano Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding, che viaggia a bordo della sonda europea Mars Express.
Nella pubblicazione il team composto da ricercatori appartenenti a centri di ricerca ed università italiane, Agenzia Spaziale Italiana – ASI, Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Universita’ degli studi Roma Tre, Universita’ degli studi D’Annunzio, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Sapienza Universita’ di Roma, si parla di acqua allo stato liquido, probabilmente salata, sotto la superficie del pianeta alla profondita’ di 1,5 km.
La temperatura e’ sicuramente ben al di sotto di 0 gradi C ma i sali, che probabilmente sono simili a quelli che la sonda NASA Phoenix ha trovato nel ghiaccio della zona circumpolare nord, agiscono da “antigelo” aiutando a mantenerla allo stato liquido. Acqua, sali, rocce e protezione dalla radiazione cosmica sono ingredienti che potrebbero far pensare anche ad una nicchia biologica. I ricercatori sono convinti che potrebbero esserci altre zone con condizioni favorevoli alla presenza di acqua in profondita’ su Marte ed ora, messo a punto il metodo di analisi, potranno continuare ad investigare.
Il nuovo studio costituisce una conferma a cio’ che gia’ nel 1976 la sonda Viking della NASA aveva reso evidente, cioe’ che la superficie di Marte fosse un tempo coperta
da mari, laghi e fiumi. Un’evidenza che le successive missioni hanno confermato sempre di piu’. “Il grande dilemma era quindi quello di dove sia finita tutta quell’acqua– racconta Roberto Orosei dell’INAF, primo autore dell’articolo- Buona parte di questa e’ stata portata via dal vento solare, che spazzo’ quella che mano a mano si vaporizzava dalla superficie degli specchi d’acqua. Un’altra significativa porzione e’ depositata sotto forma di ghiaccio nelle calotte, soprattutto quella nord, e negli strati prossimi alla superficie o e’ legata al terreno nel permafrost. Ma una parte doveva essere rimasta intrappolata nelle profondita’ e potrebbe ancora trovarsi allo stato liquido“.
Questo era cio’ che si ipotizzava a meta’ degli anni ’90, quando la missione Mars Express fu annunciata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’ASI propose di adottare un radar a bassa frequenza per investigare il sottosuolo a grande profondita’. Il radar fu ideato e proposto dal prof. Giovanni Picardi di Sapienza Universita’ di Roma, e la sua realizzazione fu gestita dall’ASI ed affidata alla Thales Alenia Space – Italia. La NASA, attraverso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) e l’Universita’ dell’Iowa, ha fornito una parte dell’elettronica e la speciale antenna ben visibile in tutte le immagini di Mars Express.
L’ASI lo consegno’ ad ESA per installarlo sul satellite che venne poi lanciato il 2 giugno 2003. MARSIS e’ un radar sounder, ovvero un radar che opera a frequenze tra 1.5 e 5 MHz in grado di penetrare nel terreno marziano fino a 4 o 5 km di profondita’, a seconda delle caratteristiche geofisiche degli strati profondi, ma anche di misurare con accuratezza lo stato e le variazioni della ionosfera marziana.
“Era uno strumento di concezione innovativa, completamente diverso dall’unico lontano precursore volato un quarto di secolo prima sull’ultima missione Apollo, estremamente promettente di cui si doveva non solo sviluppare l’elettronica, ma anche il modo di elaborarne i dati. Un contributo importante venne dai colleghi del JPL della NASA e dell’Universita’ dell’Iowa” commenta Enrico Flamini, gia’ Chief Scientist di ASI. Questi ultimi erano principalmente interessati alla misura della ionosfera marziana, mentre il JPL curo’ lo sviluppo presso l’industria americana dell’antenna, due leggerissimi tubi di kevlar lunghi 20 m ognuno che, per poter essere montati a bordo ed essere lanciati con il satellite, dovevano essere ripiegati in una scatola di poco piu’ di un metro di lunghezza.
MARSIS, grazie alla sua capacita’ di penetrare all’interno della crosta marziana, e’ l’unico strumento in grado di risolvere il dilemma e trovare l’acqua liquida in profondita’. Per piu’ di 12 anni il radar ha sondato le calotte polari del pianeta rosso in cerca di indizi di acqua liquida. Qualche eco radar insolitamente forte era gia’ stata osservata dai ricercatori del team di MARSIS nel corso degli anni, ma senza ottenere mai una evidenza sperimentale certa della presenza di acqua allo stato liquido.
Il gruppo di scienziati che firma l’articolo oggi in pubblicazione su ‘Science’, ha studiato per alcuni anni la regione del Planum Australe con MARSIS. In particolare, i
ricercatori hanno elaborato ed analizzato i dati acquisiti su questa regione tra il maggio 2012 ed il dicembre 2015.
I profili radar, ottenuti da orbite diverse, che talvolta si incrociavano tra di loro, ed acquisite in diversi periodi dell’anno marziano quando nelle regioni polari sud si depositano sottili strati di ghiaccio di anidride carbonica, hanno mostrato caratteristiche peculiari ed hanno permesso di identificare una area di circa 20km quadrati (centrata a 193°E e 81°S) nella quale la sottosuperficie e’ molto riflettente, al contrario delle aree circostanti. La parte piu’ complessa del lavoro e’ stata l’analisi quantitativa dei segnali radar per arrivare a determinare la costante dielettrica dello strato riflettente ed identificarne, quindi, la natura.
Questa parte del lavoro e’ durata quasi 4 anni, ma il gruppo e’ riuscito a determinare che la permittivita’ dielettrica dell’area altamente riflettente e’ maggiore di 15,
perfettamente in accordo con la presenza di materiali che contengono notevoli quantita’ di acqua liquida. “Questi risultati indicano che ci troviamo probabilmente in presenza di un lago subglaciale– dice Elena Pettinelli, responsabile del Laboratorio di Fisica Applicata alla Terra ed i Pianeti dell’Universita’ Roma Tre e co-investigatore di MARSIS- simile ai laghi presenti al di sotto dei ghiacci antartici, relativamente esteso e con una profondita’ certamente superiore alla possibilita’ di penetrazione delle frequenze usate da MARSIS. In alternativa potrebbe trattarsi di un acquifero profondo nel quale l’acqua liquida riempie i pori e le fratture della roccia.
Non siamo attualmente in grado di stimare con precisione la profondita’ del lago, ovvero dove si trova il fondo del lago o la base dell’acquifero, ma possiamo senza dubbio affermare che sia come minimo dell’ordine di qualche metro”.
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