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Carlotta Sami: “Scuola e comunicazione sono le strategie della coesione sociale”

LAMPEDUSA – La sua esperienza oltre che quindicinale nell’ambito delle relazioni internazionali, dei diritti umani e degli interventi umanitari, la porta ad affermare che la centralità della scuola nella gestione del fenomeno migratorio è indiscussa, sia come strumento di sviluppo di una mentalità aperta, sia come supporto per i bambini o i giovani immigrati. Carlotta […]

LAMPEDUSA – La sua esperienza oltre che quindicinale nell’ambito delle relazioni internazionali, dei diritti umani e degli interventi umanitari, la porta ad affermare che la centralità della scuola nella gestione del fenomeno migratorio è indiscussa, sia come strumento di sviluppo di una mentalità aperta, sia come supporto per i bambini o i giovani immigrati.

Carlotta Sami, laureata in giurisprudenza, dal 2014 portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), è in prima fila nel corteo sulla pace che, a Lampedusa, ha ricordato la memoria delle vittime della strage del 2013. La conoscenza diretta delle realtà altre, la possibilità di stabilire un dialogo fra giovani e rifugiati rappresentano le migliori strategie per sviluppare nei giovani il corretto approccio all’accoglienza, scardinato da pregiudizi. La presenza delle associazioni territorio che lavorano nell’accoglienza sui territori, può rappresentare la prima occasione di incontro.

Carlotta Sami, suggerisce il primo passo che la scuola può fare nell’avviare un percorso formativo di inclusione sociale per tutti gli studenti che avranno la responsabilità politica del futuro. La comunicazione deve essere centrata sul racconto della realtà al fine di scongiurare le manipolazioni relative ad informazioni false che causano inutili allarmismi. Essa rappresenta lo strumento più efficace di trasmissione delle conoscenze ed è alla base di momenti di incontro, che possono coinvolgere le testimonianze dei diretti interessati, per stimolare una riflessione critica sul tema dell’accoglienza.

La portavoce dell’UNHCR ricorda fatti concreti che rimarcano la naturale apertura che buona parte della popolazione, volontari, famiglie, operatori, ha avuto nei confronti dei rifugiati, proponendo attività di diverso genere capace di cambiare la percezione nei loro confronti, perché la chiave dell’integrazione è l’incontro.

2018-12-21T09:43:14+01:00