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Liceo quadriennale, il ‘Salvini’ di Roma accetta la sfida per ridare centralità ai ragazzi

L'intervista a una professoressa dell'istituto

17 Settembre 2018

ROMA – Parte quest’anno la sperimentazione del liceo quadriennale per 192 classi di tutto il territorio nazionale. L’IIS Salvini di Roma è l’unica scuola pubblica del Lazio ad aver attivato una classe sperimentale che, attraverso un’organizzazione didattica completamente ripensata, si impegnerà a preparare i suoi studenti per il temutissimo esame di maturità in soli quattro anni. Abbiamo chiesto alla professoressa Patrizia Natale, referente del progetto, quali sono le particolarita’ di questo corso sperimentale, i suoi possibili vantaggi e le eventuali criticità.

– Perche’ avete scelto di aderire a questa sperimentazione?

“Ci è sembrata una sfida importante, soprattutto dal punto di vista della sperimentazione didattica. La sfida principale è ovviamente quella di riuscire a offrire agli studenti le stesse esatte competenze che avranno i loro compagni, ma in un numero di anni minore”.

– Come avete realizzato la compensazione dell’orario?

“Il percorso, come da regolamento, prevede lo stesso identico monte ore concentrato in quattro anni, quindi necessariamente aumentano le ore settimanali. Noi le abbiamo ripartite in questo modo: cinque giorni settimanali di lezione, un giorno fino alle 17 e gli altri fino alle 16. L’ultimo anno, invece, le ore di presenza si riducono, i ragazzi usciranno alle 16 e due volte alle 14, così da lasciargli un lasso di tempo maggiore per lo studio individuale in vista dell’esame di maturità, che ovviamente rimane uguale a livello nazionale. Fra le cinque ore mattutine e quelle pomeridiane abbiamo previsto un’ora di buco, in cui consigliamo vivamente ai ragazzi di uscire fisicamente da scuola, per prendere aria e rilassarsi e soprattutto socializzare liberamente fra loro”.

– Come sarà possibile coniugare l’orario scolastico con i percorsi di alternanza scuola-lavoro?

“La nostra scuola è già indirizzata all’internazionalizzazione, abbiamo una forte esperienza in questo campo e abbiamo quindi previsto che l’alternanza la faranno all’estero, in un periodo concentrato di quindici giorni, coniugando lo studio in lingua straniera la mattina e l’esperienza lavorativa il pomeriggio. Gli studenti saranno ospitati da famiglie all’estero e vivranno cosi’ un’esperienza estremamente formativa”.

– Come si è svolto l’orientamento e la selezione degli studenti ammessi al percorso?

“Gli studenti sono stati selezionati attraverso un test d’ingresso, ma per quest’anno il test è stato soprattutto indicativo, perché in seguito ai ritardi nella pubblicazione delle graduatorie abbiamo avuto poco tempo per preparare un orientamento adeguato, alla fine sono stati presi tutti i ragazzi che avevano fatto richiesta. L’idea è comunque quella di fare un test d’ingresso per avere un livello di partenza che riguardi almeno uno zoccolo duro di competenze necessarie”.

– Quali sono, secondo lei, i vantaggi del percorso quadriennale?

“Finire un anno prima permetterebbe da un lato di poter entrare prima nel mondo del lavoro, ma d’altra parte potrebbe anche essere un modo per far entrare nella cultura italiana, come avviene già nei Paesi anglosassoni, la tradizione del “gap year”, un anno per dedicarsi al volontariato, al servizio civile o comunque fare esperienze autonome. Nei Paesi occidentali il 25% dei ragazzi fa questa esperienza fra i 17 e i 25 anni, ed è qualcosa di diverso dal semplice anno scolastico all’estero, perché permette di essere piu’ indipendenti per cominciare a guardarsi intorno. Ciò permetterebbe di allinearsi alle scuole europee, perché crediamo che se gli altri ce la fanno ce la possono fare senza dubbio anche i nostri ragazzi. Infine, la sperimentazione didattica favorita dal percorso permette di poter sradicare una tipologia di scuola e vedere se riusciamo a poter fare una scuola in altro modo”.

– Quali modalità didattiche innovative prevede la sperimentazione?

“Una particolarità della nostra sperimentazione, cosa che pochi hanno fatto, è stato il ripensamento della didattica nel corso dell’anno scolastico. Abbiamo separato nettamente i due quadrimestri di ogni anno, prevedendo dei momenti di didattica intensiva. Ad esempio, durante il primo quadrimestre del primo anno i ragazzi faranno 23 ore settimanali di materie letterarie, mentre nel secondo si privilegeranno le materie scientifiche. Questo perché pensiamo che la competenza di italiano sia totalmente trasversale e propedeutica alla comprensione di altre materie; spesso infatti i ragazzi non capiscono la matematica perché non hanno una comprensione del testo abbastanza sviluppata. Anche questa è una caratteristica tipica dei college inglesi, quella di concentrare lo studio di una determinata materia in modo intensivo, per poi ovviamente continuarne lo studio in modo più leggero. Infine, le lezioni si tengono in un’aula ‘TEAL’ (Technology Enhanced Active Learning), con banchi diversi dal solito che si possono mettere a penisola o a semicerchio, per sviluppare delle forme didattiche che favoriscano il lavoro di gruppo. È una nostra sperimentazione, anche questa una sfida, che pensiamo possa essere vincente”.

– Quali criticità potrebbe comportare questo percorso sperimentale?

“Visto l’intenso carico di lavoro, decisamente concentrato, i ragazzi dovranno essere in grado di abbracciare la scuola come l’elemento principale della loro vita durante i quattro anni. Lo studente dovrà riuscire a ritagliarsi un proprio spazio, ma sapendo che la scuola per quel periodo e’ il suo impegno principale. Ciò non è facile soprattutto ora che, per molti ragazzi, la scuola è l’ultimo dei problemi, una sorta di ripiego obbligatorio. Noi vorremmo che la scuola tornasse ad essere un elemento centrale nella vita e nella formazione del ragazzo, prevedendo anche dei momenti ‘ludici’ e di socializzazione, oltre che molta didattica laboratoriale. Ed è fondamentale che ciò avvenga in sinergia con le famiglie, perché è impossibile dare dei punti fermi ai ragazzi quando un educatore sostiene una cosa e l’altro dice l’esatto opposto. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione”.

2018-09-17T14:36:46+02:00