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Educazione civica tra i banchi: per gli studenti è fondamentale

Convegno promosso da Cittadinanzattiva e Actionaid a L'Aquila

L’AQUILA – Dal ‘Festival della Partecipazione’ a L’Aquila, promosso da Cittadinanzattiva e Actionaid, parte oggi un percorso che vede gli studenti direttamente coinvolti nell’elaborazione di una proposta di legge sulla reintroduzione dell’educazione civica nel curriculum scolastico. Il dibattito ‘L’educazione civica secondo noi’- con gli interventi del viceministro all’istruzione Lorenzo Fioramonti, della professoressa Beatrice Borghi e del docente dell’istituto Avogadro di Torino Antonio Mandarano- si e’ aperto con un sondaggio proposto ai circa 100 studenti presenti: “Sei soddisfatto di come viene proposta l’educazione civica a scuola?”.

La maggior parte degli studenti ammette di non aver mai seguito un percorso specifico sulla materia, oppure di averlo sfiorato alla scuola primaria o alla secondaria inferiore, ma sempre come un insegnamento accessorio e superficiale. Nonostante questo, le tematiche sollevate dall’educazione civica sembrano toccare particolarmente la sensibilita’ dei ragazzi presenti, come Marco: “Alle medie avevamo dovuto comprare il manuale di educazione civica ma non l’abbiamo mai aperto, credo che sia molto grave perche’ noi ragazzi stiamo perdendo la capacita’ di sentirci cittadini, di imparare a vivere in comunita’”.

Dopo aver ascoltato l’esperienza diretta degli studenti, la parola passa al viceministro Fioramonti: “È vero che, anche nei pochi casi in cui e’ insegnata, l’educazione civica e’ fatta male, perche’ non si puo’ insegnare soltanto aprendo un libro e imparando le leggi a memoria, ma si tratta di capire come ricominciare a sviluppare una partecipazione attiva e collettiva. Meglio allora togliere il libro e pensare all’educazione civica come a una serie di percorsi formali e informali, che portino gli studenti a uscire dalla scuola, a monitorare il territorio in cui vivono, a sviluppare percorsi di valutazione civica”. Un discorso che rientra, secondo il viceministro, nell’esigenza piu’ ampia di riportare nella scuola il concetto di ‘cura’, del bene comune, della convivenza, del rispetto. “Invece l’educazione civica come viene proposta in Italia e’ piu’ che altro un momento appassito e noioso in cui si studiano delle cose che non si capiscono. Quello che stiamo facendo al ministero e’ proprio questo: trovare delle modalita’ di sperimentazione per capire quello che puo’ funzionare o meno e fare in modo che gli studenti si appassionino al tema dell’attivismo e della partecipazione. Ma cio’ non puo’ avvenire attraverso l’imposizione ‘Devi partecipare!’, dobbiamo trovare gli strumenti per assecondare la volonta’ spontanea dei ragazzi”.

 

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Gli studenti, nuovamente interpellati in prima persona su cosa vorrebbero fosse l’educazione civica, convergono su alcuni punti fondamentali: non dovrebbe essere una lezione frontale come le altre, ma basata su delle modalita’ interattive, che sappiano indurre la partecipazione di tutti, il lavoro di gruppo, il dialogo costruttivo. In particolare Cristina, studentessa del Liceo ‘Cotugno’ di L’Aquila, suggerisce di elaborare dei giochi di ruolo, come ad esempio delle simulazioni di sedute parlamentari che discutano su una proposta di legge. Ancora Giada sottolinea il legame diretto fra questo tipo d’insegnamento e la piaga del bullismo, ricordando che l’educazione civica e’ “un insegnamento pratico della vita quotidiana, per imparare a comportarsi all’interno di una societa’, conoscere i propri diritti e rispettare quelli degli altri, entrare a far parte attivamente del dibattito sulla vita sociale e politica”.

L’intervento della professoressa Borghi ha sottolineato che “l’attivismo non significa sentirsi un ‘io’ all’interno di una comunita’, ma un ‘noi’ che collettivamente contribuisce a migliorarla”. Il professor Mandarano si e’ invece concentrato sul legame fra rispetto delle regole e partecipazione: “La sicurezza e la legalita’ si costruiscono attraverso la partecipazione collettiva, a partire dai piccoli gesti virtuosi, non dobbiamo ragionare alla regola come limite, ma come valore di convivenza civile”. L’incontro si e’ concluso con un augurio del viceministro Fioramonti: “Spero vivamente che questa occasione della reintroduzione dell’educazione civica, quella che per ora e’ una materia fantasma, sia una finestra per dare a voi ragazzi la possibilita’ di sognare una scuola diversa, un quartiere diverso, una societa’ diversa. Non pensate che per essere credibili dobbiate dire il gia’ detto”.

2018-10-12T17:36:57+02:00